La visita del Papa a Viterbo e Bagnoregio: intervista con mons. Chiarinelli
La città e la diocesi di Viterbo stanno vivendo in queste ore la vigilia del loro
incontro con Benedetto XVI, che domattina alle 9 giungerà in elicottero nel capoluogo
laziale dove celebrerà la Messa, per poi spostarsi nel pomeriggio nella località di
Bagnoregio che custodisce la reliquia di San Bonaventura. La cronaca dell’attesa è
nel servizio della nostra inviata, Antonella Palermo:
Ad una prova
tecnico-logistica importante è stata sottoposta la città di Viterbo in questi ultimi
giorni. Lungo le strette vie del centro – dove c’è ancora qualche traccia della festa
della patrona Santa Rosa – le bandiere bianche e gialle hanno adornato i palazzi che
sono di grande valore artistico e religioso. Siamo del resto nella “Città dei Papi”,
nota per il primo Conclave della storia che nel 1271, dopo 33 mesi di sede vacante
– portò all’elezione del Beato Gregorio X. Altri cinque Pontefici vi furono poi eletti,
di cui quattro sono qui sepolti. Illuminate da un piacevole sole settembrino sono
le nuove porte di bronzo che il vescovo ha voluto appositamente far realizzare per
il Duomo di San Lorenzo e che il Santo Padre domani benedirà. In particolare le due
laterali che completano il trittico e ricordano l’evento della riunificazione di sei
diocesi nell’unica Viterbo, avvenuta nel 1986. Nella valle Faul, dove sarà celebrata
la Messa alle 10.30, c'è fermento attorno al grande palco su due livelli a forma circolare.
La struttura di copertura è in legno lamellare e ha la forma di una conchiglia aperta.
Saranno oltre 180 fra diocesani e religiosi i sacerdoti concelebranti in rappresentanza
di oltre 90 parrocchie della diocesi. Qui la gente si attende che il Papa esprima
un messaggio di pace per tutti e che confermi nella fede. “Occorrono tanti nuovi sacerdoti.
Speriamo che questa visita serva anche a far nascere nuove vocazioni”, dice una donna
dell’Unitalsi che accompagnerà i malati, malati che saranno in prima fila per assistere
alla celebrazione. Attesa anche al Santuario della Madonna della Quercia dove si spera
che da questa visita pastorale si ravvivino i pellegrinaggi già numerosi. A Bagnoregio
l’emozione è forte. “E’ il primo Papa che viene a visitarci e noi siamo felici”, ci
dice il sindaco di questa piccola cittadina che ha dato i natali a San Bonaventura,
di cui nella concattedrale si conserva l’unica reliquia al mondo, il suo braccio.
Qui Benedetto XVI ricorderà un maestro spirituale e intellettuale importante per la
sua formazione teologica.
Tra le autorità che accoglieranno
il Papa al suo arrivo - e che sarà con lui sull’altare al momento della Messa - è
il vescovo di Viterbo, Lorenzo Chiarinelli. Al microfono della nostra inviata,
Antonella Palermo, il presule esprime le aspettative sue e della sua Chiesa per la
visita del Pontefice:
R. - Il frutto
fondamentale è quello espresso nel logo di questa visita, che è la Parola di Gesù
a Pietro: “ Conferma i tuoi fratelli”, la conferma nella fede. Noi abbiamo bisogno
di riprendere consapevolezza, di riprendere la gioia e la speranza nel vivere la fede
in questo oggi. Per i giovani in particolare, ma per l’intero territorio, per questa
Chiesa mi pare l’obbiettivo primario di questa visita del Santo Padre.
D.
– Come vive Viterbo oggi l’importante tradizione storica che l’ha legata per lungo
tempo ai Pontefici?
R. – La realtà di oggi è molto
bella e forse anche in me, anche come vescovo, non solo ha destato sorpresa, ma ammirazione:
la gioia, l’entusiasmo da parte delle persone, anche da parte di tutte le istituzioni,
nel preparare questa visita, una coralità e una sinergia che veramente è ammirevole.
D.
– Viterbo fu sede papale in un periodo storico carico di tensioni per le lotte tra
guelfi e ghibellini. Nella situazione di oggi, in cui la Chiesa vive talvolta momenti
di difficoltà, qual è il significato di questa visita del Papa?
R.-
Per me sono due espressioni che prendiamo dal Concilio: la Chiesa come segno di comunione
nella società e nella storia, la comunione. E Papa Benedetto XVI non da oggi insiste
su questo nodo portante. Ne abbiamo bisogno perché la Chiesa è fraternità, è - diceva
il Concilio - “Imago Trinitatis” e allora le relazioni vanno recuperate. Ma insieme
l’altra espressione del Concilio, spazio di vera fraternità, è costruire questa realtà
nuova, in cui l’altro è come te nella solidarietà e nella comunione con gli altri.
D.
– Perché è importante la tappa che Benedetto XVI farà nel pomeriggio a Bagnoregio?
R.
– Perché oltre quella esperienza di fede popolare che noi abbiamo vissuto in questi
giorni, per esempio nella memoria di Santa Rosa, c’è la “docta fides”. La fede è una
sfida per l’intelligenza, Benedetto XVI ha detto, ma la fede è amica dell’intelligenza,
solo che l’intelligenza deve aprire i suoi spazi. Questa apertura alla trascendenza
che nella realtà bonaventuriana e nella meditazione che Joseph Ratzinger ha fatto
sulla teologia della storia di Bonaventura diventa una provocazione, ma anche a mio
parere un appello molto forte per la cultura contemporanea.