Il cardinale Tauran al rientro dal Giappone: il dialogo interreligioso sia fondato
sulla verità
Il dialogo interreligioso in Asia è al centro delle priorità del pontificato di Benedetto
XVI e il viaggio del cardinale Jean-Louis Tauran dal 2 al 10 agosto in Giappone
ha confermato questa attenzione particolare e rilanciato il dialogo tra tutte le religioni
sul continente asiatico. I vescovi cattolici del Giappone hanno deciso di indire una
giornata annuale di preghiera per il dialogo interreligioso nel Paese. E c’è da dire
che gli esponenti religiosi dello scintoismo, del buddismo e dell’Islam - che il cardinale
Tauran ha incontrato - hanno avuto tutti parole di apprezzamento per il ruolo di primo
piano che la Chiesa cattolica svolge nella promozione del dialogo. In ogni caso, il
Paese del Sol Levante è lontano dalle tensioni che a volte sfociano drammaticamente
in violenza in altri Paesi dello stesso continente asiatico. Ma degli aspetti religiosi
della vita in Giappone e delle prospettive di dialogo interreligioso, ci parla lo
stesso cardinale Tauran, nell’intervista del nostro collega francese Thomas Chabolle:
R. –Cette
année j'ai voulu regarder à l'Asie... Quest’anno, ho pensato di volgere
lo sguardo all’Asia. Quello che colpisce del Giappone, in particolare, è che la religione
è ovunque. I giapponesi nascono nello scintoismo, praticano il buddismo: c’è quindi
una specie di amalgama religioso e questo fa sì che si ricavi l’impressione che la
religione faccia parte del tessuto sociale. Quello che mi ha colpito è che i giapponesi
nella religione non cercano una verità assoluta, ma piuttosto una sorta di pacificazione
nei riguardi delle prove della vita … D. – Qual è l’impegno
della Chiesa giapponese per il dialogo interreligioso? R. –
Le dialogue interreligieux se fait au niveau des Eglises locales, non pas au niveau
.. Il dialogo interreligioso si fa a livello di Chiese locali, non ai vertici:
a livello delle parrocchie, delle scuole, delle università … Per esempio, noi abbiamo
una rete prestigiosa di scuole e università e queste forniscono un terreno di dialogo
spontaneo sulla vita tra le diverse religioni. E tutto questo si sviluppa in armonia,
e questa è una cosa che mi ha colpito molto: in questo Paese, tutti sono educati,
tutti si rispettano, c’è una specie di “filosofia dell’armonia” che favorisce questo
dialogo sereno … D. – E’ in preparazione l’indizione di una
giornata annuale di preghiera per il dialogo interreligioso: ci può dire qualcosa
di più su questa iniziativa? R. – Nous avons pensé que ce serait
bon qu’il y ait un dimanche de l’année … Abbiamo pensato che potesse essere
una cosa buona che ci sia una domenica in cui in tutte le parrocchie cattoliche giapponesi
si parli e si preghi per il dialogo interreligioso. Si può pensare, ad esempio, a
fornire alle parrocchie un piccolo dossier per i fedeli, un dossier per la predicazione
in maniera tale che, nel corso di quella giornata, tutti i fedeli cattolici che vanno
a Messa siano sensibilizzati sul tema. Penso che questo potrebbe dare un senso più
concreto al dialogo e, al tempo stesso, possa approfondirlo. D.
– Lei ha anche partecipato ad alcune celebrazioni liturgiche nelle città che, oltre
60 anni fa, sono state devastate dalla bomba atomica: Hiroshima e Nagasaki. Che effetto
le ha fatto? R. – D’abord, quand on visite les musées, on a
presque honte à appartenir à cette … Intanto, quando si visitano i musei,
quasi ci si vergogna di appartenere a questa umanità: è indicibile vedere cosa l’Uomo
è capace di fare! C’è quindi questo aspetto drammatico. Dall’altro lato, c’è la volontà
di dire: Ricordiamo! Perché? Per evitare che, in futuro, si possano ripetere le stesse
cose. Però, quello che mi ha maggiormente colpito sono i luoghi in cui, nel XVI e
XVII secolo, hanno subito il martirio i nostri fratelli cristiani: mi sono commosso.
E’ incontestabile che questa è una Chiesa le cui radici affondano nel sangue dei martiri. D.
– Cosa era accaduto? R. – Le Shogun, donc, lepouvoir politique,
... Lo Shogun, il potere politico, disse: se volete essere giapponesi, non
potete essere cristiani, perché il cristianesimo è una religione importata. Quindi,
Gesù o io. I cristiani risposero: no, per noi Gesù Cristo è la vita, Egli è luce,
verità e vita. E così, anche i bambini sono andati a morire con i genitori. Sono stati
tagliati a pezzi, immersi nell’olio bollente, sono state fatte cose orribili, orribili
… E quello che ho detto ai cattolici giapponesi è: voi avete un’eredità pesante che
deve portare frutti e preghiamo perché porti buoni frutti. D.
– Il dialogo interreligioso in Asia è una delle priorità del pontificato di Benedetto
XVI. Come il Pontificio Consiglio da lei presieduto conta di aiutare i cristiani discriminati
nel Paese? R. – On ne peut aider que les évêques, favoriser
les contacts … c’est ça, notre aide … Non possiamo fare altro che sostenere
i vescovi, favorire i contatti … questo può essere il nostro aiuto. Non possiamo fare
altro perché – come dico sempre – il dialogo interreligioso non si fa qui a Roma,
ma sul posto. Benedetto XVI ha fatto del dialogo interreligioso una priorità del suo
Pontificato, nella misura stessa in cui questo Pontefice ha questa grande attenzione
per la verità, e il dialogo interreligioso è, innanzitutto, pellegrinaggio verso la
verità. Tutti insieme siamo in pellegrinaggio verso la verità, per non costruire un
dialogo sull’ambiguità: significherebbe condannarlo a morte!