2009-09-04 14:58:01

Pakistan. Accorato appello dei cristiani: stop a violenze e discriminazioni


La violenza anticristiana in Pakistan non accenna a diminuire: l’ultimo attacco due giorni fa, nel Belucistan costato la vita a cinque persone. Da più parti si levano appelli al governo pakistano affinchè assicuri protezione e sostegno alle minoranze e provveda ad abrogare la legge sulla Blasfemia, spesso all'origine delle violenze. Dopo il messaggio di Benedetto XVI, inviato alla comunità cristiana pakistana è arrivata anche la solidarietà di molti vescovi e molte diocesi del mondo, pronte ad aiutare i cristiani a non desistere dal loro impegno per costruire una società radicata nei valori religiosi e umani. Il servizio di Cecilia Seppia:RealAudioMP3

È una sorta di apartheid sociale, politico e giudiziario quello che vivono i cristiani in Pakistan. Un piccolo quattro per cento su 170 milioni di abitanti per lo più musulmano, facile bersaglio dell’estremismo islamico, vittima di attacchi devastanti e spesso premeditati: uno tra tutti quello del primo agosto a Gorya nel Punjab: otto cristiani sono stati bruciati vivi e tra questi quattro donne e due bambini, con l’accusa - per altro falsa - di blasfemia. L’ultimo in ordine di tempo il 2 settembre: due uomini armati hanno aperto il fuoco nel pieno centro cittadino di Quetta, capoluogo del Belucistan, uccidendo cinque cristiani. Un clima di terrore e di persecuzione, come racconta padre Iftikar Moon, sacerdote pakistano, comboniano della diocesi di Fasalabad, sopravvissuto al tragico attacco del primo agosto:

 
“Christians in Pakistan are afraid still…
I cristiani in Pakistan hanno ancora paura. Certo il governo pakistano cerca di aiutarci, di sostenerci, ma la violenza spesso è incontrollabile e passa attraverso il fanatismo religioso. I musulmani estremisti non perdono occasione di terrorizzare tutta la comunità cristiana, loro vogliono destabilizzare questo Paese. La gente ha sempre paura, non è mai al sicuro, però noi dobbiamo vivere lì perché questo è il nostro Paese, lì abbiamo le nostre case, il nostro lavoro”.

 
Proprio in questi giorni il Consiglio Ecumenico delle Chiese ha condannato gli attentati e denunciato il clima di terrore in cui la minoranza cristiana è costretta a vivere, richiamando il governo pakistano al rispetto delle minoranze e chiedendo l'abolizione di una legge che prevede l'arresto immediato e la pena di morte per gli accusati di blasfemia. Questo è l’appello di padre Iftikar:

 
“Well, the work is still going on…
C’è ancora molto da fare e noi ci affidiamo molto a Dio e speriamo che questa legge sulla blasfemia varata nel 1991 ed ancora in vigore sia cancellata. Le vittime di questa legge tra l’altro non sono solo i cristiani ma anche i musulmani. Noi chiediamo al governo che faccia qualcosa e ci appelliamo ai mezzi di comunicazione, affinché raccontino quello che succede qui”.







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