Lettera del Papa per il millennio della diocesi ungherese di Pécs. Le radici cristiane
dell’Europa nel magistero di Benedetto XVI
Un’occasione propizia affinché i fedeli mostrino una rinnovata fede e un particolare
amore per la Chiesa e il Vangelo: è quanto scrive il Papa nella Lettera al cardinale
Christoph Schoenborn, suo Inviato Speciale alle celebrazioni per il Millennio della
diocesi ungherese di Pécs. L’arcivescovo di Vienna sarà dunque a Pécs il 23 agosto
prossimo per celebrare i mille anni dell’istituzione della diocesi, denominata anche
delle “Cinque Chiese”, avvenuta durante il Pontificato di Papa Sergio IV. Un evento
che mostra quanto il Vangelo sia radicato nella storia di tutta l’Europa e che ci
offre l’opportunità di riprendere alcune meditazioni di Benedetto XVI sulle radici
cristiane del Vecchio Continente. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Europa sii
te stessa: dall’inizio del suo Pontificato, Benedetto XVI esorta i popoli europei
a non dimenticare le proprie radici cristiane. Un patrimonio inestimabile, una riserva
di valori che anche oggi rappresenta un solido fondamento per la costruzione dell’Europa
unita. Senza memoria non c’è futuro, sottolinea il Papa incontrando i vescovi della
Comece, in occasione del 50.mo anniversario dei trattati di Roma, il 24 marzo 2007:
“Non
si può pensare di edificare un’autentica 'casa comune' europea trascurando l’identità
propria dei popoli di questo nostro Continente. Si tratta infatti di un’identità storica,
culturale e morale, prima ancora che geografica, economica o politica; un’identità
costituita da un insieme di valori universali, che il Cristianesimo ha contribuito
a forgiare, acquisendo così un ruolo non soltanto storico, ma fondativo nei confronti
dell’Europa. Tali valori, che costituiscono l’anima del Continente, devono restare
nell’Europa del terzo millennio come 'fermento' di civiltà”. Per
non perdersi, l’Europa deve volgere lo sguardo a Cristo: è questo il messaggio che
il Papa lancia nel suo viaggio apostolico in Austria, al Santuario di Mariazell, nel
settembre del 2007:
“Come dimenticare che l’Europa
è portatrice di una tradizione di pensiero che tiene legate fede, ragione e sentimento?
Illustri filosofi, anche indipendentemente dalla fede, hanno riconosciuto il ruolo
centrale svolto dal cristianesimo per preservare la coscienza moderna da derive nichilistiche
o fondamentalistiche”. (Udienza generale 12 settembre 2007) Recentemente
il Papa torna a parlare delle radici cristiane dell’Europa nella sua visita all’Abbazia
benedettina di Montecassino. Benedetto XVI rammenta che la cultura europea si basa
sulla ricerca di Dio e sottolinea l’attualità del motto benedettino: “Ora et labora
et lege”, “Preghiera, lavoro e cultura”:
“Nella
vostra Abbazia si tocca con mano il ‘quaerere Deum’, il fatto cioè che la cultura
europea è stata la ricerca di Dio e la disponibilità al suo ascolto. E questo vale
anche nel nostro tempo”. Richiamare
le radici cristiane, sottolineare il valore del messaggio evangelico per la vita dell’Europa
non mette in pericolo la dimensione di una “sana laicità”. Il Papa lo ribadisce nel
suo viaggio pastorale in Francia, nel settembre dell’anno scorso:
“Il
est en effet fondamental, d’une part, d’insister..” “E’ fondamentale
– avverte il Papa - da una parte, insistere sulla distinzione tra l’ambito politico
e quello religioso al fine di tutelare sia la libertà religiosa dei cittadini che
la responsabilità dello Stato verso di essi e, dall’altra parte, prendere una più
chiara coscienza della funzione insostituibile della religione per la formazione delle
coscienze e del contributo che essa può apportare, insieme ad altre istanze, alla
creazione di un consenso etico di fondo nella società". Laicità, dunque, non significa
riduzione della fede ad esperienza privata, intimista. Ciò vale in ogni ambito della
vita, scuola compresa:
"La sana laicità della
scuola, come delle altre istituzioni dello Stato, non implica infatti una chiusura
alla Trascendenza e una falsa neutralità rispetto a quei valori morali che sono alla
base di un’autentica formazione della persona”.