Cile. Mons. Vial: i mapuches difendano la loro identità
“La violenza certamente non è la strada giusta”, ha detto ieri il vescovo di Temuco,
Cile, mons. Manuel Camilo Vial, commentando addolorato la morte di un attivista di
24 anni dell’etnia Mapuche, Jaime Facundo Mendoza Collío, ucciso mercoledì scorso
da un poliziotto mentre le forze dell’ordine tentavano di mettere fine all’occupazione
di terre nella regione dell’Araucania, dove si registra la maggiore presenza di indigeni.
Si tratta, tra l’altro, di una regione a 650 chilometri a sud della capitale dove,
da diversi anni, permane insoluto un grave conflitto tra le comunità Mapuche e gli
agricoltori cileni che si accusano a vicenda di usurpazione delle terre. “C’è un morto,
ci sono feriti, si è rotta la fiducia reciproca, ci sono danni morali, e tutto ciò
ostacola la soluzione di un conflitto che si protrae da secoli”, ha commentato il
presule proprio nel momento in cui il presidente della Repubblica, Michelle Bachelet
lamentava con preoccupazione questo grave incidente. “Nulla giustifica la violenza
nell’Araucani. Dobbiamo capire presto che l’unico cammino per risolvere le legittime
e storiche richieste del popolo Mapuche è il dialogo”, ha osservato il capo di Stato
esprimendo “dolore, partecipazione e solidarietà”. Riflettendo su questo dialogo
auspicato e necessario, mons. Manuel Camilo Vial ha rilevato che è urgente “conoscere
le persone con le quali dobbiamo interagire”. “E’ chiaro, ha aggiunto, che sino ad
oggi non abbiamo saputo vivere insieme come due popoli nello stesso territorio”. Ricordando
il lungo conflitto, il presule ha sottolineato che il popolo Mapuche per lunghi e
troppi anni ha subìto incomprensioni e umiliazioni; spesso è stato emarginato al punto
di diventare un popolo impoverito che però possiede molti grandi valori”. Secondo
mons. Manuel Camilo Vial occorre che “tutte le istituzioni assumano il loro giusto
ruolo nel rispetto reciproco e nel dialogo poiché si tratta di affrontare un problema
importante: la coesistenza di due culture (…) e ciò esige soprattutto fiducia reciproca”.
Perciò il presule ha ripetuto le parole di Giovanni Paolo II nel corso della sua visita
apostolica alla città di Temuco, capitale dell’Araucania, indirizzate il 5 aprile
1987 ai Mapuches: “Nel difendere la vostra identità, non solo esercitate un diritto,
ma compiete anche un dovere; il dovere di trasmettere la vostra cultura alle generazioni
future”. Come in passato ha già fatto a più riprese l’episcopato cileno il vescovo
ha chiamati tutti i cristiani ad accrescere il loro sforzo in favore “di un dialogo
tra le due culture”. Rispondendo alle domande dei giornalisti mons. Manuel Camilo
Vial ha detto che molte misure del governo precedente e di quello in carica sono state
ben accolte e accettate da parte dei Mapuches, ma nel momento di far fronte a misure
concrete o a questioni specifiche, la lentezza, la burocrazia e i ritardi creano molti
problemi e conflitti. Il presule ha anche indicato come pericoloso, “perché è come
gettare benzina sul fuoco”, il fatto che da parte di alcuni settori politici di fronte
ai problemi si chieda sempre “più presenza della polizia, più forza, più durezza,
che ovviamente non servono a risolvere la questione”. Infine, mons. Manuel Camilo
Vial ha voluto lanciare un invito ai mass-media in favore di un’informazione più articolata
e ricca con lo scopo di aiutare a superare i pregiudizi e diffondere i molti aspetti
positivi dei Mapuches, come per esempio il loro enorme desiderio di formazione e istruzione:
“Non è un caso, ha concluso, che nell’Università di Temuco il 40% degli studenti siano
Mapuches”. (A cura di Luis Badilla)