Disarmo, clima e crisi energetica al centro del Seminario di Erice
Sarà come ogni anno il centro di cultura scientifica “Ettore Majorana” di Erice, borgo
in provincia di Trapani, la sede delle giornate di studio sulle emergenze planetarie.
120 scienziati provenienti da tutto il mondo si confronteranno da domani fino a domenica
prossima su disarmo e proliferazione nucleare, clima e crisi energetica. Mariella
Pugliesi ha chiesto le finalità dei seminari internazionali di Erice al presidente
della Federazione mondiale degli scienziati e ideatore dell’iniziativa, il prof.
Antonino Zichichi:
R. – Dare
chiarezza e rigore ai temi sui quali è impegnata tutta l’umanità, perché non dobbiamo
dimenticare che le emergenze planetarie sono 63. Noi vogliamo contribuire in modo
rigorosamente scientifico a chiarire quali sono le tematiche su cui è meglio impegnarsi. D.
– Nell’enciclica “Caritas in veritate” Benedetto XVI parla di una necessaria sensibilità
ecologica dei Paesi altamente industrializzati a favore dei Paesi poveri. Come si
può vivere il pianeta con responsabilità? R. – La difesa della
vita e della dignità umana devono essere al centro di ogni azione governativa, essendo
noi l’unica forma di materia vivente dotata di ragione. Non si deve quindi operare
contro questi principi fondamentali e non si devono neanche dimenticare le radici
della nostra esistenza. D. – Il prossimo dicembre si terrà,
a Copenaghen, la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima. Una delle sessioni dei
seminari sarà dedicata proprio ad un confronto sui modelli matematici applicati alla
meteo-climatologia… R. – Se vogliamo capire la logica del Creatore
dobbiamo fare degli esperimenti ed è quello che noi facciamo, usando una matematica
molto più rigorosa di quella usata dai meteo-climatologi. Non è vero che qualcuno
può dimostrare oggi che le variazioni climatologiche – di cui si parla tanto – siano
una conseguenza delle attività umane. A Copenaghen, perciò, farebbero bene a mettere
sotto analisi il valore rigorosamente matematico di certi modelli. D.
– La produzione di petrolio diminuisce ma la domanda di energia mondiale cresce. Come
si può affrontare la crisi energetica? R. – Siamo un miliardo
di privilegiati che hanno a loro disposizione la giusta quantità d’energia pro capite.
I viaggiatori di questa navicella spaziale che gira attorno al Sole, la Terra, sono
sei miliardi e mezzo. Noi siamo un miliardo e loro sono cinque miliardi e mezzo; di
questi cinque miliardi e mezzo – secondo alcune stime delle Nazioni Unite – 800 milioni
vivono avendo a loro disposizione la stessa quantità d’energia che avevano i nostri
antenati dell’età della pietra e in questo gruppo, a tutt’oggi, si muore ancora per
fame e per malattia. La risposta all’enorme crisi energetica mondiale è l’energia
nucleare. D. – Cosa significa fare scienza e quali sono i pericoli
di un suo uso incontrollato? R. – Fare scienza vuol dire studiare
la logica di colui che ha fatto il mondo. La scienza, quindi, non può essere contro
l’uomo, in quanto il libro della natura e la Bibbia hanno lo stesso autore. Quando
c’è una scoperta scientifica vuol dire che è stato decifrato un passaggio di quel
Libro. L’uso della scienza – come dice Giovanni Paolo II – non è più scienza. Ecco
per quale motivo è determinante, per il progresso dell’umanità, non dimenticare l’insegnamento
di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, i quali insistono nel far capire al mondo
i veri motivi che reggono la logica del Creato.