Mons. Cheenath: in Orissa la nostra forza è la Croce di Cristo
Il 23 agosto ricorre il primo anniversario delle violenze contro i cristiani dell'Orissa.
Dopo la morte del capo spirituale dei nazionalisti indù Swami Laxamananda Saraswati,
ucciso da gruppi maoisti, la comunità cristiana è stata sconvolta da una drammatica
serie di attacchi. Mons. Raphael Cheenath, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneshwar, ripercorre
l’anno trascorso sottolineando i costanti sforzi della Chiesa locale: “Vogliono cancellare
ogni traccia del cristianesimo dall’Orissa - afferma in una intervista ad AsiaNews
- ma la nostra missione continua”. Nell’angoscia “mi ha dato conforto la fede e la
determinazione delle persone a rimanere cristiani”. Dopo un anno, molte persone vivono
ancora nei campi profughi e sono ancora di più quelle che hanno trovato rifugio nelle
città e negli Stati vicini. “C’è stato anche un lungo letargo dell’amministrazione
pubblica – fa notare mons. Raphael Cheenath - ma posso comunque dire che ci sono stati
dei progressi”. “I nostri religiosi – spiega il presule - sono stati l’obiettivo principale
dei fondamentalisti”. “La nostra vocazione al sacerdozio, soprattutto in questo anno
che il Papa ha voluto dedicare ai sacerdoti, ci invita a consumare tutti noi stessi
nel servire il popolo di Dio”. “I fondamentalisti – conclude mons. Cheenath - non
si arrenderanno mai e continueranno a perseverare nel loro intento. Ma le persecuzioni
non ci fermeranno. La Croce di Cristo è la nostra forza, la nostra speranza, la nostra
gioia”. Per domenica prossima la Chiesa ha indetto in Orissa il “Giorno della pace
e dell’armonia” perché episodi drammatici come l’uccisione di Swami Laxmananada Saraswati
e le violenze anti-cristiane non si ripetano. (A.L.)