Pellegrinaggio della diocesi di Roma a Lourdes: intervista col medico della Grotta
Un coordinamento internazionale tra le città meta di pellegrinaggi. E’ la proposta
presentata oggi a Lourdes dall’Opera Romana Pellegrinaggi, in collaborazione con i
comuni di Roma, Gerusalemme, Santiago de Compostela, Fatima e la stessa Lourdes. A
questa lista si aggiungeranno le municipalità di Jasna Gora, in Polonia, e Parigi.
L’iniziativa - alla quale hanno preso parte anche il cardinale vicario Agostino Vallini,
il vescovo di Tarbes-Lourdes, mons. Jacques Perrier, e il sindaco di Roma Gianni Alemanno,
- si inserisce nel pellegrinaggio della diocesi e del comune di Roma in corso da
ieri al Santuario Mariano francese. Da Lourdes, il servizio del nostro inviato Luca
Collodi.
“Si tratta
di favorire, ha sottolineato padre Cesare Atuire, amministratore delegato dell’Opera
Romana Pellegrinaggi, “una cultura dell’accoglienza e dell’incontro” proprio a partire
dall’esperienza del pellegrinaggio. Il coordinamento avrà sede ogni anno in una città
diversa e vi parteciperanno rappresentanti della Chiesa locale, sindaci e assessori
al Turismo. Per l’Italia, si prevede una seconda tappa con il coinvolgimento dei comuni
di San Giovanni Rotondo, Padova, Pompei e Loreto. Il coordinamento internazionale
punta a valorizzare in particolare i cristiani della Terra Santa e più in generale
offrire ai pellegrini pacchetti turistici a basso costo. Sono un migliaio i fedeli
che partecipano al pellegrinaggio della diocesi di Roma guidato dal cardinale vicario
Agostino Vallini a Lourdes, provenienti da 30 parrocchie e 25 sacerdoti, tra i quali
i vescovi ausiliari di Roma, mons. Brambilla e mons. Di Tora. Per il cardinale Vallini,
si tratta “di un pellegrinaggio dell’anima contro il rischio di inaridimento che percorre
l’Occidente dove tutto sembra venire consumato e gettato, pericolo che contagia anche
i credenti”. “Il senso del pellegrinaggio, spiega il cardinale Vicario, è allora quello
di dare spazio al mistero cristiano, alla ragione del nostro vivere quotidiano”, riscoprendo
il silenzio e guardando alla sofferenza dei malati”.
A
Lourdes, opera ormai da più di un secolo il Bureau delle Constatazioni Mediche per
accertare i presunti casi di guarigione: in quest'ufficio lavora come medico permanente
il dott. Alessandro De Franciscis. Luca Collodi lo ha intervistato:
R. – Il Bureau
ha una storia di ormai 125 anni, è una storia di grande serietà, che è riconosciuta
anche dai non credenti, perché poggia fondamentalmente su due pilastri: il medico
permanente e i suoi colleghi presenti a Lourdes, riuniti appunto in Bureau, quando
convocati, sono alla ricerca sempre di una spiegazione medica, davanti ad una guarigione.
Quindi, possiamo dire, il primo pilastro è il rigore scientifico; il secondo pilastro
è quello della più grande collegialità e trasparenza. Qui nessuno decide da solo,
qui tutto è deciso insieme tra medici, ossia tra colleghi, credenti, non credenti,
agnostici, dubbiosi. L’importante è che i medici possano offrire il loro contributo
per provare a spiegare queste storie.
D. – Dott.
De Franciscis, qual è nella sua esperienza di medico a Lourdes il rapporto tra scienza
e fede?
R. – Io vengo a Lourdes da tanti anni. Mi
considero da sempre fortunato, prediletto, devo dire, per questa amicizia con la Grotta
di Lourdes: ho cominciato a venire, quando avevo 17 anni, con i treni bianchi, da
allora ininterrottamente. Detto questo, effettivamente in questa nuova esperienza
così unica al mondo – sono da sei mesi il medico della Grotta qui a Lourdes – devo
dire che effettivamente ho avuto modo di sperimentare che non c’è contrasto tra fede
e scienza. E trovo che fede e scienza, quest’ultima illuminata dalla fede, l’altra
aiutata dalla scienza, abbiano un terreno di incontro e di dialogo e questo terreno
è quello della ragione umana; il terreno è quello della ragionevolezza. Credo che
la Chiesa cattolica in 2000 anni, nonostante alcuni errori che la stessa ha riconosciuto
nel tempo, per bocca dei Pontefici romani, sia una grande maestra di umanità e la
ragionevolezza credo sia il terreno sul quale possiamo guardare anche con fiducia
al futuro di questo momento così difficile.
D. –
Sul piano più umano, lei qui a Lourdes come medico vive anche l’esperienza del mistero
cristiano...
R. – Non c’è dubbio che nel servizio
che rendo sono consapevole di essere, da una parte, medico, e lo dico anche a nome
e insieme alle migliaia di medici che si alternano con la loro presenza in pellegrinaggio
nel corso dell’anno. Noi abbiamo netta la sensazione di essere medici, ministri della
vita, al servizio della vita e con le nostre conoscenze, il nostro bagaglio culturale.
Però sento anche la consapevolezza di essere lì a pochi centimetri dal mistero. E
lì credo che la fede illumini le mie conoscenze biologiche e scientifiche, perché
lì è la fede che mi insegna ad alzare le mani e ad adorare il mistero.(Montaggio
a cura di Maria Brigini)