2009-08-24 15:27:24

Africa, crisi economica e immigrazione in primo piano al Meeting di Rimini. Interviste con Franco Frattini e Giorgio Guerrini


Seconda giornata del Meeting per l’amicizia fra i popoli, inaugurato ieri a Rimini e giunto alla sua 30.ma edizione. Numerosi gli incontri e le tavole rotonde che sviluppano le diverse dimensioni del tema del Meeting, “La conoscenza è sempre un avvenimento”. Sull’apertura dei lavori, dopo la Messa di ieri mattina con il messaggio di Benedetto XVI, ci riferisce il nostro inviato a Rimini, Luca Collodi:RealAudioMP3
 
“L’Africa deve essere considerata un ‘interlocutore politico’ dalla comunità internazionale e partecipare al tavolo delle decisioni a cominciare da una maggiore apertura del commercio mondiale”. Lo ha sostenuto il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, intervenendo ieri al Meeting di Rimini, tra gli altri con il vicepresidente della Sierra Leone, Alhaji Abu Bakarr Sidique Sam-Sumana, e il primo ministro keniota, Raila Odinga. “L’Africa - ha detto Frattini - è il continente dei conflitti dimenticati che alimentano la criminalità organizzata e la violazione dei diritti umani. Se riusciamo a dimostrare che è una opportunità e non un problema, avremo dato un grande contributo alle sfide che abbiamo davanti: la lotta alla povertà, i diritti umani, la sicurezza alimentare e i cambiamenti climatici”. Il vicepresidente della Sierra Leone, Sam-Sumana, ha chiesto ai media internazionali una maggiore informazione sui conflitti che dilaniano il Continente. “Non parlarne - ha sottolineato - significherebbe renderli ancora più frequenti”. Ma per il ministro della Sicurezza dell’Uganda, Manbazi, “il vero problema resta l’immobilità della comunità internazionale di fronte alle violenze interne ai vari Paesi africani”. Sull’immigrazione, il ministro degli esteri Frattini considera “un dovere morale aiutare chi è in difficoltà”. Anche se, ha aggiunto, “l’altro dovere morale è aiutare gli africani a eliminare le cause che determinano l’emigrazione verso l’Occidente”. Un problema di valenza europea, non solo di Malta, dell’Italia o della Grecia. E sulla recente tragedia in mare al largo di Malta, nella quale hanno perso la vita almeno 73 clandestini, il ministro ha detto alla Radio Vaticana:

 
R. - E’ evidente che, al di là dell’immediato soccorso, vi sono degli obblighi internazionali. Vi è una zona che si chiama proprio “di ricerca e salvataggio”, maltese, che deve essere coperta dai maltesi: sono 250 mila kmq di mare. Noi abbiamo detto: “Forse un’area un po’ grande per la piccolissima Malta”. Noi continuiamo a ritenere che un negoziato che dura da 10 anni con Malta, per quello spazio di mare, sia indispensabile per l’intera comunità internazionale ma Malta ha detto di no.

 
D. - Ministro Frattini, cosa pensa del dibattito in corso?

 
R. - I problemi non si affrontano con le polemiche, si affrontano dicendo: “Creiamo le condizioni perché la gente disperata sia un po’ meno disperata e non venga in Italia, che è la porta dell’Europa”. Quando, poi, qualcuno viene in Italia, noi dobbiamo chiedere all’Europa che si faccia carico di una divisone dei pesi, degli oneri, delle responsabilità. Diecimila persone che arrivano a Lampedusa, certamente, l’Italia non è in grado di tenerle. Ventisette Paesi europei potrebbero dividere, in parte, le responsabilità. Questa è la proposta ragionevole che noi facciamo all’Europa.

Intanto, stamani, economia in primo piano al Meeting di Rimini con la tavola rotonda sul tema “Affrontare la crisi e rilanciare le imprese: da dove partire?” in collaborazione con Unioncamere. All’incontro, hanno partecipato Raffaele Bonanni, segretario generale Cisl, Corrado Passera, consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, e Bernhard Scholz, presidente della Compagnia delle Opere. Con loro anche Giorgio Guerrini, presidente di Confartigianato, che al microfono del nostro inviato Luca Collodi si sofferma sull’impatto della crisi economica sulle imprese artigiane:RealAudioMP3

R. - L’economia colpisce tutti. Colpisce le grandi aziende, le piccole e medie aziende ed anche le imprese artigiane. La differenza che c’è tra un’impresa di grandi dimensioni ed una piccola impresa è che i livelli di protezione che hanno le grandi imprese non sono quelli che hanno quelle piccole. Quindi un imprenditore artigiano, un piccolo-medio imprenditore è totalmente esposto, con la propria azienda, alle oscillazioni del mercato perché non ha paracaduti e perché non ha ammortizzatori. Quindi, lo sforzo che oltre quattro milioni di imprese italiane del commercio, dell’artigianato e dei servizi hanno fatto in quest’anno così difficile, con diminuzioni sensibili di fatturati e di ordini, per il Paese non ha avuto, fortunatamente, un’uguale contrazione dell’occupazione. Le imprese, però, sono stremate.

 
D. - Quando si parla di imprese artigiane, si parla di nuclei familiari che lavorano…

 
R. - L’impresa artigiana è un’impresa a caratteristica familiare. Può avere anche delle dimensioni ampie, può essere un’azienda che ha molti dipendenti, che ha un fatturato e un export importanti, ma è ancorata alla famiglia. Ha quindi anche tutti quelli che sono i valori dell’impresa familiare, radicata nel territorio e che ha un rapporto con i propri dipendenti positivo e non di contrapposizione. Credo che in una crisi come questa la tenuta del sistema delle imprese italiane abbia le radici in questo tipo d’impostazione. Le aziende sono condotte come famiglie e quando arrivano i momenti di crisi l’imprenditore non abbandona la "barca", ma cerca di far passare il periodo brutto per poter permettere alla propria famiglia di andare avanti.

 
D. - La crisi del settore significa quindi crisi del nucleo familiare…

 
R. - La crisi del settore significa crisi dei gruppi familiari, perché intorno alla piccola impresa di quattro, cinque o dieci dipendenti, ci sono quattro, cinque o dieci famiglie. Il sacrificio - anche dal punto di vista economico - che gli imprenditori e i loro dipendenti hanno dovuto fare è stato un sacrificio importante, che vede le imprese in una situazione molto difficile.

 
D. - In questo clima globale di grandi industrie e di grandi capitali c’è qualcuno che ha ancora interesse nel mantener vivo questo settore artigiano?

 
R. - Certo, è la spina dorsale dell’economia del Paese. Se mollano le imprese artigiane qui non rimane più nulla, perché queste danno occupazione a milioni di persone che reinvestono il proprio reddito ed i propri salari nel loro Paese e nella loro città. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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