La Caritas: il reato di clandestinità avrà un impatto negativo
In Italia la stima degli immigrati irregolari dovrebbe aggirarsi intorno ad un milione
di persone, cifra superiore ai dati 2009 offerti dall’Ocse, l'Organizzazione per la
cooperazione e lo sviluppo economico che parla di 500-750 mila. La correzione è della
Caritas che torna sul tema in un momento di tensione politica legata all’entrata in
vigore del reato di clandestinità, con i primi arresti, e al ruolo che gli immigrati
hanno nel settore lavorativo. Per un commento, al microfono di Gabriella Ceraso,
sentiamo Oliviero Forti responsabile immigrazione di Caritas italiana.
R. – E’ evidente
che la cifra di un milione è una stima. Quindi si muove in una forbice molto ampia
che può andare da un minimo di mezzo milione di presenze irregolari al massimo di
un milione. Ma non cambia molto. Si tratta di una cifra molto elevata di persone che
oggi sono sul territorio nazionale, nella maggior parte dei casi a svolgere dei lavori
all’interno delle famiglie italiane, e che non hanno un titolo di soggiorno. Questo
perché? Perché storicamente non si è voluto affrontare il tema dei flussi di ingresso
in maniera seria. D. – Su questa cifra, comunque imponente,
ora c'è l’impatto del reato di clandestinità: con quali conseguenze? R.
– Crediamo che non avrà nessun effetto positivo nella gestione dell’immigrazione nel
nostro Paese. Non fa altro che appesantire le procedure, che già di per sé sono particolarmente
gravose, ma alimenterà ancor di più un clima di intolleranza, un sentimento di rifiuto.
Questo è quello che noi vorremmo superare. D. – La maggior parte
degli immigrati lavorano, lo ribadisce anche l’Ocse... R. –
Ormai il nostro è un Paese che ha bisogno, al di là del possesso o meno del permesso
di soggiorno, di lavoratori per far fronte soprattutto ad un welfare così debole,
ma non solo: penso al lavoro nei campi in questo periodo, al lavoro agricolo, che
vede purtroppo un’altissima percentuale di irregolarità. Quindi, lo sforzo andrebbe
fatto in misura maggiore. Quindi, non solo colf e badanti, ma regolarizzare anche
le altre categorie. D. – Le polemiche sono nate anche intorno
alla necessità di integrare gli immigrati, anche sulla scorta dell’insegnamento della
storia. Quale è la vera integrazione? R. – L’integrazione avviene
con un processo lungo, complesso, che deve sempre vedere l’interazione fra due parti.
Non ci sarà mai una legge, una singola legge, una singola norma, che potrà in qualche
modo definire questo processo. E’ chiaro però che bisogna fare uno sforzo in senso
positivo.