A vent’anni dalla visita di Giovanni Paolo II, il valore sempre forte del pellegrinaggio
al Santuario mariano di Oròpa
Milleduecento metri: è questa l’altitudine alla quale sorge il Santuario mariano di
Orópa, in Piemonte. A poca distanza dalla città di Biella, questo luogo sacro, datato
al 1600, vede ogni anno migliaia di pellegrini venerare la statua della “Madonna Nera”,
portata lì, secondo la tradizione, da Sant’Eusebio. Ma quale valore ha, oggi, il pellegrinaggio
in questo luogo mariano? Isabella Piro lo ha chiesto al Rettore del Santuario,
don Michele Berchi:
R.
– Il fatto che uno capisca che la sua vita non dipende da lui nel senso che appartiene
a un mistero più grande, un mistero buono. Il primo valore di un santuario è questo
di rendere vicino, vicinissimo, dentro alla storia, dentro alle tradizioni, dentro
la propria terra, questa bontà del mistero che si è fatto uomo e si è fatto uomo nel
modo più tenero, nascendo da una donna. Il primo valore è proprio la vicinanza del
mistero dell’incarnazione ai bisogni e alle necessità di ciascuno. La seconda questione
che proprio fa del pellegrinaggio, secondo me, il gesto più importante è che si viene
a chiedere una grazia, la grazia delle grazie, cioè avere la vita salva in tutti gli
aspetti suoi, ma simboleggia il desiderio di offrire quel che si può e quel che si
riesce anche se appunto non in modo proporzionato, perché c’è sempre l’idea della
sproporzione tra il poco che posso offrire e il tanto che vengo a chiedere.
D.
– In un certo senso il camminare è anche un modo di pregare?
R.
- Io insisto su questo, cioè che è molto popolare nel senso che è per tutti perché
non c’è bisogno di essere né preparati teologicamente, né devotamente. Il fatto di
venire su a piedi è una forma di preghiera possibile a tutti.
D.
- In Maria - ricorda spesso il Santo Padre - l’uomo può scorgere il sorriso di Dio.
Cosa ci dice dunque il volto della Vergine?
R. –
La cosa che commuove di più è il fatto che Dio facendosi uomo abbia accettato - ma
di più - abbia accolto il fatto di assomigliare a sua mamma. E’ proprio il farsi vicino
di Dio nella carne. Mi sembra che questo spieghi perché la devozione a Maria sia così
inserita nella fede cattolica: perché il volto di Gesù teneva dentro anche il volto
di Maria.
D. –Il Santuario di Orópa conserva la statua
della “Madonna Nera”. Cosa sappiamo di questa scultura?
R.
– La tradizione fa risalire il Santuario a Sant’Eusebio e mi sembra che tutti i dati
storici appoggino quello che la tradizione tramanda. La statua attuale venerata qui
ad Orópa è nera. Le teorie sono molte. La più tradizionale riguarda il fatto che molti
artisti sono ispirati al Cantico dei Cantici: “nigra sum sed formosa”, in cui i cristiani
hanno visto sia prefigurata la Chiesa che la Vergine Maria.
D.
– Recentemente il Santuario di Orópa ha celebrato il ventennale della visita di Giovanni
Paolo II. Cosa ricorda di quel momento?
R. – Ero
allora l’unico diacono che stava diventando sacerdote della diocesi di Biella, Era
il 16 luglio del ’89 e io potei assistere il Santo Padre nella celebrazione eucaristica
come diacono, per cui ho un ricordo personale molto forte perché questo santuario
è parte delle mie radici e dello svilupparsi della mia fede. Poter servire messa al
Papa qui è stato uno dei regali più belli della mia vocazione sacerdotale. Per tutti
i biellesi questa visita è stata ed è ancora una festa che ci ha segnati tutti. Questo
pellegrinaggio - lo chiamò lui - ha segnato per i biellesi un affetto alla Madonna,
al Papa e al Signore, che appunto ci portiamo dentro e che ha determinato molti aspetti
della fede biellese. Non ultima una capacità di accoglienza che non é proprio consona
al nostro carattere piemontese montanaro.