Le due Coree d'accordo sulla ripresa delle riunificazioni delle famiglie spezzate
dal conflitto del 1950. Intervista con Rosella Ideo
C’è accordo tra le due Coree per ripristinare il canale umanitario che si occupa di
riunificare le famiglie del Nord e del Sud divise dalla guerra del 1950-53. Da domani
prenderà il via un vertice di tre giorni in una località turistica nordcoreana per
definire i dettagli delle procedure. Avviato dalla Croce Rossa nel 2000, il progetto
era sospeso da circa due anni per la crescente tensione fra le due Coree. Sul valore
della decisione per la popolazione e per la politica internazionale, Gabriella
Ceraso ha sentito Rosella Ideo, docente di Storia Politica e Diplomatica
dell'Asia Orientale presso l'Università di Trieste:
R. - Ha un
valore molto simbolico ed umanitario, che però non significa una vera riunificazione.
L’unificazione per ora è molto lontana anche per la volontà delle due Coree. Implicherebbe
uno sforzo economico enorme. I due Paesi hanno ormai maturato mentalità diverse, sono
due mondi estremamente separati.
D. - Qual è invece
il valore politico di questa decisione, nell’ottica dei recenti rapporti tra Corea
del Nord e Corea del Sud?
R. - La cosa più importante
da rilevare è che effettivamente, dopo due anni di grandi tensioni, la morte del presidente
Kim Dae-jung ha dato l’occasione per un dialogo del Sud - che non c’era ancora stato
per le ostilità mostrate dal presidente Lee - verso qualsiasi tipo di politica di
distensione che ricordasse quella dei dieci anni precedenti. Pyongyang ha fatto il
primo passo: ha cercato immediatamente di partecipare ai funerali dell’ex premier.
La Corea del Sud ha accettato, ci sono stati dei colloqui e direi che ci sono buone
prospettive affinché le due Coree ricomincino a dialogare.
D.
- La scomparsa del maggior promotore del dialogo, Kim Dae-jung non comporterà quindi
un cambiamento di rotta?
R. - Il momento è molto
delicato. Vedrei più una schiarita che un ritorno ai tempi della “politica di pace
a tutti i costi” che Kim Dae-jung aveva inaugurato. Quello che invece sottolineerei
come un fatto positivo è che la Corea del Sud ed il presidente Lee hanno sottolineato
la necessità di una riduzione degli armamenti atomici ma convenzionali. Finché non
sarà firmato un trattato di pace, non vedo la possibilità di un dialogo sereno né
di una reale sicurezza per la penisola coreana e per la stessa Asia nordorientale.