Il terrorismo dei talebani minaccia le elezioni in Afghanistan
In Afghanistan è guerra dichiarata da parte dei talebani alle elezioni presidenziali
e amministrative che si terranno domani in tutto il Paese. Di ora in ora si susseguono
gravi attacchi dei ribelli ai punti più sensibili della capitale Kabul e dellle altre
regioni, attentati che coinvolgono, in un sempre più pesante tributo di sangue, civili,
militari locali e della forza internazionale. Da Kabul le ultime notizie nel servizio
di Barbara Schiavulli:
Strade deserte,
negozi chiusi: la festa dell’indipendenza, che si celebra oggi, gli afghani la trascorrono
a casa per paura degli attacchi promessi dai talebani in vista delle elezioni presidenziali
e provinciali che si terranno domani. L’ultimo annuncio, diffuso dalla militanza,
è che per le vie di Kabul si stanno aggirando una ventina di kamikaze pronti a farsi
esplodere. Nel sud continuano gli attacchi ai seggi, molti dei quali resteranno chiusi;
si parla di un 10 per cento delle settemila sedi elettorali che da domani accoglieranno
i coraggiosi cittadini decisi a deporre la scheda, sfidando ogni possibile violenza.
Oggi, intanto, la capitale è rimasta col fiato sospeso durante l’assedio ad una banca
in pieno centro, ad un paio di chilometri dal palazzo presidenziale, occupata da un
commando di uomini, poi eliminati dalla polizia dopo quattro ore di scontri a fuoco.
Nella provincia di Ghazni quattro poliziotti sono stati uccisi dal fuoco amico di
un elicottero della Nato che li ha scambiati per militanti durante un’operazione.
Una famiglia è stata invece spazzata via dalla provincia di Takhar da una mina piazzata
sulla strada. Per domani il presidente Karzai, dato per favorito in queste elezioni,
ma che rischia, comunque, di andare al ballottaggio se non raggiungerà il 51 per cento
delle preferenze, ha chiesto che vengano interrotte le attività militari delle truppe
straniere. “Faremo quello che ci è stato chiesto – ha confermato il generale Bertolini,
capo di Stato Maggiore della Nato a Kabul – ma questo non ci toglie il diritto, se
veniamo attaccati, di difendere noi e soprattutto la popolazione afghana”. L’insicurezza
getta, dunque, un’atmosfera di grande preoccupazione sullo svolgimento e sulla riuscita
di questa tornata elettorale. A Simona Lanzoni, di Pangea Onlus, promotrice
di diversi progetti di sviluppo in favore della popolazione afghana, Stefano Leszczynski
ha chiesto quale sia il clima in cui gli elettori afghani si preparano all’appuntamento
di domani.
R. - La popolazione
è abbastanza terrorizzata per le minacce, da un lato dei talebani e dall’altro proprio
per la tensione politica che regna in questi giorni, non solo a Kabul ma in tutto
l’Afghanistan. D. – Quindi un clima che verosimilmente è destinato
a influenzare parecchio l’andamento di questo voto? R. – Decisamente
sì. Ricordiamoci che negli ultimi 10 giorni i talebani hanno cominciato a fare serie
e pesanti minacce a tutta la popolazione, soprattutto a sud. Hanno fatto pressioni
nelle moschee attraverso volantinaggi, attraverso messaggi radio che riescono a entrare
nelle frequenze delle altre emittenti, dicendo che tutte le persone che verranno trovate
con l’inchiostro indelebile sulle dita, avranno come punizione il taglio del dito.
Poi sul versante strettamente elettorale si parla di possibili frodi e di acquisto
di voti a sud come a nord dell’Afghanistan. D. – Come uscire
da questa empasse, come riuscire a garantire ai civili afghani di essere artefici
del proprio futuro anche politico? R. – Sarà molto difficile
questa volta perché non sarà come l’ultima volta, in cui la gente aveva veramente
la speranza in un cambiamento ed è uscita in massa a votare. Questa volta molte persone
hanno venduto le loro carte elettorali pur di non recarsi al voto. Molto spesso sono
talmente remoti i villaggi in cui si trovano che comunque non hanno neanche vicino
a loro una sede elettorale. Quindi non andranno comunque a votare. Nelle città, malgrado
lo sforzo che è stato fatto, anche dalla società civile a spingere le persone ad andare
a votare, la paura è comunque il sentimento che prevale. Quindi sarà molto difficile
questa giornata di domani, malgrado l’intervento militare internazionale nel voler
assicurare a tutti la possibilità di andare a votare. E sempre
sul clima pre-elettorale in Afghanistan, Giancarlo La Vella ha raggiunto telefonicamente
a Kabul Maurizio Salvi, inviato dell’Ansa per queste fondamentali elezioni:
R. – E’ praticamente
impossibile immaginare una situazione di tensione maggiore di questa in una vigilia
elettorale. Bisogna dire che qui a Kabul perfino gli afghani, che sono da anni abituati
ad attacchi, attentati e bombe, sono, in questo momento, estremamente preoccupati.
Le strade di Kabul sono quasi deserte. D. – Tra la gente prevale
la paura oppure c’è la consapevolezza dell’importanza di andare comunque al voto? R.
– Ho la sensazione che i processi di cambiamento istituzionale innescati in questo
Paese siano stati un po’ troppo rapidi. Credo che la situazione risenta ancora della
precedente amministrazione statunitense e della dottrina dell’ex presidente Bush di
voler esportare la democrazia a tutti i costi. Quello che posso dire è che in gran
parte la gente non è preparata ad un salto verso un sistema democratico di stile occidentale.
C’è partecipazione e consapevolezza dell’importanza del voto, ma l’opinione pubblica
sembra apparentemente divisa tra chi è disposto a sostenere a spada tratta questo
progetto d’instaurare una democrazia di stile occidentale e chi, invece, sente ancora
molto forte la tradizione della storia di un’altra forma di democrazia, che naturalmente
è ben altra cosa rispetto ai talebani. I talebani sono una forma di reazione, anche
terroristica, che s’innesta in una realtà culturale diversa da quella occidentale.