2009-09-01 16:45:42

Quasi 22 milioni i disoccupati in Europa


Il tasso di disoccupazione registrato nella zona dell'Euro nel mese di luglio è salito al 9,5%, contro il 9,4% del mese precedente. Oltre 15 milioni i disoccupati. Lo rende noto Eurostat. Si tratta, spiega l'ufficio europeo di statistica, del tasso più elevato, nei Paesi che aderiscono alla moneta unica, dal maggio 1999. Nei 27 Paesi dell’Unione, invece, il valore ha raggiunto il 9,0% traducendosi in quasi 22 milioni di disoccupati.Per una valutazione Massimiliano Menichetti ha intervistato l’economista Alberto Quadrio Curzio che sottolinea innanzitutto la situazione più critica, la Spagna che registra un tasso di senza lavoro pari al 18,7%:RealAudioMP3  
R. – Il dato spagnolo è certamente un dato molto brutto e, d’altra parte, è un dato atteso, perché quell’economia celebrata negli anni passati come un esempio da seguire sotto tutti i profili, in realtà era un’economia, come si suol dire, “drogata” da un settore edilizio che era cresciuto ben oltre la capacità di tenuta di quel sistema economico, con una manifattura sostanzialmente debole. Questo è il brutto conto che la Spagna si trova a dover pagare.
 
D. – Francia, Germania e Italia oscillano tra il 7 e 9 per cento…
 
R. – Credo che si assestino su un tasso di disoccupazione che in condizioni come quelle in cui ci troviamo, spiace dirlo, è accettabile, nel senso che poteva essere ben peggiore e tuttavia così non è. Tre grandi Paesi che indubbiamente hanno un punto di forza in economie bilanciate tra agricoltura, industria e servizi.
 
D. – Disoccupazione al 9 per cento nell’Europa a 27, al 9,5 per cento nell’area Euro: un dato che ci riporta indietro di 10 anni, al 1999…
 
R. – E’ certamente un dato preoccupante e, tuttavia, dobbiamo anche guardarci intorno a quello che sta succedendo in altri Paesi. Tutto sommato, l’Europa, avendo un sistema di ammortizzatori sociali, non espone a rischi come accade per esempio negli Stati Uniti dove chi si trova in condizioni di difficoltà sul lavoro ha quelle che sono delle derive di povertà che sono evidentemente incompatibili con la caratterizzazione di una democrazia civile. Ma io sono fiducioso che il futuro dell’Europa sia il futuro di un’area che si sviluppa con gradualità e che non fa della crescita economica l’unico obiettivo. Naturalmente bisogna anche osservare che la capacità di esportazione dell’Europa è una capacità assai marcata. Quindi, vuol dire che è anche un’economia competitiva su scala mondiale







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