In 48 ore hanno scaricato camion, livellato il terreno, scavato e piantato piloni
e costruito con pannelli prefabbricati 16 casette di legno che ospiteranno per i prossimi
mesi altrettante famiglie dell’insediamento ‘Esperanza y Fe’, nel settore nord di
Santiago del Cile. Sono i giovani volontari dell’organizzazione ‘Un techo para mi
país’, (un tetto per il mio paese), nata 12 anni fa per iniziativa del sacerdote gesuita
cileno Felipe Berríos, già missionario in Africa per 25 anni, che coinvolge oggi 200.000
ragazzi in 15 paesi dell’America Latina. L’obiettivo è dare appunto un tetto, seppur
precario e in attesa di case vere e proprie promesse dalle autorità, a persone che
versano in povertà o indigenza; piccole abitazioni di appena 18 metri quadrati, prive
di cucina e bagno – i servizi sono messi a disposizione del comune – il cui costo
non supera l’equivalente di 350 euro. Alla costruzione di ogni casetta - riferisce
l'agenzia Misna - partecipano in media 8-10 ragazzi, armati di pale, martelli e molto
entusiasmo: dal 1997 a oggi, ‘Un techo para mi país’ ha realizzato, tra gli altri,
200 alloggi in Brasile, principalmente nella ‘favela’ Projecta di San Paolo, 900 in
Argentina e quasi 8000 in Perù nell’ambito del processo di ricostruzione delle case
crollate in seguito al terremoto dell’agosto 2007. “Il nostro non è assistenzialismo,
le case sono molto semplici affinché non siano considerate una soluzione definitiva.
L’idea è aiutare le famiglie a organizzarsi e a lottare per andare avanti” ha spiegato
Claudio Castro, responsabile dell’organizzazione. L'organizzazione è presente anche
in Bolivia, Colombia, Costa Rica, Ecuador, Salvador, Guatemala, Messico, Nicaragua,
Paraguay, Repubblica Dominicana e Uruguay. ‘Un techo para mi país’ conta di estendersi
entro il 2010 a tutta l’America Latina. (R.P.)