Il presidente dei vescovi del Perù: evangelizzazione e lotta alla povertà, priorità
della Chiesa
Mons. Héctor Miguel Cabrejos Vidarte, arcivescovo di Trujillo e attuale presidente
dell’episcopato peruviano ha ricevuto sabato scorso il dottorato honoris causa che
il consiglio iberoamericano gli ha concesso per i suoi “alti meriti nel campo dell’educazione”
e per il suo “lavoro pastorale al servizio della crescita dei valori della nazione”.
Il presule, parlando con la stampa locale, è tornato a ribadire quanto detto recentemente
da tutti i vescovi al termine della loro Assemblea plenaria. “Il primo compito della
Chiesa in Perù - ha detto - è l’evangelizzazione, la diffusione del Vangelo nella
nostra nazione. E’ un compito che ovviamente non possiamo svolgere fuori dalla realtà
poiché Cristo stesso è il Dio incarnato. Nulla che sia umano, dunque, è alieno ai
doveri e alla missione della Chiesa”. Con riferimento ai settori della popolazione
più poveri, e più colpiti dalla crisi, il presule ha rilevato che ci sono persone
la cui situazione “è una priorità per la Chiesa, che lavora perché l’iniquità sociale
diminuisca, così come in numerosi conflitti sociali in atto, oltre 300”. Commentando
il fatto che spesso si chiede alla Chiesa di mediare in questi conflitti, mons. Cabrejos
Vidarte ha precisato che non è una cosa che la spaventa anche se nessuno può immaginare
che la Chiesa “esista per spengere incendi”. Ribadendo che il compito fondamentale
è la missione, il presule ha osservato che mai sarà negato da parte dei vescovi un
contributo positivo “al dialogo” come slancio alla “partecipazione di tutti nella
soluzione dei problemi”. In questo contesto il presidente dell’Episcopato riflette
anche sul bisogno di evitare che i conflitti sociali s’incancreniscano sfociando nella
violenza. Per il presule è dovere della Chiesa fare di tutto per evitare che siano
scelte le vie della violenza perché sono le peggiori e, di norma, non risolvono nulla.
Riguardo all’incontro dei vescovi con il presidente della Repubblica peruviana Alan
Garcìa, avvenuto la settimana scorsa, mons. Cabrejos Vidarte ha dichiarato che si
è trattato "di un dialogo fraterno e gradevole di oltre due ore. Noi lo abbiamo ascoltato
ma anche lui ha ascoltato tutti noi. Gli abbiamo fatto presente che la Chiesa è presente
nel luoghi più sperduti e lontani del Paese, dove a volte non c’è neanche presenza
militare. Con lui abbiamo concluso che i rapporti in questo momento sono buoni e così
dovrebbe essere nel futuro. Ciò che è accaduto tempo fa non dovrebbe incrinare questi
rapporti. Anzi, oggi è chiaro che dobbiamo promuovere una comunicazione più agile
e magari attraverso diversi canali". Il presidente dell’Episcopato si è riferito al
fatto che alcune settimane fa un ministro peruviano ha accusato la Chiesa di istigare
alla violenza durante il conflitto a Baguas, regione amazzonica, dove hanno perso
la vita numerose persone tra poliziotti e aborigeni. Questi tragici fatti, ha concluso
mons. Cabrejos Vidarte, dimostrano che la prima cosa da fare sempre è prevenire i
conflitti e non appena scoppiano “si deve agire tempestivamente per anticipare gli
eventi”. Rinnovando il dolore della Chiesa per le vittime così come la solidarietà
alle famiglie, il presule ha ricordato che la morte deve essere sradicata dalla realtà
sociale come strumento di lotta perché “la vita, meraviglioso dono di Dio, è sacra
e tutti hanno il dovere di proteggerla e difenderla”. Mons. Héctor Miguel Cabrejos
Vidarte ha rinnovato infine l’appello dei vescovi al dialogo e all’intesa come “vero
cammino per costruire il bene comune e una società giusta e solidale”. (A cura
di Luis Badilla)