2009-08-31 15:16:48

Mons. Martinelli: tragica la situazione degli immigrati respinti in Libia


I conflitti in Somalia e nel Sudan. Sono questi i dossier al centro del vertice dell’Unione Africana che si è aperto stamani a Tripoli, in Libia. In particolare, i leader del continente cercano un accordo per un forte sostegno al governo di transizione somalo e per un rafforzamento delle missioni di peacekeeping nella martoriata regione sudanese del Darfur. Nel corso del summit saranno poi affrontate le situazioni politiche in Guinea e Madagascar, Paesi teatro di stati colpi di Stato condannati dall'Unione Africana. I capi di Stato prenderanno parte anche ai festeggiamenti per il 40.mo anniversario della rivoluzione che portò al potere Muammar Gheddafi. Ieri si è recato in Libia il premier italiano Berlusconi per il primo anniversario del Trattato di amicizia e cooperazione tra Roma e Tripoli. Per l’occasione, Berlusconi è tornato a parlare di immigrazione, mentre nel Canale di Sicilia avveniva un nuovo respingimento nei confronti di 75 migranti somali. In questo contesto, la Chiesa in Libia continua la sua attività pastorale. Sull’identità della Chiesa in questo Paese nordafricano ascoltiamo mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario apostolico di Tripoli, al microfono di Bernard Decottignies:RealAudioMP3

R. - E’ una Chiesa di diaspora, composta in prevalenza da stranieri. Potrei dire che è una fisionomia afroasiatica. Molti vengono dall’Asia per contratti di lavoro, negli ospedali e nelle compagnie, soprattutto filippini ed indiani. Altri vengono dall’Africa, buona parte dal sud-Sahara, qui in Libia in cerca di fortuna ed anche per passare dall’altra parte del Mediterraneo. Questi sono in prevalenza clandestini.
 
D. - Come vive la fede la Chiesa in Libia?
 
R. - In genere, non c’è stata mai grande difficoltà di culto. C’è rispetto, di norma. Per quanto riguarda il servizio religioso, siamo liberi di andare dovunque in tutta la Libia e nei diversi cantieri e nelle varie zone - dove ci sono soprattutto filippini - negli ospedali, sempre con il dovuto rispetto dei libici che ci danno questa possibilità di recarci in varie parti. Attualmente, è forte il fenomeno dell’immigrazione. Abbiamo possibilità di esprimere anche la nostra attività sul piano sociale, sia nell’assistenza a questa massa d’immigrati in arrivo, sia nelle visite nelle varie zone, soprattutto nelle prigioni, nei centri di raccolta.
 
D. - Qual è la situazione in questi centri di raccolta?
 
R. - Sono veramente preoccupanti, una tragedia: tutta questa massa d’immigrati che vengono in Libia per trovare delle vie di uscita, per cercare di andare dall’altra parte e come ben sappiamo sono rigettati. Rigettati in Libia, provano a trovare un modo per sopravvivere, perché non è sempre facile e non tutti riescono a trovare lavoro o sono in regola con i documenti. La Chiesa, perciò, è un punto di riferimento, almeno per i cristiani, per cercare di sopravvivere e quindi di ricevere le cure primarie.
 
Afghanistan
La situazione in Afghanistan è grave e si potrebbe comunque conseguire un successo rivedendo la strategia al momento applicata. Non lasciano indifferente la comunità internazionale le parole pronunciate oggi dal comandante Usa delle forze Nato in Afghanistan, Stanley McChrystal, pronunciate nell'ambito di un'attesa analisi della strategia per le forze dell’Alleanza atlantica. Ieri, sul terreno l’ennesima giornata di sangue con almeno 43 persone, tra cui sette civili e un soldato afghano, morte in diversi episodi di violenza. Operazioni congiunte tra polizia ed esercito, inoltre, sono state condotte nella provincia di Khost, portando all’uccisione di 35 talebani nei pressi della frontiera pachistana.

Pakistan
Non si ferma la violenza in Pakistan. Elicotteri dell’esercito hanno bombardato rifugi talebani nella valle dello Swat, nel nordovest del Paese, uccidendo 30 ribelli. Nella stessa regione, almeno 14 poliziotti hanno perso la vita in un attentato suicida a Mingora. Attaccato, inoltre, nella notte un convoglio di rifornimenti per le truppe della Nato in Afghanistan. L’imboscata ha causato un vasto incendio, che ha coinvolto almeno 25 automezzi fermi per le procedure doganali.

Medio Oriente
Israele non resterà inerte se i palestinesi dovessero decidere di proclamare uno Stato palestinese de facto entro i prossimi due anni. Il monito è stato lanciato oggi dal ministro degli Esteri israeliano, Avigdor Lieberman, in occasione della visita a Gerusalemme dell'Alto rappresentante dell'Unione Europea per la politica estera Javier Solana e dell'inviato del Quartetto (Usa, Ue, Russia e Onu) Tony Blair. Intanto, i legali dell'ex premier israeliano, Ehud Olmert, respingono le accuse che hanno portato ieri un tribunale di Gerusalemme a incriminare il loro assistito per riciclaggio di denaro sporco, corruzione ed evasione fiscale.

Incendi in California e Australia
In California, due vigili del fuoco hanno perso la vita nel corso delle operazioni per contenere il vasto incendio che dallo scorso mercoledì devasta la zona a nord di Los Angeles. Secondo il Servizio americano delle foreste nazionali, le fiamme al momento sono “fuori controllo” e hanno già distrutto oltre 17 mila ettari di vegetazione”. E per via dei roghi fuori stagione in Australia, lo Stato di Vittoria ha deciso di introdurre l'allarme incendi ai massimi livelli. Malgrado sia ancora inverno, nelle campagne si sono infatti già registrati diversi incendi alimentati da venti particolarmente forti e da temperature elevate. L’Australia rivive dunque i fantasmi delle devastazioni causate lo scorso febbraio dagli incendi senza precedenti del cosiddetto "sabato nero".

Influenza A
Il presidente della Colombia, Alvaro Uribe, è stato contagiato dal virus A/H1N1 e dovrà fare un periodo di quarantena. Lo ha annunciato il suo portavoce con una nota, dove comunque si assicura che “la malattia è sotto controllo”. Uribe aveva accusato i sintomi dell'influenza al suo ritorno sabato dal summit latino-americano a Bariloche, in Argentina. Sono stati quindi informati tutti i leader che hanno avuto contatti con lui. Intanto, si segnalano lievi segni di miglioramento per il giovane italiano ricoverato da alcuni giorni in gravi condizioni presso l’ospedale San Gerardo di Monza. Sempre in Italia, il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, ha escluso rinvii per l’apertura dell’anno scolastico.

Taiwan: arrivato il Dalai Lama
Il Dalai Lama è a Taiwan per portare conforto alle popolazioni colpite dal ciclone Morakot e pregare per le vittime. Una visita che mette però a dura prova le relazioni dell'Isola, da tempo in via di miglioramento, con il governo cinese. Pechino oggi ha duramente condannato gli esponenti dell'opposizione taiwanese, avvertendo che la visita del capo spirituale dei tibetani ''avrà necessariamente un'influenza negativa'' sui rapporti tra Pechino e Taipei. Taiwan è di fatto indipendente dalla Cina dal 1949, ma Pechino la considera ancora parte integrante del proprio territorio.

Gabon
Gli elettori del Gabon hanno votato ieri per eleggere il successore del defunto presidente Omar Bongo, morto nel mese all’inizio dell’estate dopo essere stato al potere per 41 anni. Il figlio di Bongo, Ali-Ben, 50 anni, affronta una decina di altri candidati ma il sostegno del Partito democratico al governo lo rende il favorito. I risultati provvisori sono attesi per il 2 settembre, ma il clima politico è già incandescente e sono tre i candidati che rivendicano la vittoria. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 243
 
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