2009-08-23 15:49:17

Giornata internazionale del ricordo della tratta negriera e della sua abolizione


Era la notte tra il 22 e il 23 agosto 1791: gli schiavi africani organizzavano un’insurrezione a Santo Domingo dando inizio al lungo processo di abolizione della tratta transatlantica. Sono trascorsi più di 200 anni da quell’evento e ancora oggi 175 milioni di persone ogni anno sono vendute, costrette al lavoro forzato o alla prostituzione. Sulla Giornata internazionale del ricordo della tratta negriera e della sua abolizione sotto l’egida dell’Onu e dell’Unesco, ascoltiamo al microfono di Mariella Pugliesi, padre Giulio Albanese, esperto di Africa:RealAudioMP3

R. – Questo fenomeno, quello della tratta di tanta umanità dolente, è di grande attualità. Per certi versi sono cambiate le forme, ma di fatto c’è ancora un vero e proprio schiavismo nell’animo dei negrieri, di questi personaggi che in una maniera o nell’altra speculano sulle sofferenze altrui. Basti pensare al fenomeno migratorio, al fatto che ancora oggi c’è tanta gente che proprio per sopravvivere è costretta addirittura a prostituirsi, è costretta a vivere in condizioni subumane, a pagare cifre altissime. Poi, il fenomeno riguarda anche i giovani, i minori: pensiamo all’utilizzo dei baby-soldiers, dei bambini soldato …

 
D. – Le donne e i bambini sono le maggiori vittime, quindi …

 
R. – Non v’è dubbio! Sono quelle che, per certi versi, vengono maggiormente penalizzate. C’è da rilevare che in alcuni contesti sociali vengono praticate forme di sudditanza a livello sociale per cui la donna ancora oggi è emarginata e vive di fatto in una condizione di sottomissione che per certi versi ha a che fare con la schiavitù: una schiavitù nella ferialità della vita che è in flagrante violazione dei diritti umani.

 
D. – Nonostante la promulgazione di leggi e convenzioni internazionali, di fatto il traffico degli esseri umani non è mai scomparso dalla storia dell’umanità. Vi è una mancanza di volontà di alcuni Stati nel discutere il dramma in corso?

 
R. – Certo che c’è! C’è mancanza di volontà politica! Ma purtroppo gli aspetti economici, i risvolti del cosiddetto business prendono sempre il sopravvento, perché non dimentichiamo che la matrice della schiavitù, tornando indietro con la moviola della storia, ma anche in tempi più recenti, è comunque legata sempre all’aspetto mercantile.

 
D. – Cosa possiamo fare noi, cittadini e cristiani, per combattere questo fenomeno?

 
R. – Innanzitutto, promuovere la società civile: è uno dei compiti che stanno svolgendo egregiamente tante comunità cristiane nel Sud del mondo, particolarmente in Africa, a significare che il diritto-dovere di cittadinanza è fondamentale; per certi versi è parte integrante dell’evangelizzazione, nel momento in cui affermiamo che l’uomo e la donna sono stati creati a immagine e somiglianza di Dio. Detto questo, l’informazione, il dare voce a chi non ha voce, gioca un ruolo non indifferente soprattutto qui da noi. Mi viene in mente quello che diceva uno dei grandi che ha segnato davvero la storia contro ogni forma di schiavitù e di apartheid: il grande Martin Luther King. Affermava: “Non bisogna tanto avere paura delle parole dei malvagi, dei cattivi, dei satrapi, dei prepotenti, quanto piuttosto preoccuparci del silenzio degli onesti”. In questo senso, credo che ognuno di noi debba fare il proprio esame di coscienza.







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