Sri Lanka: i monsoni aggravano la situazione nei campi profughi tamil
Le piogge monsoniche che si stanno abbattendo sullo Sri Lanka aggravano le condizioni
di vita dei rifugiati raccolti nei campi profughi delle zone di Mannar e Vavuniya.
Il centro più colpito è la Manik Farm in cui sono raccolti circa 280mila rifugiati
di guerra di etnia tamil. Le Nazioni Unite affermano che circa 2mila ricoveri hanno
subito gravi danni: 10mila persone sono rimaste prive dei ripari e dei servizi igienici.
Gordon Weiss, portavoce Onu a Colombo, afferma che “l’impatto dei primi nubifragi
è stato enorme e i danni causati dai monsoni destano serie preoccupazione”. David
White, direttore di Oxfam per lo Sri Lanka, spiega che “il sito della Manik Farm non
è agibile sia dal punto di vista logistico sia da quello tecnico e non saremo in grado
di affrontare la stagione delle piogge”. Le prime precipitazioni abbattutesi sui campi
hanno causato almeno cinque morti tra i profughi. Un ragazzo è rimasto ucciso dal
crollo della latrina in cui si trovava. White spiega che “i servizi igienici dei campi
sono allagati. Fango ed escrementi defluiscono verso le tende della gente e le zone
comuni dove i rifugiati cucinano”. C’è il serio rischio di contaminazione dell’acqua
potabile il che “aumenta il rischio della diffusione di malattie”. Nimalka Fernando,
avvocato srilankese e attivista per i diritti umani, dice ad AsiaNews che “i profughi
nei campi di Vavuniya non sono trattati come vittime del conflitto, ma come criminali
di guerra”. (V.V.)