2009-08-13 15:35:26

Afghanistan: uccisi 14 civili. Intervista al generale Bertolini


Ancora violenze in Afghanistan, nell’approssimarsi delle elezioni presidenziali del 20 agosto, che chiameranno alle urne 17 milioni di persone. Quattordici civili, tra cui 11 membri della stessa famiglia, ed un soldato statunitense sono stati uccisi nelle ultime ore in diverse esplosioni nel sud del Paese. A Helmand, una bomba posta sul ciglio di una strada è stata fatta esplodere al passaggio di un furgoncino che trasportava dodici civili. Unica superstite: una bambina di sei anni. Un altro ordigno è saltato in aria a Kandahar: tre le vittime, tutti bambini. Sempre nella parte meridionale, un’altra bomba ha colpito un convoglio della Nato, uccidendo un militare Usa. Nella zona, proprio ieri le forze americane e britanniche hanno lanciato una nuova operazione contro gli insorti talebani. E l'ex presidente Rabbani è sfuggito ad un attentato talebano nella provincia settentrionale di Kunduz. Un momento, dunque, particolarmente difficile per il Paese, come spiega il generale Marco Bertolini, capo di Stato Maggiore della missione Nato Isaf in Afghanistan, intervistato da Fabio Colagrande:RealAudioMP3

R. – Questa è una fase difficile, una fase impegnativa. Noi stiamo aiutando le forze afghane ad esercitare il controllo su tutto il territorio. Per le prossime votazioni, ci sono moltissime stazioni elettorali in tutta l’area. E per alcune zone naturalmente siamo un po’ preoccupati, però siamo anche ottimisti. Crediamo che il desiderio degli afghani di arrivare ad una situazione di normalità nel loro Paese potrà avere la possibilità di essere soddisfatto.
 
D. – Quali sono i maggiori timori in vista dell’appuntamento elettorale?
 
R. – Il fatto che gli insorti abbiano deciso di boicottare o ostacolare il processo elettorale è un grosso problema, perché ciò potrebbe portare molti elettori afghani a rinunciare ad esercitare il loro diritto di voto. Proprio per questo, stiamo cercando di aiutare l’esercito afghano e la polizia locale ad aumentare il controllo sul territorio, in modo da dare fiducia agli elettori e consentire loro di raggiungere le stazioni elettorali.
 
D. – La polizia e l’esercito afghani hanno bisogno del vostro aiuto per garantire la sicurezza nei seggi elettorali?
 
R. – La sicurezza nei seggi elettorali verrà assicurata dalla polizia e dall’esercito afghano, in questo ordine. Noi rimarremo “in riserva”. Non disperderemo la nostra forza sul territorio, ma la manterremo in modo da poter intervenire ovunque, rapidamente, utilizzando tutti i mezzi, nel caso ci fossero problemi maggiori. Ma speriamo che questo non succeda.
 
D. – Generale, come capo di Stato Maggiore della missione Isaf in Afghanistan, qual è la sua valutazione sugli ultimi mesi, che sono stati particolarmente impegnativi, con attentati sempre più frequenti verso le truppe Nato?
 
R. – Ci troviamo nel pieno della cosiddetta “fighting season”, la stagione dei combattimenti, nella quale gli insorti danno – diciamo così – il peggio di sé da un punto di vista bellico. In alcune zone - soprattutto nel sud dell’Afghanistan, nella provincia di Helmand, dove operano inglesi e americani – ci troviamo a fronteggiare un’azione militare veramente forte da parte degli insorti: non si tratta di attentati, si tratta di azioni militari vere e proprie. Però, nonostante questo, siamo in condizioni di continuare ad esercitare il controllo del territorio, anche se stiamo pagando un altissimo prezzo in termini di vite umane dei nostri soldati – parlo dei soldati di Isaf – dei soldati afghani e naturalmente anche dei civili afghani. Tutto il Paese sta pagando un prezzo veramente altissimo per questa guerra che c’è tra gli insorti e il governo afghano.
 
D. – Quali sono le maggiori difficoltà che trovano i soldati italiani in particolare nello svolgere la loro missione?
 
R. – Si trovano a fronteggiare un’insurrezione armata ben equipaggiata ed addestrata notevole. La difficoltà è anche quella che noi non vogliamo limitarci ad esercitare il nostro sforzo da un punto di vista bellico. Vogliamo soprattutto supportare e proteggere la popolazione.







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