2009-08-25 15:07:03

Le due Coree d'accordo sulla ripresa delle riunificazioni delle famiglie spezzate dal conflitto del 1950. Intervista con Rosella Ideo


C’è accordo tra le due Coree per ripristinare il canale umanitario che si occupa di riunificare le famiglie del Nord e del Sud divise dalla guerra del 1950-53. Da domani prenderà il via un vertice di tre giorni in una località turistica nordcoreana per definire i dettagli delle procedure. Avviato dalla Croce Rossa nel 2000, il progetto era sospeso da circa due anni per la crescente tensione fra le due Coree. Sul valore della decisione per la popolazione e per la politica internazionale, Gabriella Ceraso ha sentito Rosella Ideo, docente di Storia Politica e Diplomatica dell'Asia Orientale presso l'Università di Trieste:RealAudioMP3

R. - Ha un valore molto simbolico ed umanitario, che però non significa una vera riunificazione. L’unificazione per ora è molto lontana anche per la volontà delle due Coree. Implicherebbe uno sforzo economico enorme. I due Paesi hanno ormai maturato mentalità diverse, sono due mondi estremamente separati.

 
D. - Qual è invece il valore politico di questa decisione, nell’ottica dei recenti rapporti tra Corea del Nord e Corea del Sud?

 
R. - La cosa più importante da rilevare è che effettivamente, dopo due anni di grandi tensioni, la morte del presidente Kim Dae-jung ha dato l’occasione per un dialogo del Sud - che non c’era ancora stato per le ostilità mostrate dal presidente Lee - verso qualsiasi tipo di politica di distensione che ricordasse quella dei dieci anni precedenti. Pyongyang ha fatto il primo passo: ha cercato immediatamente di partecipare ai funerali dell’ex premier. La Corea del Sud ha accettato, ci sono stati dei colloqui e direi che ci sono buone prospettive affinché le due Coree ricomincino a dialogare.

 
D. - La scomparsa del maggior promotore del dialogo, Kim Dae-jung non comporterà quindi un cambiamento di rotta?

 
R. - Il momento è molto delicato. Vedrei più una schiarita che un ritorno ai tempi della “politica di pace a tutti i costi” che Kim Dae-jung aveva inaugurato. Quello che invece sottolineerei come un fatto positivo è che la Corea del Sud ed il presidente Lee hanno sottolineato la necessità di una riduzione degli armamenti atomici ma convenzionali. Finché non sarà firmato un trattato di pace, non vedo la possibilità di un dialogo sereno né di una reale sicurezza per la penisola coreana e per la stessa Asia nordorientale.







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