A Cracovia l'incontro interreligioso promosso da Sant'Egidio. Con noi il cardinale
Dziwisz
“Lo spirito di Assisi a Cracovia”: con questo titolo prende il via domani in Polonia,
l’Incontro interreligioso di preghiera per la Pace, organizzato dalla Comunità di
Sant’Egidio e dall’arcidiocesi di Cracovia. All’evento, che avrà inizio con la Messa
che sarà celebrata nel Santuario della Divina Misericordia, presieduta dal cardinale
arcivescovo di Cracovia, Stanislaw Dziwisz, prenderanno parte numerose personalità
del mondo politico polacco ed internazionale, oltre ad eminenti rappresentanti dell’economia,
storici ed alti rappresentanti dell’universo religioso cristiano, ebraico e musulmano.
Nel corso dei tre giorni di lavori sono previsti oltre 20 seminari su argomenti che
spaziano dal dialogo interreligioso ed ecumenico ad argomenti di natura politica,
economica e sociale. Filo conduttore di tutti gli incontri saranno le importanti ricorrenze
dei 70 anni dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e dei 20 anni dalla caduta
dei regimi comunisti in Europa orientale. Sull’importanza e il significato di questo
incontro internazionale di preghiera e di studio, Stefano Leszczynski ha intervistato
il cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia:
R. – Sono
contentissimo e molto grato alla Comunità di Sant’Egidio che ha ripreso l’iniziativa
di Giovanni Paolo II. Quest’iniziativa consisteva nel pregare per la pace e nel pregare
Dio e, allo stesso tempo, parlare alla gente di pace e portare avanti proprio l’idea
della pace tramite il dialogo e l’avvicinamento tra religioni e culture di tutto il
mondo. D. – La Chiesa polacca, la Polonia, è forse il territorio
occidentale più vicino all’Oriente e, come tale ha un ruolo particolarmente importante
nel dialogo verso l’Oriente, verso i cristiani dell’Europa orientale e verso le Chiese
sorelle. Queste iniziative come e quanto aiutano questo tipo di dialogo? R.
– Non ci sono più le frontiere geografiche, ma c’è ancora una frontiera nei cuori
della gente e bisogna superarla. Si deve tornare a quell’iniziativa dell’episcopato
polacco e tedesco in occasione del “Millennium” della cristianità in Polonia. Una
lettera molto bella e che è ancora attuale: “Perdoniamo e chiediamo perdono”. Questo
cammino rappresenta una bellissima occasione dell’incontro a Cracovia, perché vengono
tante persone dai Paesi dell’Est. Vengono gli ortodossi ma anche i cattolici e ci
incontriamo qui, attorno a Gesù misericordioso. Speriamo che la preghiera di tutti
questi cristiani possa portare il frutto dell’unità, possa farci essere ancora più
fratelli, per proclamare una nuova evangelizzazione nel mondo che ha bisogno appunto
dell’unità. D. – Il ruolo della Chiesa nel processo di riconciliazione,
come lei ha appena sottolineato, è sempre stato molto importante, ha segnato un passo
fondamentale. Quanto questa riconciliazione, che va ancora avanti, può influenzare
anche la riconciliazione politica tra i popoli? Spesso ci sono ostacoli che appaiono
insormontabili e che poi, alla luce di un dialogo fraterno, vengono invece risolti
o sembrano facilmente risolvibili. E’ possibile questo percorso, anche verso Oriente? R.
- L’unità politica dell’Europa più o meno c’è. Non c’è ancora però l’unità delle Chiese
cristiane o delle comunità religiose cattoliche. Dobbiamo quindi fare tutto il possibile
per sanare questa frattura che c’è in Europa, lavorare per l’unità anche spirituale.
L’Europa ha radici cristiane e partendo da questo dobbiamo collaborare tutti insieme
per creare l’unità spirituale dell’Europa. D. – Una riflessione
sul ruolo dei laici. I laici hanno sempre avuto una grande importanza, valorizzata
anche da Giovanni Paolo II. Quanto e come si dovrebbe sviluppare, oggi, questo ruolo
dei laici all’interno della Chiesa per facilitare il riavvicinamento, la riconciliazione,
il processo politico? I laici in fondo sono ovunque, sono in tutti i gangli della
società. Come dovrebbero agire, su quali direttrici dovrebbero muoversi per agire
ancora meglio? R. – Dopo l’ultimo Concilio il ruolo dei laici
nella Chiesa è diventato molto importante. La Chiesa è il Popolo di Dio, non è solo
gerarchia, sacerdoti o suore. Tutti insieme sono il Popolo di Dio. Il sacerdote serve
il Popolo di Dio, è il suo compito. I laici sono sempre più consapevoli che devono
avere questa responsabilità nel mondo, perché arrivano in tutti gli ambienti e possono
testimoniare la propria fede e far presente la Chiesa. Possono farlo anche a livello
politico, sia in Europa sia nei Paesi in cui vivono. Credo che i laici abbiano una
grande importanza e gioisco perché la loro consapevolezza aumenta sempre più. Questo
è un grande aiuto per i vescovi ed i sacerdoti. Lo vediamo anche in occasione di questo
congresso, fatto soprattutto dai laici. D. – Ci sono molti valori
che la Chiesa cerca di comunicare al mondo. Spesso, però, i politici, i grandi economisti,
coloro che hanno il potere non sembrano essere in grado di capire questi valori. C’è,
secondo lei, una speranza di miglioramento, qualche segno di buona volontà da parte
dell’alto mondo politico nel comprendere i valori proposti dalla Chiesa per il miglioramento
della società e del mondo o continuano ad essere abbastanza chiusi? R.
– I cattolici non devono lasciare la politica, l’economia agli altri. Devono entrare
in politica. I laici devono aiutare questi nostri esponenti e leader ad entrare in
questo mondo tramite le elezioni. Non si può lasciare la guida del mondo e dell’Europa
a persone estranee ai valori morali e naturali. Dobbiamo portare avanti le persone
sane, serie, che in futuro daranno la direzione all’Europa e al mondo. (Montaggio
a cura di Maria Brigini)