2009-08-22 15:03:14

Carestia in Sud Sudan: cibi paracadutati dall’alto per 300mila persone


L’Organizzazione delle Nazioni Unite ha annunciato con riferimento alla zona del Sud Sudan che darà il via libera a breve al Pam (Programma alimentare mondiale) che prevede il lancio dall’alto di cibo mediante paracaduti. Si tratta di pacchi destinati a circa 300mila persone colpite da una “pre-carestia”, è il termine con cui l’Onu definisce questo stadio alimentare sul territorio. Il Pam ha come obiettivo la distribuzione di 22mila tonnellate di cibo, metà di esse dagli aerei e l’altra metà via terra. Oltre 1,3 milioni di sud sudanesi hanno bisogno di assistenza nutrizionale, - scrive l’Avvenire - soprattutto i coltivatori che hanno subito gli effetti delle scarse precipitazioni atmosferiche di quest’anno. “Il lancio di cibo dagli aerei è più costoso rispetto al tradizionale sistema di distribuzione, poiché usiamo grandi aerei che scaricano direttamente in volo invece di piccoli veivoli che possono atterrare. – ha spiegato Kenro Oshidari, massimo ufficiale del Pam dalla capitale sudanese Khartum - Ma al momento ci sono aree del territorio completamente tagliate fuori e irraggiungibili a causa delle gravi condizioni stradali e dell’insicurezza nella zona”. Un quadro sociale gravato da un inizio di carestia e dalla instabilità politica. Nel giugno scorso almeno 40 sud sudanesi, tra soldati e civili, sono rimasti uccisi nel corso degli scontri scoppiati nella cittadina di Akobo, nello Stato di Jonglri. Scontri legati alla spartizione degli aiuti umanitari. L’Onu ha annunciato inoltre che proseguirà per i prossimi quattro anni nelle operazioni di disarmo iniziate nel febbraio scorso. L’agenzia Misna riferisce infine in una nota che migliaia di civili sono stati costretti alla fuga per una serie di attacchi del gruppo di ribelli nord-ugandesi dell’Esercito di resistenza del Signore (Lord’s resistance army, Lra) nella regione sudanese del Western Equatoria. Lo ha reso noto l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr/Acnur) che ha presentato ieri un rapporto sulla situazione nella zona, precisando che gli attacchi risalgono al 12 e 13 agosto nel distretto di Ezo, nei pressi del confine con la Repubblica democratica del Congo. Secondo il documento, un numero imprecisato di persone sarebbero state rapite e diverse case bruciate nel corso delle violenze avvenute in due villaggi a pochi chilometri dalla capitale regionale di Yambio, dove i ribelli avrebbero inoltre saccheggiato case e negozi. Una trentina di operatori umanitari dell’Unhcr – continua l’agenzia Misna - sono stati evacuati dalla zona rimasta priva di assistenza e aiuti, mentre da allora circa 5000 civili, tra cui donne e bambini, sono fuggiti verso nord. (A.V.)







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