Conferenza internazionale nel centenario della nascita del cardinale Willebrands,
protagonista dell'ecumenismo
Il cardinale Johannes Willebrands, appassionato cultore dell’unità dei cristiani:
nel centenario della sua nascita - il 4 settembre del 1909 a Bovenkarspel nella diocesi
di Harlem in Olanda – si apre stasera ad Utrecht una Conferenza internazionale dedicata
a questo grande protagonista nella storia della Chiesa del ‘900, soprattutto nei passaggi
preparatori del Concilio Vaticano II e nella successiva costruzione della via ecumenica
e del dialogo interreligioso. La Conferenza - promossa dall’Archivio cardinale Willebrands,
in collaborazione con la Facoltà di Teologia cattolica di Tilburg e l’Università cattolica
di Lovanio – presenterà due volumi del suo Diario, scritti fra il ’58 e il ’65. Pagine
di particolare rilievo, considerato che nel 1960 il cardinale Willebrands era stato
nominato da Giovanni XXIII segretario dell’appena costituito Segretariato per l’Unione
dei crisitiani. Quali novità emergono da questi documenti, Philippa Hitchen lo
ha chiesto al prof. Adelbert Denaux, decano di Teologia nell’Ateneo di Tilburg:
R. – Well,
of course, one can see in this diary... Certamente, si possono leggere in
questo diario, tutte le possibilità dei contatti che il cardinale Willebrands ha avuto
in questi anni, perché prima di diventare segretario del Segretariato aveva esplorato
le possibilità di riunire gli “ecumenisti” cattolici e per questo aveva viaggiato
per tutta l’Europa, per incontrare vescovi e teologi, allestendo conferenze cattoliche
sull’ecumenismo. Quindi, era una sorta di vocazione dall’alto quella che sentiva,
alla quale fu fedele per tutta la vita, in tutte le diverse circostanze.
D.
– Pensando a quei tempi, agli anni ’50, la sua visione fu incredibilmente audace ed
anche profetica. Da dove veniva, secondo lei? Quali sono state le esperienze che lo
hanno portato a questa vocazione che lui sentiva così forte?
R.
– In uno dei suoi scritti dice che lui sentì questa vocazione già nel 1946. Quindi,
subito dopo la Seconda Guerra Mondiale. E certo nella Seconda Guerra Mondiale, i cristiani
si associarono per aiutare quelli che avevano bisogno, le vittime della guerra. Quindi,
quella fu la prima collaborazione in senso pratico e concreto dei cristiani in Olanda.
In un modo o nell’altro egli ne rimase coinvolto e qui nacque forse la sua vocazione.
Ma certo potevano esserci anche altre fonti, essendo lui uno studente di Newman. Aveva
studiato Newman a Roma, all’Angelicum. Fece anche una tesi su Newman. Quindi, forse,
anche questa è stata un’influenza, ma ancora non è stato stabilito con chiarezza.
D.
– Come numero due del Segretariato per l’unità dei cristiani a quei tempi, egli partecipò
ad un momento storico: ai primi contatti e incontri che Paolo VI ebbe con il Patriarca
Atenagora e alla cancellazione della mutua scomunica. Quanto questi primi sviluppi
possono essere considerati una sua personale eredità?
R.
– He was a man….. Era un uomo molto discreto, aperto, con molti contatti.
In questo senso lui è stato veramente l’uomo che ha preparato tutti questi importanti
incontri. Per esempio, durante il Concilio, aveva delle missioni segrete nei Paesi
dell’Est, per cercare di calmare la reazione di alcuni vescovi cattolici della Chiesa
dell’Est comunque unita a Roma: alcuni di questi vescovi erano contro la dichiarazione
di libertà religiosa, per paura della loro situazione naturalmente. Quindi, il cardinale
Willebrands fu l’uomo inviato dal Papa ad indagare in queste Chiese per cercare di
riportare questi vescovi all’interno del movimento del Concilio. Lui ha dato un contributo
molto importante, direi, per la conversione della Chiesa cattolica all’ecumenismo.