Afghanistan: uccisi 14 civili. Intervista al generale Bertolini
Ancora violenze in Afghanistan, nell’approssimarsi delle elezioni presidenziali del
20 agosto, che chiameranno alle urne 17 milioni di persone. Quattordici civili, tra
cui 11 membri della stessa famiglia, ed un soldato statunitense sono stati uccisi
nelle ultime ore in diverse esplosioni nel sud del Paese. A Helmand, una bomba posta
sul ciglio di una strada è stata fatta esplodere al passaggio di un furgoncino che
trasportava dodici civili. Unica superstite: una bambina di sei anni. Un altro ordigno
è saltato in aria a Kandahar: tre le vittime, tutti bambini. Sempre nella parte meridionale,
un’altra bomba ha colpito un convoglio della Nato, uccidendo un militare Usa. Nella
zona, proprio ieri le forze americane e britanniche hanno lanciato una nuova operazione
contro gli insorti talebani. E l'ex presidente Rabbani è sfuggito ad un attentato
talebano nella provincia settentrionale di Kunduz. Un momento, dunque, particolarmente
difficile per il Paese, come spiega il generale Marco Bertolini, capo di Stato
Maggiore della missione Nato Isaf in Afghanistan, intervistato da Fabio Colagrande:
R. – Questa
è una fase difficile, una fase impegnativa. Noi stiamo aiutando le forze afghane ad
esercitare il controllo su tutto il territorio. Per le prossime votazioni, ci sono
moltissime stazioni elettorali in tutta l’area. E per alcune zone naturalmente siamo
un po’ preoccupati, però siamo anche ottimisti. Crediamo che il desiderio degli afghani
di arrivare ad una situazione di normalità nel loro Paese potrà avere la possibilità
di essere soddisfatto. D. – Quali sono i maggiori timori in
vista dell’appuntamento elettorale? R. – Il fatto che gli insorti
abbiano deciso di boicottare o ostacolare il processo elettorale è un grosso problema,
perché ciò potrebbe portare molti elettori afghani a rinunciare ad esercitare il loro
diritto di voto. Proprio per questo, stiamo cercando di aiutare l’esercito afghano
e la polizia locale ad aumentare il controllo sul territorio, in modo da dare fiducia
agli elettori e consentire loro di raggiungere le stazioni elettorali. D.
– La polizia e l’esercito afghani hanno bisogno del vostro aiuto per garantire la
sicurezza nei seggi elettorali? R. – La sicurezza nei seggi
elettorali verrà assicurata dalla polizia e dall’esercito afghano, in questo ordine.
Noi rimarremo “in riserva”. Non disperderemo la nostra forza sul territorio, ma la
manterremo in modo da poter intervenire ovunque, rapidamente, utilizzando tutti i
mezzi, nel caso ci fossero problemi maggiori. Ma speriamo che questo non succeda. D.
– Generale, come capo di Stato Maggiore della missione Isaf in Afghanistan, qual è
la sua valutazione sugli ultimi mesi, che sono stati particolarmente impegnativi,
con attentati sempre più frequenti verso le truppe Nato? R.
– Ci troviamo nel pieno della cosiddetta “fighting season”, la stagione dei combattimenti,
nella quale gli insorti danno – diciamo così – il peggio di sé da un punto di vista
bellico. In alcune zone - soprattutto nel sud dell’Afghanistan, nella provincia di
Helmand, dove operano inglesi e americani – ci troviamo a fronteggiare un’azione militare
veramente forte da parte degli insorti: non si tratta di attentati, si tratta di azioni
militari vere e proprie. Però, nonostante questo, siamo in condizioni di continuare
ad esercitare il controllo del territorio, anche se stiamo pagando un altissimo prezzo
in termini di vite umane dei nostri soldati – parlo dei soldati di Isaf – dei soldati
afghani e naturalmente anche dei civili afghani. Tutto il Paese sta pagando un prezzo
veramente altissimo per questa guerra che c’è tra gli insorti e il governo afghano. D.
– Quali sono le maggiori difficoltà che trovano i soldati italiani in particolare
nello svolgere la loro missione? R. – Si trovano a fronteggiare
un’insurrezione armata ben equipaggiata ed addestrata notevole. La difficoltà è anche
quella che noi non vogliamo limitarci ad esercitare il nostro sforzo da un punto di
vista bellico. Vogliamo soprattutto supportare e proteggere la popolazione.