La Chiesa festeggia Santa Monica, modello sempre attuale per la donna del XXI secolo
Ricorre oggi la memoria di Santa Monica, madre di Sant’Agostino. Se ne conoscono i
tratti dagli scritti del figlio che la descrive come una donna forte e dalla fede
salda. Vissuta nel quarto secolo, contrariamente al costume del tempo, le fu permesso
di studiare e lei ne approfittò per leggere la Sacra Scrittura e meditarla. Fu data
in sposa a Patrizio, uomo non credente, affettuoso ma facile all’ira ed autoritario
che non le risparmiò asprezze e infedeltà. Monica seppe superarle pregando per la
conversione del marito che morì dopo aver chiesto il Battesimo. Ma dovette poi occuparsi
da sola dell’amministrazione dei beni di famiglia e dei suoi tre figli. Il servizio
di Tiziana Campisi:
In lei, la
Chiesa riconosce il modello della vera sposa e madre cristiana, perché, attraverso
la fede, ha saputo affrontare le difficoltà della vita perseverando caparbiamente
nella speranza della Grazia. Santa Monica ha creduto fermamente nell’amore di Dio
come dono all’uomo che, accettato dal cuore, conduce alla realizzazione personale
e al bene. Fortezza d’animo, spiccata sensibilità, assiduità nella preghiera: sono
queste le doti della madre di Sant’Agostino che nella meditazione della Sacra Scrittura
ha trovato sempre risposte ai problemi quotidiani. Ma quali i tratti che caratterizzano
particolarmente la personalità di Monica? Li descrive suor Marta Gadaleta,
religiosa agostiniana delle Serve di Gesù e Maria: R. - Da
mettere in maggiore evidenza è il fatto che fosse una donna coraggiosa, non una donna
che subiva la mentalità dell’epoca: l’uomo aveva sicuramente una predominanza sulla
donna, ma lei aveva il coraggio di trasformare queste caratteristiche culturali del
suo tempo in un’accettazione che riusciva a trasformare poi in un aiuto nei confronti
degli altri. Il desiderio di costruire attorno a sé la pace veramente credo sia il
primo aspetto che oggi ci potrebbe aiutare per una vita più serena, più pacifica con
le persone intorno a noi. D. - In quale senso? R.
- Tante volte, di getto, la tendenza è di far prevalere le proprie idee, imporsi sugli
altri, mentre si può arrivare a far capire la verità e i principi, i valori più alti,
anche attraverso un lavoro che passa per la costruzione della pace. La capacità di
creare pace attorno a sé si ottiene con un lento lavoro su se stessi. Monica ha lavorato
molto su se stessa: questo è molto bello, perché si deve anche avere l’umiltà di sapere
imparare anche dai propri errori, l’umiltà di accettare - specialmente - che le cose
non vadano come si vorrebbe che andassero. Monica, per esempio, ha saputo anche accettare
che i figli non avessero il carattere che lei avrebbe voluto per condurli poi sulla
strada della verità. D. - Cosa suggerisce Santa Monica alla
donna di oggi? R. - Saper aspettare con un’attesa paziente e
di fede e veder crescere dei frutti da qualche seme di pace che si pianta nei propri
figli, nel proprio ambiente. Monica, nata a Tagaste, nell’odierna
Algeria, fra il 331 e il 332, ha trascorso gli ultimi giorni della sua vita ad Ostia.
Aveva raggiunto il figlio Agostino a Milano, ormai illustre retore, e proprio nel
capoluogo lombardo poté vederlo abbracciare il cristianesimo e ricevere il Battesimo
dal vescovo Ambrogio. Alle porte di Roma, dove attendeva di imbarcarsi per l’Africa
con quel “figlio di tante lacrime” che aveva deciso di consacrarsi a Dio, la colse
una febbre che la condusse alla morte. Le sue spoglie oggi sono custodite a Roma nella
Basilica dedicata a Sant’Agostino.