Il Papa concede l'indulgenza plenaria per gli 800 anni dalla nascita di Pietro da
Morrone, futuro Papa Celestino V. Intervista con mons. Molinari
La prossima festa della Perdonanza celestiniana, che avrà come tradizionale fulcro
la città de L’Aquila, sarà vissuta quest’anno dagli abruzzesi con sentimenti del tutto
particolari. Nonostante le ferite inferte dal terremoto alla città, sono attese molte
persone alle celebrazioni che si apriranno la sera del 28 agosto, alla presenza del
cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Ma quest’anno la Perdonanza è ulteriormente
enfatizzata dal giubileo per gli 800 anni dalla nascita di Pietro da Morrone che fu
eletto Papa nel 1294 col nome di Celestino V. La Penitenzieria Apostolica ha concesso,
a nome di Benedetto XVI, una speciale indulgenza plenaria ai fedeli che nel corso
dell’Anno Celestiniano, che si concluderà il 29 agosto 2010, pregheranno davanti alle
spoglie dell’antico Pontefice, portate durante l’Anno nelle varie diocesi dell’Abruzzo
e del Molise. Fabio Colagrande ne ha parlato con l’arcivescovo de L’Aquila,
mons. Giuseppe Molinari:
R. - E’ un
fatto positivo che ci sia la Perdonanza anche quest’anno, malgrado tutto, e certamente
sarà una Perdonanza sobria, senza cose eccessive, senza fronzoli inutili. Forse questa
Perdonanza così sobria, ridotta all’essenziale, è quella che piace di più a San Celestino:
Celestino voleva richiamarci alla grande verità dell’amore di Dio, del perdono di
Dio, della riconciliazione, della conversione e della pace. E questo risalta meglio
quando vengono a mancare altri contesti che rischiano di distrarre un po’.
D.
- La 715.ma celebrazione del Perdono di Celestino V ricorda anche, però, agli aquilani
che la storia continua …
R. - Certo. Sono 715 anni
che si celebra la Perdonanza ed è bello che riusciamo a celebrarla anche quest’anno,
malgrado tutto, con l’aiuto dei Vigili del Fuoco, di tutti gli addetti alla sicurezza
che ci hanno reso disponibile una parte della basilica. Le celebrazioni avverranno
all’aperto e poi, a piccoli gruppi, ci sarà la possibilità di entrare, di fare un
percorso per cui si entra lo stesso nella Porta Santa di Santa Maria di Collemaggio.
D.
- Che significato assume la presenza del segretario di Stato vaticano alla cerimonia
di apertura?
R. - Noi sentiamo in questa presenza
la presenza stessa del Santo Padre che ci ha fatto già un grande onore venendo qui
il 28 aprile, quando ancora era fresca la tragedia del terremoto. Ricordiamo tutti
la sua parola, ricordiamo tutti la sua umanità, il suo sostare prima di tutto in ascolto
delle persone, il suo incoraggiarle. Ma ricordiamo anche quando ha visitato la Basilica
di Collemaggio devastata, quando si è fermato di fronte all’urna di San Celestino.
D.
- Quel gesto che significato ha avuto per i tanti devoti di Celestino V?
R.
- Quel gesto ha tanti significati. Per noi ha il significato di una devozione, di
un’ammirazione che Papa Benedetto ha per questo grande Papa che - è vero - agli occhi
degli storici sembra un Papa che non ha conseguito tanti successi: in fondo, il suo
Pontificato è durato pochi mesi e si è concluso con una rinuncia. Però, quel breve
tempo è stato un periodo pieno di luce per la Chiesa, è stato un invito per tutta
la Chiesa a rinnovarsi.
D. - Sarà una Perdonanza
particolare, quella del 2009, anche perché quest’anno, con la Perdonanza, si apre
l’Anno Celestiniano: che significato ha questo giubileo?
R.
- Anche questa è una circostanza molto bella, perché ricorrendo questo centenario
di San Celestino tutti i vescovi di Abruzzo e Molise insieme abbiamo voluto sottolineare
il giubileo celestiniano proprio con questa peregrinatio in tutte le diocesi
di Abruzzo e Molise: certamente, sarà un passaggio - quello dell’urna di San Celestino
- che porterà grazia, conforto, che risveglierà la fede… Non sarà un fatto folkloristico
ma è proprio un appello alla conversione, alla riconciliazione.
D.
- Mons. Molinari, quanto ha bisogno di riconciliazione, oggi, L’Aquila?
R.
- L’Aquila ha tanto bisogno di riconciliazione, come tutti. Soprattutto in questo
periodo del post-terremoto, c’è rischio anche di divisioni, di conflitti e quindi
questa forza riconciliatrice servirà senza dubbio a noi, alla nostra città, alla nostra
comunità diocesana. Però, ci auguriamo che questo messaggio di Celestino vada oltre
i confini del nostro Abruzzo e del nostro Molise per raggiungere tutta la nazione
italiana, per raggiungere tutto il mondo. Perché, in fondo, è il messaggio stesso
del Vangelo.