A Rimini l'intervento del presidente di Cl don Julian Carròn dedicato a San Paolo,
"fariseo sconvolto dall'amore di Cristo"
Don Juliàn Carròn, successore di don Giussani alla guida di Comunione e Liberazione,
ha parlato ieri della figura dell'Apostolo Paolo davanti a 20 mila persone riunite
alla Fiera di Rimini per il 30.mo Meeting per l'amicizia fra i popoli. L’incontro,
dal titolo “Avvenimento e ragione in San Paolo”, è inserito in una serie di iniziative
del Meeting di Comunione e Liberazione sulla conclusione dell’Anno paolino. Paolo,
ha detto don Carròn, era un “circonciso, ebreo, fariseo, fedele alle leggi”, prima
che la rivelazione di Gesù sulla via di Damasco "gli sconvolgesse la vita”. Da Rimini,
il servizio del nostro inviato, Luca Collodi:
Nel trentennale
del Meeting sulla conoscenza, “difficilmente avremmo potuto trovare un testimone migliore
di Paolo”. Grazie alla rivelazione di Gesù Cristo passò da persecutore ad apostolo.
“San Paolo - ha spiegato Carron - ha accettato di sottomettere la sua ragione alla
conoscenza della realtà, così come si era resa chiara nell’esperienza sulla via di
Damasco”. Una conoscenza imprevista che ha obbligato Paolo a cambiare il suo modo
di vivere ed a testimoniare Cristo a chi non lo aveva incontrato. “Come con i Galati,
che appena battezzati, si trovarono indecisi su quale vangelo seguire per la loro
salvezza”, Paolo si appella alla loro esperienza e mette davanti ai loro occhi i prodigi
che lo Spirito aveva operato in loro:
"Il caso dei Galati dimostra chiaramente
che l’annuncio cristiano non viene accettato in modo acritico. Se Paolo si appella
all’esperienza dei Galati è precisamente perché non pretende una resa incondizionata
al Vangelo - che sarebbe assolutamente indegna della loro natura razionale di uomini
- ma li invita semplicemente a sottomettere la loro ragione all’esperienza vissuta,
di modo che non si erga a criterio di giudizio avulso di questa, rendendo così vana,
inutile, la storia che hanno vissuto e diventando così irrimediabilmente stolti".
Nell’incontro
riminese, seguito in un attento silenzio per oltre un’ora da oltre 20 mila giovani,
don Carron si è però chiesto come sia possibile raggiungere una ragionevole certezza
sulla verità cristiana. Basta non sottrarsi all’avvenimento della rivelazione di Cristo
nella nostra vita, ha risposto,“contrapponendo la ragione alla conoscenza”:
"Avvenimento
cristiano e ragione non si contrappongono nella conoscenza. Al contrario, l’avvenimento
cristiano libera la ragione dai limiti cui normalmente si conferma seguendo le usanze
della propria cultura e tradizione. La restituisce al suo dinamismo più specifico,
ossia all’aprirsi liberamente alla comprensione della totalità della realtà, e nella
sua novità radicale, come presenza di Dio tra gli uomini, la porta gratuitamente più
in là di dove arriverebbe con le sue proprie forze".
Al 30.mo Meeting di
Rimini si è parlato anche di dialogo con il mondo musulmano. Il nostro inviato, Luca
Collodi, ha intervistato Asfa Mahmoud, presidente della Casa della Cultura
islamica di Milano:
R. - La parola
“islam” vuol dire sottomissione a Dio e quindi è una parola di pace, un messaggio
di pacifica convivenza. L’islam non è una religione che va contro le altre religioni.
D.
- Il dialogo tra l’islam e le altre religioni è possibile?
R.
- Certo. L’islam è una religione aperta. C’è un versetto ben chiaro nel nostro Corano
che parla appunto di cristiani ed ebrei: “Dialogate con la gente del libro con gentilezza”.
“La gente del libro” è una forma di rispetto, perché nel Corano vuol dire cristiani
ed ebrei insieme.
D. - Esiste un islam moderato?
R.
- C’è un islam e ci sono gli estremisti. La caratteristica fondamentale nell’islam
è l’equilibrio, l’essere moderato, flessibile e aperto agli altri. E’ questo il messaggio.
Purtroppo, però, in tutte le religioni troviamo questo fenomeno d’estremismo.
D.
- Da dove nasce l’estremismo islamico?
R. - L’estremismo
islamico nasce prima di tutto dall’ignoranza e poi anche da certe politiche ingiuste.
Ad esempio, quando una persona non conosce un versetto del Corano e lo interpreta
male, vuole strumentalizzare questo versetto per rafforzare le sue idee estremistiche.
Il mondo musulmano vive purtroppo dei momenti di dittatura, d’ingiustizia, di povertà,
di alcune politiche estere.
D. - La preghiera islamica
può avere anche una valenza politica?
R. - No. La
preghiera islamica è una preghiera di pace, un dialogo tra la persona ed il suo Creatore.
La nostra preghiera è quindi un invito a parlare con Dio, a chiedergli perdono e a
lodarlo. Non vedo in questo un significato politico. Il discorso può magari essere
politico, ma la preghiera in sé non ha a che fare con la politica: è un dialogo -
ripeto - tra la persona ed il suo Creatore.
D. -
C’è il rischio di un’infiltrazione integralista in Europa?
R.
- Il rischio c’è sempre. Secondo me, per combattere qualsiasi tipo di estremismo o
qualche gruppo che vuole creare questo tipo di danni, bisogna conoscerla gente, dare
spazio a quelle persone che vogliono praticare la propria religione. In questo modo,
secondo me, l’estremismo può sparire.(Montaggio a cura di Maria Brigini)