Afghanistan: luci e ombre sulle elezioni politiche a due giorni dalla chiusura delle
urne
"Una vittoria contro quelli che volevano impedire al popolo afghano di decidere il
proprio futuro". Cosi gli osservatori dell’Ue commentano le elezioni afghane a due
giorni dalla chiusura delle urne, pur sottolineando gli enormi problemi che hanno
accompagnato le operazioni di voto. E a Kandahar i talebani avrebbero mantenuto fede
alla terribile promessa di mutilare chi avesse osato recarsi alle urne, tagliando
l’indice destro a due persone. Intanto il presidente uscente afghano, Hamid Karzai,
e il suo principale rivale, Abdullah Abdullah, smorzano i toni della polemica causata
da entrambe le parti con la rivendicazione della vittoria subito dopo la chiusura
dei seggi. Da Kabul, Barbara Schiavulli:
Le donne
che non hanno avuto un adeguato accesso al voto, la grossolana registrazione che fa
rischiare brogli e la bassa affluenza, secondo gli osservatori europei hanno avuto
un effetto sulle elezioni più negativo della violenza. “Impossibile ancora dire quante
persone hanno votato di sicuro qui al nord e al centro”, ha detto il generale francese
Morillon, presidente della Missione di osservazione europea. Grande attesa e tensione,
nonostante gli appelli alla moderazione, per sapere chi abbia vinto le elezioni presidenziali
in una Kabul cocente, rallentata dal primo giorno di Ramadan, il mese del digiuno
islamico. Il conteggio è stato fatto ma non filtrano indiscrezioni. Bisognerà aspettare
il 25 agosto per avere i risultati preliminari e la metà di settembre per avere quelli
ufficiali, quando la commissione che si occupa dei brogli avrà vagliato tutte le denunce,
almeno cento delle quali sono state firmate dallo stesso Abdullah Abdullah, il rivale
del presidente Karzai, che rischia di andare al ballottaggio se non otterrà il 51
per cento delle preferenze. Intanto, sono ripresi i combattimenti, nel nord e nel
sud sono stati uccisi una trentina di militanti, mentre uno dei responsabili delle
teste di cuoio afghane è morto quando il suo veicolo è saltato su una mina insieme
ad altri quattro militari nella provincia di Baghlan. Due poliziotti, invece, sono
stati uccisi in un agguato nella periferia di Jalalabad.
Usa-
Cina Il presidente statunitense Barack Obama si recherà in visita a Pechino,
in Cina, a metà novembre: lo ha reso noto oggi l'ambasciatore Usa nella capitale cinese.
Sul tavolo dei rapporti sino-americani ci sono questioni spinose come quelle sulle
politiche economiche e commerciali, le ambizioni regionali della Nord Corea e la sfida
al cambiamento climatico.
Ripresa economica L'economia mondiale
ha evitato il peggio e inizia ad emergere dalla recessione. A dichiararlo, ieri, il
presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke. La ripresa, secondo il numero uno
della Banca centrale americana, “all'inizio sarà lenta”. Il cauto ottimismo di Bernanke
ha spinto in alto Wall Street e i listini europei che ieri hanno chiuso ai massimi
da oltre 10 mesi. Ma il mondo è veramente uscito dalla crisi economica? Marco Guerra
lo ha chiesto a Giacomo Vaciago, direttore dell’Istituto di Economia e Finanza
dell’Università Cattolica di Milano:
R. – Già
da aprile la produzione industriale ha smesso di scendere e nei mesi successivi questa
ripresa si è consolidata. C’è però un problema: la ripresa è partita in Asia e nei
Paesi emergenti quali Brasile, Cina, India, Singapore, Taiwan e così via. La vera
sommessa è quanto questa ripresa potrà "contagiare" la domanda delle nostre economie,
perché al momento sono ripartite le nostre esportazioni e quindi c’è ancora un rischio.
D.
– E’ possibile prevedere una netta inversione di tendenza anche sul piano occupazionale?
R.
– Non per ora. Settembre è ancora un mese molto pericoloso perché molte aziende, nella
primavera di quest’anno, hanno licenziato poco rispetto alla caduta della produzione
e quindi c’è un fabbisogno di riduzione del personale ancora presente.
D.
– Secondo alcune stime, a settembre la crescita della Cina arriverà all’8,5 per cento
ed è di oggi la notizia che Obama si recherà, a novembre, in visita a Pechino. Ormai
l’asse dell’economia mondiale si è spostato sul Pacifico?
R.
– Questa ripresa conferma quello che era già nell’aria negli anni scorsi: si era parlato
di “Chimerica”, ossia China più America. Oggi Cina e Stati Uniti sono molto più convergenti
rispetto ad Europa e Stati Uniti in quelli che sono gli interessi economici e strategici.
L’Atlantico si è ampliato ed il Pacifico si è ridotto. Questo crea un problema enorme
per l’Europa, perché noi, da soli, non contiamo più nulla.
D.
– In questo quadro, quindi, quale sarà il ruolo dell’Europa e dell’Italia?
R.
– L’Italia può solo far squadra in Europa ed io auspico sempre che il nostro governo
riesca a lavorare con quello francese e tedesco. Insieme siamo ancora qualcuno. L’Europa
deve chiaramente procedere sulla sua strada d’integrazione. I 27, insieme, hanno un
Pil pari a quello americano e a quello di tutti i Paesi emergenti. Peccato che sono
27 Paesi non ancora uniti. L’unica speranza è che l’Europa dimostri di esistere.
Iraq Tre
soldati iracheni sono stati uccisi e altri 3 feriti in un attacco a Baghdad, nel primo
giorno del Ramadan. Un altro soldato è morto in un secondo agguato avvenuto a Baquba,
a 60 km dalla capitale. Ieri, intanto, nel Paese del Golfo, sono stati arrestati i
componenti di un gruppo terroristico, fedeli a Saddam Hussein, ritenuti responsabili
della catena di attentati di martedì scorso a Baghdad che hanno causato 95 vittime.
Iran In
Iran i religiosi conservatori si dicono contrari alla nomina di tre donne ministro,
alla Salute, al Welfare e all'Istruzione, fatta dal presidente Mahmud Ahmadinejad
giovedì scorso. Il dibattito sul nuovo esecutivo inizierà in Parlamento domani: il
voto di fiducia è previsto il 30 agosto.
Libia Continua a suscitare
polemiche la vicenda dell’agente libico Megrahi, condannato all’ergastolo per la strage
di Lockerbie e rilasciato dalle autorità scozzesi per le sue gravi condizioni di salute.
Ieri il figlio del leader libico Gheddafi, in un’intervista, ha rivelato che il rientro
nel Paese dell’agente è conseguenza di una serie di ''contratti per forniture di petrolio
e gas'' stipulati negli anni scorsi fra Libia e Gran Bretagna. Immediata la smentita
di Londra. Sempre ieri Gheddafi incontrando Megrahi, che si definisce vittima di
un errore giudiziario, ha lodato il coraggio della Scozia.
Russia Continua
ad aggravarsi il bilancio, tuttora provvisorio, del disastro avvenuto lunedì scorso
nella centrale idroelettrica di Sayano-Shushenskaya, in Siberia. La stima aggiornata
dalle autorità russe parla di 66 morti accertati e ancora 9 dispersi. Nel frattempo
proseguono le operazioni di bonifica dell'adiacente fiume Yenisei e dell'area circostante,
dove si rischia la catastrofe ecologica a causa della fuoriuscita di un enorme quantitativo
di olio combustibile.
Moldova Il partito comunista moldavo, che ha
perso la maggioranza dei seggi nelle ultime elezioni del 29 luglio dopo 18 anni ininterrotti
di governo, ha annunciato che non parteciperà ad un governo di coalizione con gli
oppositori liberali. Il quadro politico resta quindi caotico: quattro partiti di opposizione
hanno dato vita ad una coalizione denominata “Alleanza per l'integrazione europea”
e con i loro 53 seggi hanno i numeri per eleggere, la prossima settimana, il presidente
del parlamento e anche il governo, ma non il nuovo presidente per il quale occorrono
61 voti. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra) Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 234 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.