Vertice Onu sul clima: l'Africa chiederà miliardi di dollari di indennizzo ai Paesi
industrializzati
L'Africa, in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici,
in programma in dicembre a Copenaghen, chiederà ai Paesi industrializzati miliardi
di dollari di indennizzi. Lo ha previsto un diplomatico sudanese al termine di una
riunione svoltasi ad Addis Abeba fra i delegati degli otto Stati che rappresenteranno
l'Africa all'appuntamento mondiale dell'Onu in Danimarca sul surriscaldamento globale
- dove dovrà essere approvato un nuovo trattato sulle emissioni di gas serra che sostituisca
il Protocollo di Kyoto, in scadenza nel 2012 - e i suoi danni all'ambiente. Le compensazioni
richieste, ha previsto Lumumba Di-Aping, rappresentante aggiunto del Sudan presso
le Nazioni Unite, potrebbero arrivare fino al 5% del prodotto interno lordo mondiale,
circa tre milioni di miliardi di dollari. Una decisione definitiva, ha segnalato ancora
il diplomatico sudanese all'agenzia di stampa francese Afp, deve essere presa dai
capi di Stato e di Governo africani nel corso di un vertice straordinario indetto
per sabato prossimo in Libia. Secondo i più recenti studi, a produrre la maggior parte
dell'anidride carbonica accumulata nell'atmosfera (circa il 78%) sono i Paesi industrializzati
del nord della Terra, mentre l'Africa è il continente più colpito dalle conseguenze
negative dei cambiamenti climatici, dalla desertificazione alla siccità, dalla variazione
del periodo delle stagioni delle piogge all'erosione delle coste. Negli anni scorsi,
la capacità di negoziazione dei Paesi africani è stata piuttosto limitata, a causa
della mancanza di un'unica posizione tra i Governi del continente sull'argomento.
"L'Africa - si legge in un documento ufficiale emesso al termine del vertice di Addis
Abeba e ripreso dall'Osservatore Romano - è vulnerabile sul piano climatico e il compito
di chi si occuperà dei negoziati per il trattato sul clima di Copenaghen deve fare
in modo che i nostri interessi vengano tenuti in conto". Da circa un decennio, l'erosione
costiera in Egitto è tale che il mare conquista ogni anno un centinaio di metri di
terra. Perdurando questa situazione, il delta del Nilo rischia di scomparire, minacciando
in modo irreversibile la produzione agricola di tutto il Paese nordafricano. Due anni
fa, il Comitato intergovernativo per i cambiamenti climatici indicò il delta del Nilo
come una delle tre aree del pianeta più vulnerabili all'innalzamento del livello del
mare: anche solo l'aumento di un metro del livello delle acque condannerebbe il 20%
della regione a essere sommersa. Il delta del Nilo ospita attualmente i due terzi
della popolazione egiziana e garantisce oltre il 60% della produzione alimentare a
tutto il Paese. E per constatare di persona gli effetti del riscaldamento globale
attorno al Polo Nord, secondo alcuni esperti mondiali responsabile dello scioglimento
dei ghiacci, il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, si recherà all'inizio della
prossima settimana in missione al circolo polare artico. Un portavoce del Palazzo
di Vetro ha precisato che Ban Ki-moon si recherà lunedì in Norvegia, da dove partirà
poi - grazie al sostegno del governo di Oslo - per visitare diverse stazioni scientifiche
dell'Artico. Prima della Norvegia, il segretario generale delle Nazioni Unite farà
tappa giovedì in Austria, per una visita agli uffici dell'Onu a Vienna, che si occupano
di lotta al narcotraffico e di non proliferazione nucleare, e per un colloquio - riferisce
l'agenzia di stampa Ansa - con il presidente austriaco, Heinz Fischer. Al termine
della missione al Polo Nord, il segretario generale delle Nazioni Unite parteciperà
alla conferenza dell'Organizzazione mondiale di meteorologia a Ginevra, dove dal 31
agosto al 4 settembre si discuterà di cambiamento climatico. (R.P.)