2009-09-03 12:30:05

Memoria di San Gregorio Magno. Benedetto XVI: un esempio per i pastori della Chiesa e gli amministratori pubblici


Oggi si celebra la memoria di San Gregorio Magno, Papa e dottore della Chiesa, vissuto nel sesto secolo, negli anni delle cosiddette invasioni barbariche. Benedetto XVI ha dedicato a questa grande figura un Angelus e due catechesi nel corso delle udienze generali del mercoledì. Ce ne parla Sergio Centofanti:RealAudioMP3

Un esempio per i pastori della Chiesa e gli amministratori pubblici. Benedetto XVI descrive così San Gregorio Magno, un uomo di grande integrità morale, punto di riferimento per tutti, in anni difficili, grazie alla santità di vita, al suo stile semplice e povero: prefetto di Roma a soli 30 anni, diventa monaco, per essere poi acclamato Papa contro la sua volontà. E’ il primo a definire il Vicario di Cristo come “servo dei servi di Dio”. E’ intimamente colpito dall’umiltà del Figlio di Dio che si china a lavare i piedi sporchi dell’umanità. Per Gregorio Magno è questo il compito del pastore d’anime:

 
“La vita del pastore d’anime deve essere una sintesi equilibrata di contemplazione e di azione, animata dall’amore che - dice - ‘tocca vette altissime quando si piega misericordioso sui mali profondi degli altri. La capacità di piegarsi sulla miseria altrui è la misura della forza di slancio verso l’alto' ” . (Angelus del 3 settembre 2006)

 
San Gregorio Magno aiuta i poveri, gli ultimi, gli abbandonati. Guarda alle invasioni barbariche con spirito fiducioso e a differenza dell’Imperatore bizantino, che considerava i Longobardi individui rozzi da sconfiggere o sterminare, vede queste popolazioni con gli occhi del buon pastore, preoccupato di annunciare loro la parola di salvezza:

 
“Con profetica lungimiranza, Gregorio intuì che una nuova civiltà stava nascendo dall’incontro tra l’eredità romana e i popoli cosiddetti ‘barbari’, grazie alla forza di coesione e di elevazione morale del Cristianesimo”. (Angelus del 3 settembre 2006)

 
Celebri i binomi di questo grande Papa: fai quello che sai, vivi ciò di cui parli, opera quello che conosci. Perché comprendere le cose di fede è nulla se la comprensione non conduce all’azione. E la sua immensa attività parte dal riconoscere con umiltà la propria miseria. Parte dal primato della preghiera:

 
“Era un uomo immerso in Dio: il desiderio di Dio era sempre vivo nel fondo della sua anima e proprio per questo egli era sempre molto vicino al prossimo, ai bisogni della gente del suo tempo. In un tempo disastroso, anzi disperato, seppe creare pace e dare speranza. Quest’uomo di Dio ci mostra dove sono le vere sorgenti della pace, da dove viene la vera speranza e diventa così una guida anche per noi oggi”. (Udienza generale del 28 maggio 2008)







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