La Chiesa argentina contro la legalizzazione delle droghe leggere decisa dalla Corte
suprema
La Corte suprema argentina ha dichiarato ieri “incostituzionale” qualsiasi “sanzione
penale” per i maggiorenni che siano trovati in possesso di una modica quantità di
marijuana per uso personale e che, con la loro condotta, non mettano in pericolo altre
persone. In altre parole questo vuol dire che in Argentina da ieri è legale possedere
modiche quantità di marijuana per uso personale. Nel comunicato la Corte rileva che
si è trattato di un verdetto unanime dei giudici aggiungendo che, nel caso del consumo
di marijuana, “occorre proteggere la privacy delle persone adulte per quanto riguarda
la loro condotta”. Nelle 88 cartelle del dispositivo, nato dopo l’arresto e la condanna
nel 2006 di cinque giovani trovati in possesso di alcune sigarette di marijuana, si
afferma che non erano punibili proprio perché si trattava di quantitativi per uso
individuale. D’altra parte, però, la Corte ha confermato le pene comminate nel medesimo
processo alle persone arrestate perché scoperte mentre vendevano la marijuana. Il
verdetto afferma testualmente: “Le azioni private di uomini che in nessun modo offendono
l’ordine e la morale pubblica e non arrecano danni a terzi sono giudicabili solo da
Dio e dunque esulano dalle autorità dei magistrati”. La Chiesa cattolica, come aveva
fatto in diverse occasioni in questi ultimi due anni, ha ribadito ieri il proprio
“no” alla sentenza. Mons. Jorge Lozano, responsabile della Commissione episcopale
per la pastorale sulla tossicodipendenza, ha ricordato che “purtroppo si procede nel
senso contrario a quello più volte auspicato, ovvero a fare di tutto per allontanare
i giovani da qualsiasi droga”. La Chiesa ha sempre sostenuto che “l’accesso e il consumo
di qualsiasi tipo di droga va ostacolato e mai facilitato. Questo verdetto può essere
letto come un ‘si’ a tutto”. Alla vigilia della decisione della Corte suprema, mons.
Lozano aveva anche ricordato che “il tossicodipendente va ritenuto e trattato per
quello che è: una persona malata che va assistito e curato per quella sua condizione”.
Da parte sua, padre Jorge Oesterheld, portavoce dell’episcopato argentino, pochi giorni
fa, alla fine dell'Assemblea episcopale straordinaria aveva affermato: “I vescovi
sono contrari a qualsiasi tipo di depenalizzazione, ma ciò non vuol dire che il tossicodipendente
vada criminalizzato: è invece una vittima. Il narcotraffico è un crimine”. (A cura
di Luis Badilla)