Carestia in Sud Sudan: cibi paracadutati dall’alto per 300mila persone
L’Organizzazione delle Nazioni Unite ha annunciato con riferimento alla zona del Sud
Sudan che darà il via libera a breve al Pam (Programma alimentare mondiale) che prevede
il lancio dall’alto di cibo mediante paracaduti. Si tratta di pacchi destinati a circa
300mila persone colpite da una “pre-carestia”, è il termine con cui l’Onu definisce
questo stadio alimentare sul territorio. Il Pam ha come obiettivo la distribuzione
di 22mila tonnellate di cibo, metà di esse dagli aerei e l’altra metà via terra. Oltre
1,3 milioni di sud sudanesi hanno bisogno di assistenza nutrizionale, - scrive l’Avvenire
- soprattutto i coltivatori che hanno subito gli effetti delle scarse precipitazioni
atmosferiche di quest’anno. “Il lancio di cibo dagli aerei è più costoso rispetto
al tradizionale sistema di distribuzione, poiché usiamo grandi aerei che scaricano
direttamente in volo invece di piccoli veivoli che possono atterrare. – ha spiegato
Kenro Oshidari, massimo ufficiale del Pam dalla capitale sudanese Khartum - Ma al
momento ci sono aree del territorio completamente tagliate fuori e irraggiungibili
a causa delle gravi condizioni stradali e dell’insicurezza nella zona”. Un quadro
sociale gravato da un inizio di carestia e dalla instabilità politica. Nel giugno
scorso almeno 40 sud sudanesi, tra soldati e civili, sono rimasti uccisi nel corso
degli scontri scoppiati nella cittadina di Akobo, nello Stato di Jonglri. Scontri
legati alla spartizione degli aiuti umanitari. L’Onu ha annunciato inoltre che proseguirà
per i prossimi quattro anni nelle operazioni di disarmo iniziate nel febbraio scorso.
L’agenzia Misna riferisce infine in una nota che migliaia di civili sono stati costretti
alla fuga per una serie di attacchi del gruppo di ribelli nord-ugandesi dell’Esercito
di resistenza del Signore (Lord’s resistance army, Lra) nella regione sudanese del
Western Equatoria. Lo ha reso noto l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr/Acnur)
che ha presentato ieri un rapporto sulla situazione nella zona, precisando che gli
attacchi risalgono al 12 e 13 agosto nel distretto di Ezo, nei pressi del confine
con la Repubblica democratica del Congo. Secondo il documento, un numero imprecisato
di persone sarebbero state rapite e diverse case bruciate nel corso delle violenze
avvenute in due villaggi a pochi chilometri dalla capitale regionale di Yambio, dove
i ribelli avrebbero inoltre saccheggiato case e negozi. Una trentina di operatori
umanitari dell’Unhcr – continua l’agenzia Misna - sono stati evacuati dalla zona rimasta
priva di assistenza e aiuti, mentre da allora circa 5000 civili, tra cui donne e bambini,
sono fuggiti verso nord. (A.V.)