In Kirgizistan bisogna raccogliere le firme per poter pregare
In Kirghizistan, ex repubblica sovietica, le autorità vietano gli incontri fra i fedeli
dei gruppi non autorizzati. La denuncia, ripresa da AsiaNews, arriva dall’agenzia
di stampa cristiana Forum 18, secondo la quale molti gruppi protestanti chiedono da
anni la registrazione ma ricevono rifiuti per ragioni formali. Senza il riconoscimento
da parte delle autorità i fedeli non possono incontrarsi nemmeno per pregare o celebrare
la Messa. I criteri restrittivi per il riconoscimento dei gruppi religiosi (che comprendono
la necessità che la richiesta sia firmata da almeno 200 persone) sono quelli sanciti
dalla legge sulla libertà religiosa, entrata in vigore nel gennaio 2009. Con il divieto
di svolgere attività e le intimidazioni subite dai fedeli – lamentano i gruppi religiosi
– è difficile persino raccogliere le firme necessarie alla pratica burocratica. La
Chiesa protestante di Gesù Cristo ha ottenuto il riconoscimento a Bishkek, ma le autorità
dicono che l’autorizzazione non ha valore nella città di Talas e hanno vietato ai
fedeli di incontrarsi in un cinema. I cristiani hanno cominciato a darsi appuntamento
in un appartamento privato, il cui proprietario è stato più volte convocato e interrogato.
Nel distretto di Kochkor, a Naryn, il procuratore ha vietato al pastore delle Chiesa
protestante El-Shaddai, Bakhyt Mukashev di convocare incontri a casa sua: la sua Chiesa
è registrata a Bishkek, ma l’atto non vale altrove. Proprio nella città di Biskek,
racconta AsiaNews, il culto preso maggiormente di mira è quello Hare Krishna: la sua
domanda di registrazione è stata respinta e ai fedeli è vietata qualsiasi propaganda.
La persecuzione colpisce anche le sette islamiche: ai fedeli del culto Ahmadiya, registrato
a Bishkek come “missione estera”, è proibita qualsiasi attività religiosa. (V.F.)