Usa: cresce il problema del ricambio generazionale nelle congregazioni
Negli Stati Uniti l’apostolato tra i giovani per promuovere le vocazioni costituisce
una priorità per le comunità dei religiosi e delle religiose. E’ l’analisi che emerge
da un rapporto del “Center for Applied research in the Apostolate” commissionato dal
National Religious Vocation Conference. Il rapporto, ripreso dall’Osservatore Romano,
pone in evidenza che nella loro vita numerosi giovani manifestano poco interesse alla
vita religiosa. C’è necessità, dunque, di implementare l’attività di apostolato, in
particolare nelle scuole e nelle parrocchie per far fronte al calo delle vocazioni.
Nel rapporto si rivela, infatti, che le congregazioni negli Stati Uniti devono far
fronte ad un progressivo “invecchiamento”. Manca un ricambio generazionale che apporti
energie nuove alla missione della Chiesa. Secondo i dati forniti dal Centro di ricerche,
il 75% dei religiosi e il 90% delle religiose hanno un’età media che supera i sessant’anni.
L’età media degli aspiranti al sacerdozio e delle novizie è di circa trent’anni. “Quanto
emerge dal rapporto – afferma suor Mary Bendyna, direttore esecutivo del Centro –
non è altro che una conferma di quanto i responsabili delle comunità religiose avevano
avuto modo di constatare nel corso di questi anni”. Tra le proposte indicate c’è quella
relativa all’istituzione in ogni congregazione di un direttore per le vocazioni che
sia impegnato a tempo pieno nel ruolo: tale figura garantirebbe, secondo il rapporto,
un aumento della capacità attrattiva delle comunità nei confronti delle nuove generazioni.
“I giovani – spiega suor Bendyna – sono alla ricerca di un nuovo approccio alla vita
religiosa, pur mantenendo i valori tradizionali”. “Le nuove generazioni – aggiunge
– cercano un supporto nelle comunità al fine di approfondire il loro impegno e la
loro fede”. Nella ricerca si sottolinea infine che il 21% degli aspiranti alla vita
religiosa proviene da Paesi ispanico-latini, il 14 per cento dall’area asiatica, il
6% da quella africana. Il 73% degli aspiranti ha studiato in scuole cattoliche e oltre
il 70% ha conseguito un diploma di laurea. (A.L.)