Non accenna spegnersi il conflitto tra le Forze Armate Congolesi e i gruppi di ribelli
del Kivu, nella regione orientale della Repubblica Democratica del Congo. A farne
le spese soprattutto la popolazione civile costretta a rifugiarsi nelle foreste per
sfuggire a violenze di ogni tipo. A denunciare la drammatica situazione, Medici Senza
Frontiere (Msf) che, nei primi sei mesi del 2009, ha dovuto effettuare almeno 290.000
consultazioni mediche e 700 interventi chirurgici. Marco Bruno ha sentito Andrea
Pontiroli portavoce di Msf.
R. – Assistiamo
a continui sfollamenti, a villaggi bruciati, a violenze di ogni tipo nei confronti
della popolazione civile, inclusi atti di violenza sessuale. Per darvi una cifra,
solo nella prima metà del 2009, le nostre équipe hanno assistito 2.800 persone vittime
di violenza sessuale.
D. – La situazione di violenza
non è però l’unico problema che riscontrate …
R.
– Oltre alla violenza, persone, famiglie, villaggi continuano a fuggire e sono in
fuga comunque da anni, quindi sono già in una situazione di estrema precarietà e ogni
volta che gli scontri si avvicinano ad un villaggio, ad un campo sfollati fuggono
tutti per paura di ritorsioni, per paura di essere accusati di sostenere una parte
o l’altra. E quando fuggono, spesso passano lunghi periodi nelle foreste dove ovviamente
hanno scarsissimo accesso al cibo, il che ha poi tutta una serie di conseguenze sanitarie.
Quando poi vanno nei campi, ovviamente poi c'è il rischio di epidemie e di colera.
Il tutto, purtroppo, nella quasi totale indifferenza da parte della comunità internazionale.
C’è una certa attenzione, c’è una certa presenza di organizzazioni non governative
nella capitale del Kivu, Goma, ma appena ci allontaniamo all’interno, Msf si trova
spesso ad essere l’unica organizzazione internazionale presente in maniera permanente
e che offre cure mediche e cure chirurgiche e assistenza alle vittime delle violenze
sessuali, e assistenza sanitaria in genere.
D. –
Di cosa c’è bisogno? Cosa si può fare per queste popolazioni?
R.
– Sicuramente, sarebbe opportuno che altre organizzazioni non governative, organizzazioni
internazionali di soccorso umanitario, pervenissero anch’esse all’interno del Paese
in quanto siamo di fronte a popolazioni di per sé già debilitate e in più vittima
di violenza e di guerra. Poi ci sarebbe bisogno in generale di una maggiore attenzione
e questo sicuramente anche da un punto di vista politico, quindi a livello di Unione
Europea, a livello di governi e anche della regione, sarebbe opportuno e necessario
che si accelerassero i colloqui di pace, il processo di pace, in modo da interrompere
questo ciclo di violenze che, è bene ricordarlo, va avanti ormai da tantissimi anni:
ogni volta, la popolazione si trova più indebolita a subire violenze sempre peggiori.