La Chiesa cattolica greca vittima di discriminazioni: così mons. Papamanolis dopo
gli atti vandalici al cimitero cattolico di Chanià, a Creta
In Grecia, alcuni sconosciuti hanno recentemente danneggiato le tombe del cimitero
cattolico di Chanià, a Creta, distruggendo marmi, croci e iscrizioni tombali. La Chiesa
cattolica locale ha chiesto ai Ministeri della Giustizia e dell’Ordine pubblico maggiore
protezione. Ci si chiede, in particolare, chi possa aver compiuto questi atti vandalici.
Ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco il vescovo di Syros, Milos e Santorini,
mons. Fragkiskos Papamanolis, amministratore apostolico di Creta e presidente
della Conferenza episcopale greca:
R. - Ci potrebbero
essere dei mali della società, ma ci potrebbero essere anche degli altri motivi. Prima
pensavamo che fosse opera di tossicodipendenti. Ci siamo accorti invece che c’è qualcos’altro.
Forse potrebbero anche essere state persone che, per motivi psicologici, non vogliono
il cimitero che si trova in mezzo alla città. Queste profanazioni, ormai, si ripetono
quasi ogni due anni. D. - Quali sono state le reazioni in Grecia
alla notizia di questi atti vandalici nel cimitero cattolico di Chanià, a
Creta? R. - Quando i turchi hanno profanato il cimitero ortodosso
ad Istanbul, il nostro governo ha parlato di problema nazionale. Per il nostro cimitero
di Chanià, le autorità locali invece non fanno quasi niente. Abbiamo
dato la notizia attraverso il nostro ufficio stampa a tutti i giornali e la notizia
non è stata riportata da nessun mezzo di informazione. D. -
La Chiesa cattolica, specialmente a Creta, è stata vittima negli ultimi anni di discriminazioni
e ingiustizie? R. - E’ stata sempre soggetta a discriminazioni
in un modo molto sottile. Il terreno che avevamo intorno al cimitero, per esempio,
è stato espropriato. Altri terreni non vengono espropriati, ma non possiamo utilizzarli
perché il comune autorizza costruzioni sopra tali terreni. D.
- Si tratta di discriminazioni che riguardano anche altri aspetti? R.
- Sono tante piccole discriminazioni che fanno soffrire e che sono tutte coperte dal
manto della legge. E’ mai possibile che alla Chiesa cattolica non sia riconosciuta
la sua personalità giuridica? Abbiamo tante difficoltà. La Conferenza episcopale non
è riconosciuta, non può fare atti a nome proprio ma a nome di una diocesi, una parrocchia
o una persona. Non possiamo neanche dire che il nostro giornale, “Katholiki”,
appartiene alla Conferenza episcopale. Diciamo che appartiene all’Esarcato bizantino.
L’arcidiocesi di Atene inoltre non è riconosciuta. La nostra cattedrale di San Dionigi
ad Atene è stata vittima del terremoto del 1999 e il governo non ha finanziato progetti
per le riparazioni. Noi viviamo continuamente queste discriminazioni. D.
- Nonostante queste discriminazioni, come prosegue l’impegno della Chiesa per la comunità
cattolica locale? R. - La comunità locale si trova in un momento
di grande cambiamento. Io sono vescovo da 35 anni. Quando sono arrivato a Creta, i
cattolici non erano più di 100. Ora i cattolici sono circa 5 mila, ma sono tutti stranieri:
molti albanesi, polacchi, italiani. Ci troviamo in una situazione completamente nuova
che cerchiamo di affrontare. Riguardo alle relazioni con la Chiesa ortodossa, personalmente
sono buone, ma non abbiamo nessuna relazione ufficiale.