2009-08-17 14:25:30

L'arcivescovo di Montevideo: l'adozione da parte di coppie gay non dà priorità agli interessi del bambino


In Uruguay, dopo la presentazione in Parlamento, l'anno scorso, di un progetto di legge per autorizzare l'adozione di bambini da parte di coppie omosessuali, questa settimana il Senato dovrebbe dare il via libera definitivo alla nuova normativa. Se sarà approvata, questa legge completerà un iter che era partito dalla legalizzazione dell'unione tra persone dello stesso sesso. Il Paese appare molto spaccato sulla materia anche se, in Parlamento, le previsioni sono tutte a favore dell'approvazione della legge. La Chiesa si era già pronunciata sulla questione il 27 aprile 2007. Sulla scia di questo documento, l'arcivescovo di Montevideo, mons. Nicolás Cotugno, il 14 agosto scorso ha ribadito le posizioni cattoliche. Secondo il presule la questione dell’adozione da parte di coppie omosessuali è “molto grave” e prima di essere un problema “della religione, della filosofia o della sociologia, il tema riguarda il rispetto della natura umana stessa”. Accettare questo tipo di adozione “va contro la natura umana e di conseguenza contro i diritti della persona stessa”, aggiunge il presule per poi citare nella sua dichiarazione il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede del 31 luglio 2003, a firma dell'allora cardinale Joseph Ratzinger, che afferma: “La Chiesa insegna che il rispetto verso le persone omosessuali non può portare in nessun modo all'approvazione del comportamento omosessuale oppure al riconoscimento legale delle unioni omosessuali. Il bene comune esige che le leggi riconoscano, favoriscano e proteggano l'unione matrimoniale come base della famiglia, cellula primaria della società. Riconoscere legalmente le unioni omosessuali, oppure equipararle al matrimonio, significherebbe non soltanto approvare un comportamento deviante, con la conseguenza di renderlo un modello nella società attuale, ma anche offuscare valori fondamentali che appartengono al patrimonio comune dell'umanità. La Chiesa non può non difendere tali valori, per il bene degli uomini e di tutta la società” (n. 11). Mons. Cotugno, inoltre, ricorda che la stessa Convenzione sui diritti del bambino, che in Uruguay è stata recepita come legge nazionale (la n. 16137), esorta le autorità pubbliche a “curare sempre gli interessi superiori del bambino". “E certamente - aggiunge il presule - nel caso di adozione di questo tipo non è proprio l’interesse superiore del bambino ciò a cui viene data priorità bensì all’interesse di chi adotta”. In altre parole il bambino diventa un oggetto di strumentalizzazione e dunque è usato come mezzo per soddisfare “la rivendicazione “di diritti di certe persone o gruppi”. L’arcivescovo di Montevideo si chiede perché non vengano perfezionati, in modo da essere resi più agevoli, i meccanismi per l’adozione dei figli da parte di coppie eterosessuali, con un padre e una madre, che oltre al cibo e all’affetto possono dare al bambino “formazione, identità e progetto familiare”. “La natura umana - rileva mons. Cotugno - per un corretto sviluppo della personalità esige che i bambini abbiano un modello d’identità maschile e femminile”. Ribadendo il massimo rispetto per coloro “che liberamente hanno scelto per la propria vita la relazione omosessuale”, il presule sottolinea che in quest’opzione è inclusa quella di non procreare e quindi di non diventare genitore. L’adozione da parte di coppie gay sarebbe allora, spiega, un’ulteriore dimostrazione che il bambino preteso serve soltanto a soddisfare gli interessi di queste persone, che pure hanno rinunciato liberamente alla paternità, e non quelli del bambino stesso. Infine, l’arcivescovo uruguayano torna su quanto aveva già detto la Conferenza episcopale il 27 aprile 2007: “Non consentire questo tipo di adozione non rappresenta in nessun modo una discriminazione delle persone omosessuali”. Queste persone, a suo avviso, hanno fatto delle scelte che non permettono di parlare di trattamento “disuguale tra uguali. In questo caso si tratta di segnalare le differenze tra diseguali. O meglio: nessuno può essere discriminato ingiustamente, ma può essere sì differenziato a motivo della sua situazione reale”. In concreto, conclude mons. Cotugno, "esiste una giustificazione piena e convincente per negare la funzione di genitore a chi, per libera scelta, ha deciso di non esserlo sia come scelta di vita sia come stile della propria esistenza”. Il 26 settembre 2008, alla fine della visita ad Limina, Benedetto XVI esortò i vescovi dell'Uruguay: "Insegnate, quindi, la fede della Chiesa nella sua integrità, con il coraggio e la persuasione proprie di chi vive di essa e per essa, senza rinunciare a proclamare esplicitamente i valori morali della dottrina cattolica, che a volte sono oggetto di dibattito nell'ambito politico, culturale o nei mezzi di comunicazione sociale, valori che si riferiscono alla famiglia, alla sessualità e alla vita. Conosco i vostri sforzi per difendere la vita umana dal suo concepimento fino al suo termine naturale e chiedo a Dio che rechino come frutto una chiara consapevolezza in ogni uruguayano della dignità inviolabile di ogni persona e un impegno fermo a rispettarla e salvaguardarla senza riserve". (A cura di Luis Badilla)







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