Kenya: dopo più di trent'anni di lavoro tradotta la bibbia nella lingua Pokot
Dopo più trent'anni di intenso lavoro finalmente la popolazione Pokot del Kenya potrà
leggere la Bibbia tradotta nella propria lingua madre. La nuova Bibbia, la cui traduzione
e supervisione sono state coordinate e dirette dalla società biblica del Kenya (Bsk),
sarà ufficialmente presentata a Nairobi, sabato prossimo, nel corso di una cerimonia
dal ministro delle Comunicazioni e Informazioni, Samuel Poghisio. I pokot sono una
comunità pastorale che vive nelle aride pianure del nord-ovest del Kenya e che si
estende anche in Uganda. La principale difficoltà - hanno spiegato gli studiosi -
non è stata tanto la traduzione della Bibbia ma le differenze nella presentazione
e nell'introduzione delle note a pie' pagina e nelle indicazioni dottrinali. "Finalmente,
un viaggio iniziato trent'anni fa si è appena concluso - ha dichiarato con soddisfazione
il presidente della società bibliba del Kenya, Isacco Litali - e adesso è giunto il
momento di raccogliere i frutti del duro lavoro e del sacrificio della gente pokot.
In passato ci siamo accorti quanto fosse importante la presenza della Bibbia tradotta
nelle lingue locali tra le popolazioni indigene”. “La traduzione nella propria lingua
- ha aggiunto - ha un profondo effetto sulle persone, le induce a ricevere la Parola
di Dio in modo più efficace rispetto a prima. Si dice che è il Signore a rivolgersi
a loro nella loro lingua principale”. Tra gli obiettivi della Conferenza episcopale
del Kenya vi è quello di promuovere la traduzione della Bibbia nelle diverse lingue
dei popoli indigeni. Si deve fare in modo che sia più presente nelle riunioni e durante
le celebrazioni. Si deve anche offrire piena fiducia agli indigeni operatori di pastorale,
sacerdoti, religiosi, animatori delle comunità e catechisti, affinché si sentano appoggiati
e abbiano il posto che corrisponde loro come protagonisti del processo di inculturazione
del Vangelo. Il ministro Poghisio ha sottolineato che la Bibbia sarà anche una risorsa
fondamentale per affrontare il problema del perenne conflitto tra i pokot e i popoli
vicini. Per la popolazione pokot la pubblicazione di questa Bibbia significa anche
“un migliorarsi dal punto di vista dell'alfabetizzazione, molte persone si sforzeranno
di imparare a leggere e a scrivere”. Per la Chiesa del Kenya è fondamentale fortificare
l'incarnazione della fede cristiana nella vita dei popoli che hanno una tradizione
di fede e spiritualità. Occorre, inoltre, enfatizzare l'importanza dell'apprendistato
delle lingue proprie dei popoli originari, rendere presente la Bibbia nei momenti
significativi della vita e organizzare laboratori per traduttori della Bibbia e della
liturgia nelle lingue indigene. "La promozione della traduzione cattolica della Bibbia
nei diversi idiomi dei popoli originari - ha affermato Elisabetta Muriuki, segretario
generale della Bible Society of Kenya - è un diritto degli stessi a provare l'amore
del Padre che ci manifesta la sua Parola. Il processo di inculturazione del Vangelo
- ha concluso Muriuki - è un'esperienza comunitaria". Secondo la Società Biblica del
Kenya – ricorda l’Osservatore Romano - la Bibbia era disponibile solo in sedici lingue:
borana, dholuo, ekegusii, gikuyu, kalenjin, kidawida, kikamba, kimiiru, logooli, lunyore,
masai, nandi, luhya, swahili, turkana, somo. Adesso si aggiunge la versione in pokot.
Attualmente, vi sono altri quindici gruppi linguistici che hanno a disposizione solo
la traduzione del Nuovo Testamento e tre gruppi linguistici che dispongono solo di
una piccola parte delle Sacre Scritture. La lingua pokot appartiene al gruppo delle
lingue Nilotiche Meridionali. Secondo l’ultimo censimento del Kenya (1999) gli abitanti
del distretto del West Pokot erano 308 mila, quasi tutti pokot. A questi vanno aggiunti
circa 70 mila pokot che vivono in Baringo e almeno 50.000 in Uganda. (A.L.)