Terminate in Ungheria le celebrazioni per il millennio di fondazione della diocesi
di Pécs
“Non abbiate paura: né della società secolarizzata, né della vostra stessa debolezza.
Essa infatti è il presupposto perché voi andiate in umiltà e nell’amore di Cristo
a cercare coloro che non conoscono più o non ancora il Vangelo”. E' un passo dell'omelia
pronunciata stamani in Ungheria dal cardinale Christroph Schönborn, arcivescovo
di Vienna, durante la Santa Messa per il millennio di fondazione della diocesi di
Pécs. Il porporato, inviato speciale del Santo Padre, sottolinea al microfono di
Marta Vértse, incaricata del programma ungherese della
nostra emittente, l'importanza di questo anno del millennio per la diocesi di Pécs:
R. – E’ un
millennio, quello della diocesi di Pécs, che segna un momento di particolare importanza
per la storia di tale diocesi ed anche per la storia dell’Ungheria. Pécs venne fondata
dal Santo Re Stefano ed ha un significato molto speciale non solo per il Paese ma
per la cristianizzazione di tutta l’Europa.
D. –
Il motto del Giubileo è tratto dalla Lettera ai Romani: “Se è santa la radice, lo
saranno anche i rami”. Possiamo attualizzare le parole di San Paolo nelle nostre società
fortemente secolarizzate?
R. – Certo, ma parlando
delle radici non dobbiamo dimenticare che la sorgente della fede è presente attraverso
il Battesimo, i Santi che hanno vissuto in questa terra e la vita di fede, di preghiera,
di sacrificio, di dono di se stessi da parte di tanti fedeli. Quegli stessi fedeli
che spesso si trovano nascosti nell’umiltà della vita quotidiana, nonostante mantengano
presenti le radici, la sorgente della quale vive la fede cristiana oggi. Non c’è dunque
solo il compito di annunciare il Vangelo, ma anche di riscoprire la presenza della
sorgente viva del Vangelo tra di noi.
D. – Lei, come
arcivescovo di Vienna, è particolarmente vicino alla Chiesa locale dell’Ungheria.
L’Ungheria festeggia quest’anno il ventesimo anniversario del crollo della cortina
di ferro fra l’Ungheria e l’Austria. Quali sono stati, secondo lei, i cambiamenti
avvenuti durante questi due decenni?
R. – Innanzitutto,
il dono prezioso della libertà, anche con le sfide che essa comporta. Ci sono però
anche le nuove sofferenze e le nuove sfide del post-comunismo, di un periodo abbastanza
difficile – quello appunto del dopo comunismo – nel quale la Chiesa può avere un ruolo
di aiuto per una società che vive un disorientamento alquanto drammatico.
D.
– Pécs si trova nella parte meridionale dell’Ungheria, nel Transdanubio, vicino alla
frontiera con la Croazia e la Serbia. La città ha una rilevante minoranza etnica tedesca
e non è un caso che sarà capitale europea nel 2010. Sarà questa un’ulteriore occasione
per ribadire il legame inseparabile tra cultura e cristianesimo?
R.
– Sì, è una bella occasione comunque non priva di difficoltà, perché non è evidente
la vicinanza della cultura e della fede e a volte il lavoro si basa tutto sull’avvicinare
ciò che oggi può sembrare molto lontano l’uno dall’altro. Si devono quindi trovare
anche qui le radici cristiane della cultura e questo non è un compito facile, bensì
una sfida da affrontare. (Montaggio a cura di Maria Brigini)