Mons. Martinelli: tragica la situazione degli immigrati respinti in Libia
I conflitti in Somalia e nel Sudan. Sono questi i dossier al centro del vertice dell’Unione
Africana che si è aperto stamani a Tripoli, in Libia. In particolare, i leader del
continente cercano un accordo per un forte sostegno al governo di transizione somalo
e per un rafforzamento delle missioni di peacekeeping nella martoriata regione
sudanese del Darfur. Nel corso del summit saranno poi affrontate le situazioni politiche
in Guinea e Madagascar, Paesi teatro di stati colpi di Stato condannati dall'Unione
Africana. I capi di Stato prenderanno parte anche ai festeggiamenti per il 40.mo anniversario
della rivoluzione che portò al potere Muammar Gheddafi. Ieri si è recato in Libia
il premier italiano Berlusconi per il primo anniversario del Trattato di amicizia
e cooperazione tra Roma e Tripoli. Per l’occasione, Berlusconi è tornato a parlare
di immigrazione, mentre nel Canale di Sicilia avveniva un nuovo respingimento nei
confronti di 75 migranti somali. In questo contesto, la Chiesa in Libia continua la
sua attività pastorale. Sull’identità della Chiesa in questo Paese nordafricano ascoltiamo
mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario apostolico di Tripoli, al microfono
di Bernard Decottignies:
R. - E’ una
Chiesa di diaspora, composta in prevalenza da stranieri. Potrei dire che è una fisionomia
afroasiatica. Molti vengono dall’Asia per contratti di lavoro, negli ospedali e nelle
compagnie, soprattutto filippini ed indiani. Altri vengono dall’Africa, buona parte
dal sud-Sahara, qui in Libia in cerca di fortuna ed anche per passare dall’altra parte
del Mediterraneo. Questi sono in prevalenza clandestini. D.
- Come vive la fede la Chiesa in Libia? R. - In genere, non
c’è stata mai grande difficoltà di culto. C’è rispetto, di norma. Per quanto riguarda
il servizio religioso, siamo liberi di andare dovunque in tutta la Libia e nei diversi
cantieri e nelle varie zone - dove ci sono soprattutto filippini - negli ospedali,
sempre con il dovuto rispetto dei libici che ci danno questa possibilità di recarci
in varie parti. Attualmente, è forte il fenomeno dell’immigrazione. Abbiamo possibilità
di esprimere anche la nostra attività sul piano sociale, sia nell’assistenza a questa
massa d’immigrati in arrivo, sia nelle visite nelle varie zone, soprattutto nelle
prigioni, nei centri di raccolta. D. - Qual è la situazione
in questi centri di raccolta? R. - Sono veramente preoccupanti,
una tragedia: tutta questa massa d’immigrati che vengono in Libia per trovare delle
vie di uscita, per cercare di andare dall’altra parte e come ben sappiamo sono rigettati.
Rigettati in Libia, provano a trovare un modo per sopravvivere, perché non è sempre
facile e non tutti riescono a trovare lavoro o sono in regola con i documenti. La
Chiesa, perciò, è un punto di riferimento, almeno per i cristiani, per cercare di
sopravvivere e quindi di ricevere le cure primarie. Afghanistan La
situazione in Afghanistan è grave e si potrebbe comunque conseguire un successo rivedendo
la strategia al momento applicata. Non lasciano indifferente la comunità internazionale
le parole pronunciate oggi dal comandante Usa delle forze Nato in Afghanistan, Stanley
McChrystal, pronunciate nell'ambito di un'attesa analisi della strategia per le forze
dell’Alleanza atlantica. Ieri, sul terreno l’ennesima giornata di sangue con almeno
43 persone, tra cui sette civili e un soldato afghano, morte in diversi episodi di
violenza. Operazioni congiunte tra polizia ed esercito, inoltre, sono state condotte
nella provincia di Khost, portando all’uccisione di 35 talebani nei pressi della frontiera
pachistana.
Pakistan Non si ferma la violenza in Pakistan. Elicotteri
dell’esercito hanno bombardato rifugi talebani nella valle dello Swat, nel nordovest
del Paese, uccidendo 30 ribelli. Nella stessa regione, almeno 14 poliziotti hanno
perso la vita in un attentato suicida a Mingora. Attaccato, inoltre, nella notte un
convoglio di rifornimenti per le truppe della Nato in Afghanistan. L’imboscata ha
causato un vasto incendio, che ha coinvolto almeno 25 automezzi fermi per le procedure
doganali.
Medio Oriente Israele non resterà inerte se i palestinesi
dovessero decidere di proclamare uno Stato palestinese de facto entro i prossimi
due anni. Il monito è stato lanciato oggi dal ministro degli Esteri israeliano, Avigdor
Lieberman, in occasione della visita a Gerusalemme dell'Alto rappresentante dell'Unione
Europea per la politica estera Javier Solana e dell'inviato del Quartetto (Usa, Ue,
Russia e Onu) Tony Blair. Intanto, i legali dell'ex premier israeliano, Ehud Olmert,
respingono le accuse che hanno portato ieri un tribunale di Gerusalemme a incriminare
il loro assistito per riciclaggio di denaro sporco, corruzione ed evasione fiscale.
Incendi
in California e Australia In California, due vigili del fuoco hanno perso la
vita nel corso delle operazioni per contenere il vasto incendio che dallo scorso mercoledì
devasta la zona a nord di Los Angeles. Secondo il Servizio americano delle foreste
nazionali, le fiamme al momento sono “fuori controllo” e hanno già distrutto oltre
17 mila ettari di vegetazione”. E per via dei roghi fuori stagione in Australia, lo
Stato di Vittoria ha deciso di introdurre l'allarme incendi ai massimi livelli. Malgrado
sia ancora inverno, nelle campagne si sono infatti già registrati diversi incendi
alimentati da venti particolarmente forti e da temperature elevate. L’Australia rivive
dunque i fantasmi delle devastazioni causate lo scorso febbraio dagli incendi senza
precedenti del cosiddetto "sabato nero".
Influenza A Il presidente
della Colombia, Alvaro Uribe, è stato contagiato dal virus A/H1N1 e dovrà fare un
periodo di quarantena. Lo ha annunciato il suo portavoce con una nota, dove comunque
si assicura che “la malattia è sotto controllo”. Uribe aveva accusato i sintomi dell'influenza
al suo ritorno sabato dal summit latino-americano a Bariloche, in Argentina. Sono
stati quindi informati tutti i leader che hanno avuto contatti con lui. Intanto, si
segnalano lievi segni di miglioramento per il giovane italiano ricoverato da alcuni
giorni in gravi condizioni presso l’ospedale San Gerardo di Monza. Sempre in Italia,
il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, ha escluso rinvii per l’apertura
dell’anno scolastico.
Taiwan: arrivato il Dalai Lama Il Dalai Lama
è a Taiwan per portare conforto alle popolazioni colpite dal ciclone Morakot e pregare
per le vittime. Una visita che mette però a dura prova le relazioni dell'Isola, da
tempo in via di miglioramento, con il governo cinese. Pechino oggi ha duramente condannato
gli esponenti dell'opposizione taiwanese, avvertendo che la visita del capo spirituale
dei tibetani ''avrà necessariamente un'influenza negativa'' sui rapporti tra Pechino
e Taipei. Taiwan è di fatto indipendente dalla Cina dal 1949, ma Pechino la considera
ancora parte integrante del proprio territorio.
Gabon Gli elettori
del Gabon hanno votato ieri per eleggere il successore del defunto presidente Omar
Bongo, morto nel mese all’inizio dell’estate dopo essere stato al potere per 41 anni.
Il figlio di Bongo, Ali-Ben, 50 anni, affronta una decina di altri candidati ma il
sostegno del Partito democratico al governo lo rende il favorito. I risultati provvisori
sono attesi per il 2 settembre, ma il clima politico è già incandescente e sono tre
i candidati che rivendicano la vittoria. (Panoramica internazionale a cura di
Marco Guerra) Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana
Anno LIII no. 243 E' possibile ricevere gratuitamente,
via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La
richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.org/italiano.