Pakistan. Accorato appello dei cristiani: stop a violenze e discriminazioni
La violenza anticristiana in Pakistan non accenna a diminuire: l’ultimo attacco due
giorni fa, nel Belucistan costato la vita a cinque persone. Da più parti si levano
appelli al governo pakistano affinchè assicuri protezione e sostegno alle minoranze
e provveda ad abrogare la legge sulla Blasfemia, spesso all'origine delle violenze.
Dopo il messaggio di Benedetto XVI, inviato alla comunità cristiana pakistana è arrivata
anche la solidarietà di molti vescovi e molte diocesi del mondo, pronte ad aiutare
i cristiani a non desistere dal loro impegno per costruire una società radicata nei
valori religiosi e umani. Il servizio di Cecilia Seppia:
È una sorta
di apartheid sociale, politico e giudiziario quello che vivono i cristiani in Pakistan.
Un piccolo quattro per cento su 170 milioni di abitanti per lo più musulmano, facile
bersaglio dell’estremismo islamico, vittima di attacchi devastanti e spesso premeditati:
uno tra tutti quello del primo agosto a Gorya nel Punjab: otto cristiani sono stati
bruciati vivi e tra questi quattro donne e due bambini, con l’accusa - per altro falsa
- di blasfemia. L’ultimo in ordine di tempo il 2 settembre: due uomini armati hanno
aperto il fuoco nel pieno centro cittadino di Quetta, capoluogo del Belucistan, uccidendo
cinque cristiani. Un clima di terrore e di persecuzione, come racconta padre
Iftikar Moon, sacerdote pakistano, comboniano della diocesi di Fasalabad,
sopravvissuto al tragico attacco del primo agosto:
“Christians
in Pakistan are afraid still… I cristiani in Pakistan hanno ancora paura.
Certo il governo pakistano cerca di aiutarci, di sostenerci, ma la violenza spesso
è incontrollabile e passa attraverso il fanatismo religioso. I musulmani estremisti
non perdono occasione di terrorizzare tutta la comunità cristiana, loro vogliono destabilizzare
questo Paese. La gente ha sempre paura, non è mai al sicuro, però noi dobbiamo vivere
lì perché questo è il nostro Paese, lì abbiamo le nostre case, il nostro lavoro”.
Proprio
in questi giorni il Consiglio Ecumenico delle Chiese ha condannato gli attentati e
denunciato il clima di terrore in cui la minoranza cristiana è costretta a vivere,
richiamando il governo pakistano al rispetto delle minoranze e chiedendo l'abolizione
di una legge che prevede l'arresto immediato e la pena di morte per gli accusati di
blasfemia. Questo è l’appello di padre Iftikar:
“Well,
the work is still going on… C’è ancora molto da fare e noi ci affidiamo
molto a Dio e speriamo che questa legge sulla blasfemia varata nel 1991 ed ancora
in vigore sia cancellata. Le vittime di questa legge tra l’altro non sono solo i cristiani
ma anche i musulmani. Noi chiediamo al governo che faccia qualcosa e ci appelliamo
ai mezzi di comunicazione, affinché raccontino quello che succede qui”.