2009-08-26 13:26:20

A Rimini l'intervento del presidente di Cl don Julian Carròn dedicato a San Paolo, "fariseo sconvolto dall'amore di Cristo"


Don Juliàn Carròn, successore di don Giussani alla guida di Comunione e Liberazione, ha parlato ieri della figura dell'Apostolo Paolo davanti a 20 mila persone riunite alla Fiera di Rimini per il 30.mo Meeting per l'amicizia fra i popoli. L’incontro, dal titolo “Avvenimento e ragione in San Paolo”, è inserito in una serie di iniziative del Meeting di Comunione e Liberazione sulla conclusione dell’Anno paolino. Paolo, ha detto don Carròn, era un “circonciso, ebreo, fariseo, fedele alle leggi”, prima che la rivelazione di Gesù sulla via di Damasco "gli sconvolgesse la vita”. Da Rimini, il servizio del nostro inviato, Luca Collodi:RealAudioMP3

Nel trentennale del Meeting sulla conoscenza, “difficilmente avremmo potuto trovare un testimone migliore di Paolo”. Grazie alla rivelazione di Gesù Cristo passò da persecutore ad apostolo. “San Paolo - ha spiegato Carron - ha accettato di sottomettere la sua ragione alla conoscenza della realtà, così come si era resa chiara nell’esperienza sulla via di Damasco”. Una conoscenza imprevista che ha obbligato Paolo a cambiare il suo modo di vivere ed a testimoniare Cristo a chi non lo aveva incontrato. “Come con i Galati, che appena battezzati, si trovarono indecisi su quale vangelo seguire per la loro salvezza”, Paolo si appella alla loro esperienza e mette davanti ai loro occhi i prodigi che lo Spirito aveva operato in loro:

"Il caso dei Galati dimostra chiaramente che l’annuncio cristiano non viene accettato in modo acritico. Se Paolo si appella all’esperienza dei Galati è precisamente perché non pretende una resa incondizionata al Vangelo - che sarebbe assolutamente indegna della loro natura razionale di uomini - ma li invita semplicemente a sottomettere la loro ragione all’esperienza vissuta, di modo che non si erga a criterio di giudizio avulso di questa, rendendo così vana, inutile, la storia che hanno vissuto e diventando così irrimediabilmente stolti".

Nell’incontro riminese, seguito in un attento silenzio per oltre un’ora da oltre 20 mila giovani, don Carron si è però chiesto come sia possibile raggiungere una ragionevole certezza sulla verità cristiana. Basta non sottrarsi all’avvenimento della rivelazione di Cristo nella nostra vita, ha risposto,“contrapponendo la ragione alla conoscenza”:

 
"Avvenimento cristiano e ragione non si contrappongono nella conoscenza. Al contrario, l’avvenimento cristiano libera la ragione dai limiti cui normalmente si conferma seguendo le usanze della propria cultura e tradizione. La restituisce al suo dinamismo più specifico, ossia all’aprirsi liberamente alla comprensione della totalità della realtà, e nella sua novità radicale, come presenza di Dio tra gli uomini, la porta gratuitamente più in là di dove arriverebbe con le sue proprie forze".

Al 30.mo Meeting di Rimini si è parlato anche di dialogo con il mondo musulmano. Il nostro inviato, Luca Collodi, ha intervistato Asfa Mahmoud, presidente della Casa della Cultura islamica di Milano:RealAudioMP3

R. - La parola “islam” vuol dire sottomissione a Dio e quindi è una parola di pace, un messaggio di pacifica convivenza. L’islam non è una religione che va contro le altre religioni.

 
D. - Il dialogo tra l’islam e le altre religioni è possibile?

 
R. - Certo. L’islam è una religione aperta. C’è un versetto ben chiaro nel nostro Corano che parla appunto di cristiani ed ebrei: “Dialogate con la gente del libro con gentilezza”. “La gente del libro” è una forma di rispetto, perché nel Corano vuol dire cristiani ed ebrei insieme.

 
D. - Esiste un islam moderato?

 
R. - C’è un islam e ci sono gli estremisti. La caratteristica fondamentale nell’islam è l’equilibrio, l’essere moderato, flessibile e aperto agli altri. E’ questo il messaggio. Purtroppo, però, in tutte le religioni troviamo questo fenomeno d’estremismo.

 
D. - Da dove nasce l’estremismo islamico?

 
R. - L’estremismo islamico nasce prima di tutto dall’ignoranza e poi anche da certe politiche ingiuste. Ad esempio, quando una persona non conosce un versetto del Corano e lo interpreta male, vuole strumentalizzare questo versetto per rafforzare le sue idee estremistiche. Il mondo musulmano vive purtroppo dei momenti di dittatura, d’ingiustizia, di povertà, di alcune politiche estere.

 
D. - La preghiera islamica può avere anche una valenza politica?

 
R. - No. La preghiera islamica è una preghiera di pace, un dialogo tra la persona ed il suo Creatore. La nostra preghiera è quindi un invito a parlare con Dio, a chiedergli perdono e a lodarlo. Non vedo in questo un significato politico. Il discorso può magari essere politico, ma la preghiera in sé non ha a che fare con la politica: è un dialogo - ripeto - tra la persona ed il suo Creatore.

 
D. - C’è il rischio di un’infiltrazione integralista in Europa?

 
R. - Il rischio c’è sempre. Secondo me, per combattere qualsiasi tipo di estremismo o qualche gruppo che vuole creare questo tipo di danni, bisogna conoscerla gente, dare spazio a quelle persone che vogliono praticare la propria religione. In questo modo, secondo me, l’estremismo può sparire. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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