Nel 70.mo anniversario dell’aggressione nazista alla Polonia, il pensiero di Benedetto
XVI sulla Seconda Guerra Mondiale
La Chiesa della Germania e della Polonia “devono chiedere congiuntamente la pace per
noi e per il mondo”: è quanto sottolineato dai vescovi tedeschi e polacchi che in
una Messa a Berlino hanno commemorato le vittime della Seconda Guerra Mondiale, a
70 anni dall’inizio del conflitto. Le celebrazioni per ricordare il tragico evento
si svolgono oggi presso Danzica sulla penisola della Westerplatte, dove, il 1 settembre
del 1939, l’aggressione nazista contro la Polonia. Alla commemorazione hanno preso
parte, fra gli altri leader europei, la cancelliera tedesca, Angela merkel, il premier
russo, Vladimir Putin, e quello italiano, Silvio Berlusconi. Alessandro Gisotti
ricorda nel suo servizio alcune delle parole che Benedetto XVI ha dedicato in
passato al tragico conflitto:
Un’immane
tragedia che seminò nel mondo una distruzione mai sperimentata prima. Più volte, nel
suo Pontificato, Benedetto XVI ha ricordato l’orrore della Seconda Guerra Mondiale,
che Giovanni Paolo II definì “un suicidio dell’umanità”. Proprio al termine della
proiezione di un film su Karol Wojtyla, nel maggio 2005, il Papa mise l’accento sul
male che racchiudeva in sé l’ideologia nazista: “Ogni volta
che un’ideologia totalizzante calpesta l’uomo, l’umanità intera è seriamente minacciata.
Col trascorrere del tempi, i ricordi non devono impallidire; devono piuttosto farsi
lezione severa per la nostra e per le future generazioni. Abbiamo il dovere di ricordare,
specialmente ai giovani, a quali forme di inaudita violenza possano giungere il disprezzo
dell’uomo e la violazione dei suoi diritti”. (Discorso 19 maggio 2005) Anche
oggi, è l’esortazione del Papa, risuonino le parole contenute nella lettera che i
vescovi polacchi consegnarono ai presuli tedeschi alla fine del Concilio Vaticano
II: “Perdoniamo e chiediamo perdono”. Il male, infatti, ha ribadito Benedetto XVI,
può essere superato solo con il perdono. E simbolo di questa riconciliazione è proprio
il succedersi alla Cattedra di Pietro di un figlio della Germania ad un figlio della
Polonia: “Come non leggere alla luce di un provvidenziale
disegno divino il fatto che sulla cattedra di Pietro ad un Pontefice polacco sia succeduto
un cittadino di quella terra, la Germania, dove il regime nazista poté affermarsi
con grande virulenza, attaccando poi le nazioni vicine, tra le quali in particolare
la Polonia? Entrambi questi Papi in gioventù - seppure su fronti avversi e in situazioni
differenti - hanno dovuto conoscere la barbarie della Seconda Guerra Mondiale e dell’insensata
violenza di uomini contro altri uomini, di popoli contro altri popoli”. (Discorso
19 maggio 2005) Karol Wojtyla e Joseph Ratzinger.
Due uomini, due Papi che nel loro servizio a Cristo e all’umanità sentono il dovere
di recarsi ad Auscwitz, nel lager che rappresenta tragicamente l’orrore della Seconda
Guerra Mondiale. Così, Benedetto XVI nella visita al campo di sterminio nazista, il
28 maggio 2006: “Papa Giovanni Paolo II era qui come figlio
del popolo polacco. Io sono oggi qui come figlio del popolo tedesco, e proprio per
questo devo e posso dire come lui: Non potevo non venire qui. Dovevo venire. Era ed
è un dovere di fronte alla verità e al diritto di quanti hanno sofferto, un dovere
davanti a Dio, di essere qui come successore di Giovanni Paolo II e come figlio del
popolo tedesco - figlio di quel popolo sul quale un gruppo di criminali raggiunse
il potere mediante promesse bugiarde, in nome di prospettive di grandezza, di ricupero
dell'onore della nazione e della sua rilevanza, con previsioni di benessere e anche
con la forza del terrore e dell'intimidazione, cosicché il nostro popolo poté essere
usato ed abusato come strumento della loro smania di distruzione e di dominio. Sì,
non potevo non venire qui”. (28 maggio 2006)