"Le comunità cristiane dell'Asia centrale, che vivono in mezzo a persone di altre
tradizioni religiose, si impegnano a diffondere la buona notizia del Regno soprattutto
tramite la testimonianza della loro fede". È quanto si legge sul sito "Oriente cristiano"
che si riferisce a un dossier dell'agenzia Fides su "L'Asia centrale e le sfide della
missione". Il dossier è formato da due parti: nella prima, dopo gli aspetti geografici
e geopolitici, viene affrontato il tema dell'era post sovietica nell'area; nella seconda
si analizzano i temi dell'islam centroasiatico, della libertà religiosa, dell'arrivo
del cristianesimo, della missione della Chiesa e del dialogo interreligioso. "I popoli
e le religioni di questa regione - si legge nel dossier - nel corso di tre generazioni
sono stati sottoposti a una politica di internazionalismo forzato e di ateismo militante,
che ha lasciato dietro di sé un vuoto spirituale. Questa circostanza, insieme al difficile
processo di rinascita dell'indipendenza e dell'autocoscienza nazionale, come anche
la complessa situazione economica di una regione molto ricca di risorse materiali,
è da tenere presente, parlando della predicazione del Regno di Dio". La rinascita
spirituale è cominciata alla fine degli anni Ottanta e all'inizio degli anni Novanta
del secolo XIX, anche se con numerose difficoltà a causa anzitutto del recente passato
ateista, della scarsità di sacerdoti, letteratura religiosa, chiese, mezzi di informazione
e difficoltà delle condizioni sociali. Essa tuttavia progredisce, anche se con alterni
successi, a seconda della regione. Un passo fondamentale è stata la storica visita
del Papa Giovanni Paolo II in Kazakhstan nel 2001. Essa ha realizzato i sogni dei
cattolici del Kazakhstan, e ha permesso ai pellegrini degli altri Paesi dell'Asia
centrale, e anche a molti russi, di incontrare il Pontefice. (V.V.)