Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
In questa 21.ma Domenica del Tempo Ordinario la liturgia continua a proporci il Vangelo
del discorso di Gesù sul Pane disceso dal cielo. Molti dei discepoli sono scandalizzati
e vanno via dicendo: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù continua a
spiegarla: poi chiede agli Apostoli se vogliono andare via anche loro. Simon Pietro
risponde: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna
e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
Su questo
brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti,
docente di Cristologia all'Università Lateranense:
Gesù dopo
aver fatto dono delle sue parole fa anche un altro dono: quello della spiegazione
del peso e del significato che esse hanno. Gesù spiega la natura e la qualità delle
parole che ha espresso. Questa spiegazione era sommamente necessaria perché le parole
di Dio non sono come le nostre parole. “Le parole che ho detto sono spirito e vita”.
Nelle parole dell’uomo, nello spirito, nella vita, si trasfonde mai pienamente in
esse. In Dio invece c’è perfetta unità tra il vivere, l’essere vivente, l’esprimere
e l’essere spirituale. Per questo se uno le accoglie, le ascolta per intero, senza
trasceglierne alcune e tralasciarne altre, inizia ad accogliere in sé lo spirito e
la vita di Dio stesso. All’inizio, di questo ascolto c’è un atto di fede a cui fa
seguito la conoscenza, cioè l’avere esperienza. Per questo Pietro di fronte alla domanda
radicale di Gesù non risponde: “Dove andremo”, ma “Da chi andremo”. La vita dell’uomo
si decide qui. L’uomo diventa quel che segue. Tutto si decide di fronte alla presenza
dinanzi alla quale egli sta e vive e quindi dalle parole, dallo spirito e dalla vita
che egli porta in sé. Noi portiamo in noi stessi le parole, lo spirito e la vita di
Dio.