Un periodo di transizione politica di 15 mesi, al termine del quale si terranno nuove
elezioni presidenziali e legislative. E’ l’accordo siglato la scorsa fine settimana
a Maputo, in Mozambico, per mettere fine a mesi di violenze in Madagascar. Dopo un
periodo di tensioni, cominciate a gennaio, con un bilancio di un centinaio di morti,
i leader dei quattro principali movimenti dell’isola dell’Oceano Indiano, tra cui
l’attuale presidente, Andry Rajoelina, e il deposto capo di Stato, Marc Ravalomanana,
non hanno però raggiunto un’intesa sulla ripartizione dei futuri incarichi, stabilendo
comunque che i membri dell’esecutivo transitorio non potranno presentarsi alle prossime
consultazioni, all’infuori del presidente. Annullate poi le accuse per conflitto d’interessi
nei confronti di Ravalomanana, che - da mesi in esilio in Sudafrica - potrà ora godere
di una sorta di amnistia. Sull’importanza dell’accordo per il Madagascar, Giada
Aquilino ha intervistato don Luca Treglia, direttore di Radio Don Bosco
ad Antananarivo:
R.
– Senz’altro avrà una ripercussione molto forte e positiva, perché sono mesi che il
Madagascar vive una dura crisi. Grazie a Dio e anche alla buona volontà di molti,
è stato messo a punto questo piano di uscita dalla crisi. Si spera che l’intesa porterà
vantaggi immediati al popolo malgascio, perché la comunità internazionale aveva sospeso
gli aiuti in Madagascar e il popolo, in questo momento, vive davvero male. Adesso,
grazie all’intesa, gli aiuti affluiranno di nuovo e la vita della gente migliorerà
senz’altro.
D. - In che condizioni vive la popolazione
civile ora?
R. – Vive in uno stato di povertà estrema,
perché il Madagascar dipende soprattutto dagli aiuti internazionali. Da sei mesi,
questi aiuti sono stati congelati, quindi i beni di prima necessità adesso scarseggiano
oppure costano tantissimo. Occorrono prodotti come riso, zucchero, olio. E servono
gesti concreti, cioè servono dei fondi per far girare di nuovo l’economia malgascia.
D. - Entro 15 mesi ci saranno nuove elezioni legislative
e presidenziali: c’è il rischio di altri disordini tra fazioni di Rajoelina e seguaci
di Ravalomanana?
R. - Pensiamo di no. Certamente entriamo
in una fase di nuove tensioni, perché nei prossimi 10 giorni i dirigenti politici
dovranno scegliere le persone che governeranno in questi 15 mesi. E, quindi, ci sono
delle rivalità che vanno superate. Però spero che scontri e conflitti siano davvero
superati.
D. – In questo quadro, qual è l’impegno della
Chiesa in Madagascar?
R. – L’impegno è sempre quello
di sostenere il popolo e soprattutto di impegnarsi nel dialogo. Quindi, la Chiesa
malgascia - che vive con la popolazione e prende su di sé i problemi del Paese - cerca
con i dirigenti politici di trovare le soluzioni migliori affinché la gente possa
vivere tranquilla, in pace e in serenità. Si sta facendo un grande sforzo, per far
sì che le parti - che erano in disaccordo - possano trovare un’intesa definitiva attraverso
la riconciliazione e il perdono.