I vescovi colombiani chiedono un referendum chiaro in caso di nuova candidatura di
Alvaro Uribe
Nella cornice del lancio della Settimana per la pace 2009, il segretario dell’episcopato
della Colombia, mons. Juan Vicente Córdoba Villota, interpellato dai giornalisti,
ha parlato giorni fa anche dell’eventualità di una terza candidatura presidenziale
di Alvaro Uribe e al riguardo ha chiesto “chiarezza e trasparenza”. Il presule si
riferiva al referendum di cui si parla in questi mesi e che dovrebbe aprire o no le
porte a tale ricandidatura. Infatti, Uribe che sta governando per la seconda volta,
aveva promosso una modifica costituzionale per presentarsi nuovamente. Secondo il
segretario dell’episcopato in queste circostanze si dovrebbe procedere rispettando
severamente la legge “poiché è l’unico modo di far accettare dal popolo colombiano
un passo di questo tipo”. In passato diversi esponenti della Chiesa colombiana si
erano pronunciati contro questa possibile nuova candidatura del Capo dello Stato ritenendo
che possa bloccare il ricambio generazionale del quale la politica del Paese ha un
grande bisogno. Mons. Córdoba Villota ha ribadito che è necessario che “tutto sia
molto chiaro e che non venga meno mai la trasparenza”. Con riferimento alla Settimana
per la pace 2009, che si svolgerà dal 6 al 13 settembre così come si fa da diversi
anni, il presule ha spiegato il senso ultimo dell’iniziativa che quest’anno chiama
alla difesa della vita. “La pace è frutto della giustizia”, ha detto ricordando immediatamente
che però alla base ci deve essere sempre “il rispetto e la difesa della sacralità
della vita”. Da parte sua mons. Héctor Fabio Henao Gaviria, responsabile della Caritas
colombiana ha osservato che la settimana ha come scopo un percorso preciso: “la logica
che porta all’incontro della pace con la vita poiché una pace autentica è possibile
solo se esiste consapevolezza sul rispetto della vita sin dal suo concepimento fino
alla sua fine naturale”. I presuli durante l’incontro con la stampa si sono soffermati
anche sul grave problema della povertà e della violenza, due flagelli che erodono
la stabilità del Paese e che minano continuamente i molti sforzi che da più parte
la società colombiana realizza per raggiungere la pace e la riconciliazione. Secondo
le cifre pubblicate il 24 agosto dalle autorità di governo, nel 2008 in Colombia il
46% della popolazione, 20 milioni di persone circa, sono povere. La popolazione definita
come “indigente”, al di sotto della soglia di povertà, nel 2008 si è attestata in
un 17,8% (7,9 milioni di colombiani). Mons. Héctor Fabio Henao Gaviria ha rilevato
che “occorre affrontare con decisione la lotta contro la povertà dando una maggiore
attenzione alla situazione delle popolazioni che vivono e lavorano nella campagna
e risolvendo il dramma della disoccupazione”. Così importante come la lotta contro
la miseria e l’esclusione sociale, a giudizio dei vescovi, è quella contro ogni forma
di violenza, inclusi i tristi sequestri che mortificano la vita di migliaia di colombiani
tra vittime dirette e parenti. Perciò, ha spiegato il presule, si deve “lavorare per
superare i conflitti; tutti i conflitti, da quelli politici e armati sino a quelli
sindacali e più in generale sociali”. In questo quadro sono state ricordate anche
le tensioni con l’Ecuador e, al riguardo, mons. Henao Gaviria ha confermato che si
sta studiando e organizzando un incontro episcopale tra i presuli delle due nazioni
per dare un contributo all’abbassamento di queste tensioni. (A cura di Luis Badilla)