2009-08-22 15:20:26

Afghanistan: luci e ombre sulle elezioni politiche a due giorni dalla chiusura delle urne


"Una vittoria contro quelli che volevano impedire al popolo afghano di decidere il proprio futuro". Cosi gli osservatori dell’Ue commentano le elezioni afghane a due giorni dalla chiusura delle urne, pur sottolineando gli enormi problemi che hanno accompagnato le operazioni di voto. E a Kandahar i talebani avrebbero mantenuto fede alla terribile promessa di mutilare chi avesse osato recarsi alle urne, tagliando l’indice destro a due persone. Intanto il presidente uscente afghano, Hamid Karzai, e il suo principale rivale, Abdullah Abdullah, smorzano i toni della polemica causata da entrambe le parti con la rivendicazione della vittoria subito dopo la chiusura dei seggi. Da Kabul, Barbara Schiavulli:RealAudioMP3

Le donne che non hanno avuto un adeguato accesso al voto, la grossolana registrazione che fa rischiare brogli e la bassa affluenza, secondo gli osservatori europei hanno avuto un effetto sulle elezioni più negativo della violenza. “Impossibile ancora dire quante persone hanno votato di sicuro qui al nord e al centro”, ha detto il generale francese Morillon, presidente della Missione di osservazione europea. Grande attesa e tensione, nonostante gli appelli alla moderazione, per sapere chi abbia vinto le elezioni presidenziali in una Kabul cocente, rallentata dal primo giorno di Ramadan, il mese del digiuno islamico. Il conteggio è stato fatto ma non filtrano indiscrezioni. Bisognerà aspettare il 25 agosto per avere i risultati preliminari e la metà di settembre per avere quelli ufficiali, quando la commissione che si occupa dei brogli avrà vagliato tutte le denunce, almeno cento delle quali sono state firmate dallo stesso Abdullah Abdullah, il rivale del presidente Karzai, che rischia di andare al ballottaggio se non otterrà il 51 per cento delle preferenze. Intanto, sono ripresi i combattimenti, nel nord e nel sud sono stati uccisi una trentina di militanti, mentre uno dei responsabili delle teste di cuoio afghane è morto quando il suo veicolo è saltato su una mina insieme ad altri quattro militari nella provincia di Baghlan. Due poliziotti, invece, sono stati uccisi in un agguato nella periferia di Jalalabad.

 
Usa- Cina
Il presidente statunitense Barack Obama si recherà in visita a Pechino, in Cina, a metà novembre: lo ha reso noto oggi l'ambasciatore Usa nella capitale cinese. Sul tavolo dei rapporti sino-americani ci sono questioni spinose come quelle sulle politiche economiche e commerciali, le ambizioni regionali della Nord Corea e la sfida al cambiamento climatico.

Ripresa economica
L'economia mondiale ha evitato il peggio e inizia ad emergere dalla recessione. A dichiararlo, ieri, il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke. La ripresa, secondo il numero uno della Banca centrale americana, “all'inizio sarà lenta”. Il cauto ottimismo di Bernanke ha spinto in alto Wall Street e i listini europei che ieri hanno chiuso ai massimi da oltre 10 mesi. Ma il mondo è veramente uscito dalla crisi economica? Marco Guerra lo ha chiesto a Giacomo Vaciago, direttore dell’Istituto di Economia e Finanza dell’Università Cattolica di Milano:RealAudioMP3

R. – Già da aprile la produzione industriale ha smesso di scendere e nei mesi successivi questa ripresa si è consolidata. C’è però un problema: la ripresa è partita in Asia e nei Paesi emergenti quali Brasile, Cina, India, Singapore, Taiwan e così via. La vera sommessa è quanto questa ripresa potrà "contagiare" la domanda delle nostre economie, perché al momento sono ripartite le nostre esportazioni e quindi c’è ancora un rischio.

 
D. – E’ possibile prevedere una netta inversione di tendenza anche sul piano occupazionale?

 
R. – Non per ora. Settembre è ancora un mese molto pericoloso perché molte aziende, nella primavera di quest’anno, hanno licenziato poco rispetto alla caduta della produzione e quindi c’è un fabbisogno di riduzione del personale ancora presente.

 
D. – Secondo alcune stime, a settembre la crescita della Cina arriverà all’8,5 per cento ed è di oggi la notizia che Obama si recherà, a novembre, in visita a Pechino. Ormai l’asse dell’economia mondiale si è spostato sul Pacifico?

 
R. – Questa ripresa conferma quello che era già nell’aria negli anni scorsi: si era parlato di “Chimerica”, ossia China più America. Oggi Cina e Stati Uniti sono molto più convergenti rispetto ad Europa e Stati Uniti in quelli che sono gli interessi economici e strategici. L’Atlantico si è ampliato ed il Pacifico si è ridotto. Questo crea un problema enorme per l’Europa, perché noi, da soli, non contiamo più nulla.

 
D. – In questo quadro, quindi, quale sarà il ruolo dell’Europa e dell’Italia?

 
R. – L’Italia può solo far squadra in Europa ed io auspico sempre che il nostro governo riesca a lavorare con quello francese e tedesco. Insieme siamo ancora qualcuno. L’Europa deve chiaramente procedere sulla sua strada d’integrazione. I 27, insieme, hanno un Pil pari a quello americano e a quello di tutti i Paesi emergenti. Peccato che sono 27 Paesi non ancora uniti. L’unica speranza è che l’Europa dimostri di esistere.

 
Iraq
Tre soldati iracheni sono stati uccisi e altri 3 feriti in un attacco a Baghdad, nel primo giorno del Ramadan. Un altro soldato è morto in un secondo agguato avvenuto a Baquba, a 60 km dalla capitale. Ieri, intanto, nel Paese del Golfo, sono stati arrestati i componenti di un gruppo terroristico, fedeli a Saddam Hussein, ritenuti responsabili della catena di attentati di martedì scorso a Baghdad che hanno causato 95 vittime.

Iran
In Iran i religiosi conservatori si dicono contrari alla nomina di tre donne ministro, alla Salute, al Welfare e all'Istruzione, fatta dal presidente Mahmud Ahmadinejad giovedì scorso. Il dibattito sul nuovo esecutivo inizierà in Parlamento domani: il voto di fiducia è previsto il 30 agosto.

Libia
Continua a suscitare polemiche la vicenda dell’agente libico Megrahi, condannato all’ergastolo per la strage di Lockerbie e rilasciato dalle autorità scozzesi per le sue gravi condizioni di salute. Ieri il figlio del leader libico Gheddafi, in un’intervista, ha rivelato che il rientro nel Paese dell’agente è conseguenza di una serie di ''contratti per forniture di petrolio e gas'' stipulati negli anni scorsi fra Libia e Gran Bretagna. Immediata la smentita di Londra. Sempre ieri Gheddafi incontrando Megrahi, che si definisce vittima di un errore giudiziario, ha lodato il coraggio della Scozia.

Russia
Continua ad aggravarsi il bilancio, tuttora provvisorio, del disastro avvenuto lunedì scorso nella centrale idroelettrica di Sayano-Shushenskaya, in Siberia. La stima aggiornata dalle autorità russe parla di 66 morti accertati e ancora 9 dispersi. Nel frattempo proseguono le operazioni di bonifica dell'adiacente fiume Yenisei e dell'area circostante, dove si rischia la catastrofe ecologica a causa della fuoriuscita di un enorme quantitativo di olio combustibile.

Moldova
Il partito comunista moldavo, che ha perso la maggioranza dei seggi nelle ultime elezioni del 29 luglio dopo 18 anni ininterrotti di governo, ha annunciato che non parteciperà ad un governo di coalizione con gli oppositori liberali. Il quadro politico resta quindi caotico: quattro partiti di opposizione hanno dato vita ad una coalizione denominata “Alleanza per l'integrazione europea” e con i loro 53 seggi hanno i numeri per eleggere, la prossima settimana, il presidente del parlamento e anche il governo, ma non il nuovo presidente per il quale occorrono 61 voti. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 234

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