2009-09-05 15:40:36

A Cracovia l'incontro interreligioso promosso da Sant'Egidio. Con noi il cardinale Dziwisz


“Lo spirito di Assisi a Cracovia”: con questo titolo prende il via domani in Polonia, l’Incontro interreligioso di preghiera per la Pace, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio e dall’arcidiocesi di Cracovia. All’evento, che avrà inizio con la Messa che sarà celebrata nel Santuario della Divina Misericordia, presieduta dal cardinale arcivescovo di Cracovia, Stanislaw Dziwisz, prenderanno parte numerose personalità del mondo politico polacco ed internazionale, oltre ad eminenti rappresentanti dell’economia, storici ed alti rappresentanti dell’universo religioso cristiano, ebraico e musulmano. Nel corso dei tre giorni di lavori sono previsti oltre 20 seminari su argomenti che spaziano dal dialogo interreligioso ed ecumenico ad argomenti di natura politica, economica e sociale. Filo conduttore di tutti gli incontri saranno le importanti ricorrenze dei 70 anni dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e dei 20 anni dalla caduta dei regimi comunisti in Europa orientale. Sull’importanza e il significato di questo incontro internazionale di preghiera e di studio, Stefano Leszczynski ha intervistato il cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia:RealAudioMP3

R. – Sono contentissimo e molto grato alla Comunità di Sant’Egidio che ha ripreso l’iniziativa di Giovanni Paolo II. Quest’iniziativa consisteva nel pregare per la pace e nel pregare Dio e, allo stesso tempo, parlare alla gente di pace e portare avanti proprio l’idea della pace tramite il dialogo e l’avvicinamento tra religioni e culture di tutto il mondo.
 
D. – La Chiesa polacca, la Polonia, è forse il territorio occidentale più vicino all’Oriente e, come tale ha un ruolo particolarmente importante nel dialogo verso l’Oriente, verso i cristiani dell’Europa orientale e verso le Chiese sorelle. Queste iniziative come e quanto aiutano questo tipo di dialogo?
 
R. – Non ci sono più le frontiere geografiche, ma c’è ancora una frontiera nei cuori della gente e bisogna superarla. Si deve tornare a quell’iniziativa dell’episcopato polacco e tedesco in occasione del “Millennium” della cristianità in Polonia. Una lettera molto bella e che è ancora attuale: “Perdoniamo e chiediamo perdono”. Questo cammino rappresenta una bellissima occasione dell’incontro a Cracovia, perché vengono tante persone dai Paesi dell’Est. Vengono gli ortodossi ma anche i cattolici e ci incontriamo qui, attorno a Gesù misericordioso. Speriamo che la preghiera di tutti questi cristiani possa portare il frutto dell’unità, possa farci essere ancora più fratelli, per proclamare una nuova evangelizzazione nel mondo che ha bisogno appunto dell’unità.
 
D. – Il ruolo della Chiesa nel processo di riconciliazione, come lei ha appena sottolineato, è sempre stato molto importante, ha segnato un passo fondamentale. Quanto questa riconciliazione, che va ancora avanti, può influenzare anche la riconciliazione politica tra i popoli? Spesso ci sono ostacoli che appaiono insormontabili e che poi, alla luce di un dialogo fraterno, vengono invece risolti o sembrano facilmente risolvibili. E’ possibile questo percorso, anche verso Oriente?
 
R. - L’unità politica dell’Europa più o meno c’è. Non c’è ancora però l’unità delle Chiese cristiane o delle comunità religiose cattoliche. Dobbiamo quindi fare tutto il possibile per sanare questa frattura che c’è in Europa, lavorare per l’unità anche spirituale. L’Europa ha radici cristiane e partendo da questo dobbiamo collaborare tutti insieme per creare l’unità spirituale dell’Europa.
 
D. – Una riflessione sul ruolo dei laici. I laici hanno sempre avuto una grande importanza, valorizzata anche da Giovanni Paolo II. Quanto e come si dovrebbe sviluppare, oggi, questo ruolo dei laici all’interno della Chiesa per facilitare il riavvicinamento, la riconciliazione, il processo politico? I laici in fondo sono ovunque, sono in tutti i gangli della società. Come dovrebbero agire, su quali direttrici dovrebbero muoversi per agire ancora meglio?
 
R. – Dopo l’ultimo Concilio il ruolo dei laici nella Chiesa è diventato molto importante. La Chiesa è il Popolo di Dio, non è solo gerarchia, sacerdoti o suore. Tutti insieme sono il Popolo di Dio. Il sacerdote serve il Popolo di Dio, è il suo compito. I laici sono sempre più consapevoli che devono avere questa responsabilità nel mondo, perché arrivano in tutti gli ambienti e possono testimoniare la propria fede e far presente la Chiesa. Possono farlo anche a livello politico, sia in Europa sia nei Paesi in cui vivono. Credo che i laici abbiano una grande importanza e gioisco perché la loro consapevolezza aumenta sempre più. Questo è un grande aiuto per i vescovi ed i sacerdoti. Lo vediamo anche in occasione di questo congresso, fatto soprattutto dai laici.
 
D. – Ci sono molti valori che la Chiesa cerca di comunicare al mondo. Spesso, però, i politici, i grandi economisti, coloro che hanno il potere non sembrano essere in grado di capire questi valori. C’è, secondo lei, una speranza di miglioramento, qualche segno di buona volontà da parte dell’alto mondo politico nel comprendere i valori proposti dalla Chiesa per il miglioramento della società e del mondo o continuano ad essere abbastanza chiusi?
 
R. – I cattolici non devono lasciare la politica, l’economia agli altri. Devono entrare in politica. I laici devono aiutare questi nostri esponenti e leader ad entrare in questo mondo tramite le elezioni. Non si può lasciare la guida del mondo e dell’Europa a persone estranee ai valori morali e naturali. Dobbiamo portare avanti le persone sane, serie, che in futuro daranno la direzione all’Europa e al mondo. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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