2009-08-27 13:23:26

La Chiesa cattolica greca vittima di discriminazioni: così mons. Papamanolis dopo gli atti vandalici al cimitero cattolico di Chanià, a Creta


In Grecia, alcuni sconosciuti hanno recentemente danneggiato le tombe del cimitero cattolico di Chanià, a Creta, distruggendo marmi, croci e iscrizioni tombali. La Chiesa cattolica locale ha chiesto ai Ministeri della Giustizia e dell’Ordine pubblico maggiore protezione. Ci si chiede, in particolare, chi possa aver compiuto questi atti vandalici. Ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco il vescovo di Syros, Milos e Santorini, mons. Fragkiskos Papamanolis, amministratore apostolico di Creta e presidente della Conferenza episcopale greca:RealAudioMP3

R. - Ci potrebbero essere dei mali della società, ma ci potrebbero essere anche degli altri motivi. Prima pensavamo che fosse opera di tossicodipendenti. Ci siamo accorti invece che c’è qualcos’altro. Forse potrebbero anche essere state persone che, per motivi psicologici, non vogliono il cimitero che si trova in mezzo alla città. Queste profanazioni, ormai, si ripetono quasi ogni due anni.
 
D. - Quali sono state le reazioni in Grecia alla notizia di questi atti vandalici nel cimitero cattolico di Chanià, a Creta?
 
R. - Quando i turchi hanno profanato il cimitero ortodosso ad Istanbul, il nostro governo ha parlato di problema nazionale. Per il nostro cimitero di Chanià, le autorità locali invece non fanno quasi niente. Abbiamo dato la notizia attraverso il nostro ufficio stampa a tutti i giornali e la notizia non è stata riportata da nessun mezzo di informazione.
 
D. - La Chiesa cattolica, specialmente a Creta, è stata vittima negli ultimi anni di discriminazioni e ingiustizie?
 
R. - E’ stata sempre soggetta a discriminazioni in un modo molto sottile. Il terreno che avevamo intorno al cimitero, per esempio, è stato espropriato. Altri terreni non vengono espropriati, ma non possiamo utilizzarli perché il comune autorizza costruzioni sopra tali terreni.
 
D. - Si tratta di discriminazioni che riguardano anche altri aspetti?
 
R. - Sono tante piccole discriminazioni che fanno soffrire e che sono tutte coperte dal manto della legge. E’ mai possibile che alla Chiesa cattolica non sia riconosciuta la sua personalità giuridica? Abbiamo tante difficoltà. La Conferenza episcopale non è riconosciuta, non può fare atti a nome proprio ma a nome di una diocesi, una parrocchia o una persona. Non possiamo neanche dire che il nostro giornale, “Katholiki”, appartiene alla Conferenza episcopale. Diciamo che appartiene all’Esarcato bizantino. L’arcidiocesi di Atene inoltre non è riconosciuta. La nostra cattedrale di San Dionigi ad Atene è stata vittima del terremoto del 1999 e il governo non ha finanziato progetti per le riparazioni. Noi viviamo continuamente queste discriminazioni.
 
D. - Nonostante queste discriminazioni, come prosegue l’impegno della Chiesa per la comunità cattolica locale?
 
R. - La comunità locale si trova in un momento di grande cambiamento. Io sono vescovo da 35 anni. Quando sono arrivato a Creta, i cattolici non erano più di 100. Ora i cattolici sono circa 5 mila, ma sono tutti stranieri: molti albanesi, polacchi, italiani. Ci troviamo in una situazione completamente nuova che cerchiamo di affrontare. Riguardo alle relazioni con la Chiesa ortodossa, personalmente sono buone, ma non abbiamo nessuna relazione ufficiale.







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