Le celebrazioni della Perdonanza celestiniana aperte solennemente ieri sera dal cardinale
Tarcisio Bertone. Intervista con mons. Santoro
La Perdonanza sia un’esortazione a convertirci: è stato questo ieri sera a L’Aquila
l’appello del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, levato durante la Messa
solenne di apertura della Perdonanza celestiniana. Nel capoluogo abruzzese, come reso
noto ieri dalla Sala Stampa Vaticana, non si è recato come previsto il presidente
del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, rappresentato alle celebrazioni dal sottosegretario,
Gianni Letta. La cronaca della cerimonia del nostro inviato a L’Aquila, Fabio Colagrande:
La festa
del Perdono è tornata da ieri in una città che mostra ancora le ferite, non solo fisiche,
della drammatica scossa del 6 aprile. Celebrando la Santa Messa stazionale di apertura
della Perdonanza 2009, il cardinale Bertone ha anzi voluto sottolineare che questo
evento di fede stimola a vedere nelle prove della vita “non il segno dell’abbandono
da parte di Dio”, ma “la manifestazione di una sua misteriosa vicinanza che ci provoca
mediante la sofferenza a non chiuderci in noi stessi ma ad aprirci fiduciosi al suo
amore”. Nell’omelia pronunciata di fronte a centinaia di fedeli sul lato orientale
della Basilica di Collemaggio - seriamente danneggiata dal sisma - il porporato ha
sottolineato che “il fatto di essere sottoposti a non pochi disagi” facilita oggi
paradossalmente la comprensione della Perdonanza, perché ci fa sperimentare che “solo
l’amore di Dio può farci superare certe difficoltà”. La tradizione spirituale inaugurata
nel 1294 da Celestino V - ha aggiunto il segretario di Stato - è dunque “un’esortazione
accorata ad accogliere Dio nella nostra esistenza”.
Il
cardinale Bertone ha ricordato poi che la Perdonanza di quest’anno coincide con l’VIII
centenario della nascita di Pietro da Morrone e ha quindi auspicato che l’Anno Celestiniano
- voluto per questo motivo dai vescovi dell’Abruzzo e del Molise che concelebravano
con lui - sia “un Anno Santo di conversione e riscoperta di ciò che è essenziale nella
nostra esistenza”. Il porporato ha voluto poi fare eco alle parole pronunciate a L’Aquila
da Benedetto XVI il 28 aprile scorso auspicando l’impegno di tutti per la rinascita
del capoluogo abruzzese:
“Anch'io incoraggio tutti, autorità, istituzioni
pubbliche e private, imprese e volontari a contribuire efficacemente perché questa
città e questa terra risorgano al più presto. Sono certo che sarà compiuto ogni sforzo,
anche a livello internazionale, perché siano mantenute le promesse fatte, tese a ridare
alle persone la possibilità di riprendere una normale vita familiare nelle loro case,
ricostruite o rese agibili, e nelle loro attività economiche e sociali”.
L’incoraggiamento
del cardinale alle autorità è stato pronunciato mentre i comitati cittadini distribuivano
tra la folla volantini che ricordavano come decine di migliaia di sfollati saranno
a settembre ancora senza un tetto. Al termine della celebrazione, il segretario di
Stato vaticano ha presieduto il suggestivo rito di apertura della Porta Santa di Collemaggio,
restaurata gratuitamente per l’occasione da un’associazione di tecnici e artisti.
Fino ai Vespri di stasera - attraversandola e passando per la Basilica messa in sicurezza
dai Vigili del fuoco - sarà possibile ottenere il Perdono di Celestino, segno di quella
solidarietà di cui questa popolazione sente oggi più che mai il bisogno.
Diverse
le scene di commozione tra i pellegrini che entrati in chiesa scorgevano per la prima
volta le macerie del transetto crollato. Poi, ieri notte il vescovo di Avezzano ha
celebrato sul sagrato la Santa Messa per la Perdonanza dei giovani e presieduto la
veglia interdiocesana. Stamani, la Perdonanza delle aggregazioni laicali e nel pomeriggio
la Perdonanza dei malati durante la quale verrà impartita l’unzione degli infermi.
Alle 18, la Santa Messa di chiusura celebrata dall’arcivescovo del’Aquila, mons. Molinari.
Al termine della liturgia, l’urna di S. Celestino inizierà il suo pellegrinaggio per
le diocesi di Abruzzo-Molise. Ieri, mentre l’urna sfilava tra le macerie della città
ferita, assieme al tradizionale corteo storico, si coglieva il senso di una festa
vissuta nella sofferenza e nelle difficoltà e quindi forse con maggiore verità.
Dunque
le diocesi dell’Abruzzo e del Molise attendono di accogliere e venerare nei prossimi
mesi le reliquie di Celestino V. Per i vescovi delle dure regioni sia il pellegrinaggio
dell’urna previsto dall’Anno Celestiniano, sia la celebrazione della Perdonanza di
ieri - che in qualche modo ne ha rappresentato il prologo - sono due avvenimenti destinati
a segnare in profondità la fede delle Chiese locali. Lo conferma il vescovo di Avezzano,
mons. Pietro Santoro, al microfono di Fabio Colagrande:
R. - C’è
stata una celebrazione di speranza, affinché dalle cicatrici delle macerie possa scaturire
un nuovo cemento: il cemento di una fede che riesca a fare da ponte tra le attese
di Dio nei nostri confronti e le attese degli uomini, soprattutto quelli più provati,
e nei confronti in maniera particolare della Chiesa che, dentro e oltre il sisma,
è stata profondamente accanto attraverso tante forme di solidarietà e di aiuto alla
Chiesa aquilana. Tutta la liturgia della Perdonanza vuole essere soprattutto un rinnovato
ponte tra Dio e l’uomo, un ponte di riconciliazione affinché ciascun uomo, e in modo
particolare i giovani, possano essere segni di riconciliazione nella società. Non
sono parole, ma è un vocabolario antico da ripetere dentro le sfide dell’oggi.
D.
- La gente a L’Aquila, nell’aquilano, continua a soffrire a quasi cinque mesi da quel
sisma, eppure oggi c’è stata una partecipazione emozionante nonostante le difficoltà
logistiche. Ecco, come pastore, che clima sente anche nella sua diocesi, non lontana
da quella de L’Aquila? Prevale ancora la disperazione, la perplessità, o c’è qualche
segno di speranza?
R. – Ci sono tanti segni di speranza,
credo che sia stata una nota dominante della celebrazione. Quest’anno ho avvertito
la dimensione del silenzio. C’era un grandissimo silenzio e dentro il silenzio c’era
soprattutto preghiera, c’era soprattutto invocazione, c’era soprattutto anche interrogazione
magari di fronte all’apparente silenzio di Dio. Però il silenzio di Dio, sappiamo,
non è un silenzio muto ma è un silenzio che in Cristo sa farsi prossimità e anche
la Chiesa marsicana ha saputo vivere nel silenzio. Un silenzio che ha saputo anche
diventare prossimità concreta con la Chiesa aquilana. Tutti sanno che non soltanto
la Chiesa avezzanese ma anche tante altre Chiese sorelle proprio attraverso le chiese
sono state profondamente colpite.(Montaggio a cura di Maria Brigini)
Numerose
le personalità politiche e civili presenti ieri a L’Aquila per l’inizio della Perdonanza.
Quella di ieri è stata una celebrazione particolarmente sentita dalla popolazione
abruzzese, che ha vissuto con commozione le tradizioni di un’antica liturgia forzatamente
modificata dalla violenza del terremoto di cinque mesi fa. E’ il pensiero del presidente
della Provincia de L’Aquila, Stefania Pezzopane, intervistata dal nostro inviato,
Fabio Colagrande:
R. – E’ una
Perdonanza che non dimenticheremo mai. Entrare nella Basilica attraverso la Porta
Santa e vedere tutto crollato, la cupola, l’altare, i segni più importanti di questa
chiesa crollati è un momento di dolore estremo. Ma anche la speranza del messaggio
di Celestino. In ogni Perdonanza noi diciamo che il messaggio di Celestino è attuale
ma questa volta il messaggio di Celestino non è solo attuale, è un messaggio di vita,
per la riconciliazione con tutto: con Dio, tra gli uomini, con le forze della natura
che così pesantemente ci hanno colpito. Un messaggio forte che ci dà molta speranza
e la presenza del cardinale Bertone è stata veramente un segnale di vicinanza della
Chiesa e che viene dopo la presenza del Papa qualche settimana dopo il sisma. Vogliamo
ricostruire tutto e Dio ci aiuti.
D. - Come è stata
al partecipazione secondo lei? Si aspettava questo numero di persone? Le difficoltà
logistiche forse non hanno permesso a molti di venire, cosa ne pensi? R.
– C’è stata tanta gente. Pensavo che sarebbero stati meno gli aquilani perché c’è
tanta pena, c’è tanto dolore siamo tutti afflitti dai problemi quotidiani. Vedere
passeggiando per la città, lungo il corteo, che comunque ai lati della strada c’era
tanta gente. Lo sguardo era diverso dagli altri anni, era uno sguardo di attesa, di
speranza ma anche di smarrimento e quindi è stata davvero una Perdonanza diversa.
Ne abbiamo fatte tante di Perdonanze e c’è sempre stata un’emozione ma questa volta
è un pezzo di vita che stiamo vivendo tutti insieme, davvero una riconciliazione.(Montaggio
a cura di Maria Brigini)