Giovani del Movimento dei Focolari in India per testimoniare che il dialogo tra fedi
è possibile
“Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”: la Regola d’oro è al centro del
Congresso mondiale dei “Ragazzi per l’Unità”, l’anima giovane dei Focolari, che si
svolge in questi giorni a Coimbatore, nello Stato indiano del Tamil Nadu. In particolare,
i giovani focolarini stanno vivendo un’esperienza di condivisione con i coetanei indù
dell’istituzione gandhiana “Shanti Ashram”. All’evento partecipano, inoltre, teenager
musulmani e sikh. Per una riflessione sul significato di questo Congresso, Alessandro
Gisotti ha raggiunto telefonicamente in India, Paola Monetta, giovane del
Movimento dei Focolari:
R. – Il significato
più profondo sta proprio nel fatto che insieme abbiamo testimoniato che l’unità è
possibile, il dialogo è possibile, la pace è possibile, perché se viviamo insieme
la Regola d’oro testimoniamo che siamo fratelli e sorelle.
D.
– Quali sono gli elementi forti di questo dialogo tra giovani che provengono da luoghi,
culture e religioni così diverse?
R. – Il nostro
dialogo è il dialogo della vita. Noi cerchiamo di vivere insieme il più possibile
con ragazzi, giovani di altre religioni, di altre culture prima di tutto, per poter
testimoniare poi insieme. Allora, concretamente siamo venuti qui a Coimbatore, che
è un piccolo paesino nella grande e immensa India, e abbiamo condiviso l’alloggio,
i pasti. Quindi, abbiamo imparato molto dalla loro cultura, anche arricchendoci. Abbiamo
condiviso momenti di sport e condivideremo nei prossimi giorni le visite ai villaggi
rurali poveri, dove lo "Shanti Ashram" porta avanti delle azioni di recupero e di
educazione per i bambini. Quindi, andremo ad aiutare, a condividere i momenti più
difficili della vita di questa famiglia nei posti rurali, per farcene carico, per
conoscere, perché conoscendo possiamo amare meglio.
D.
– Quali frutti ci si può attendere da questa esperienza?
R.
– Io vedo già dei frutti e prevedo dei frutti a più livelli. A livello personale,
perchè una volta tornati, noi "Ragazzi per l’unità", ognuno nel proprio paese, avremo
nell’anima questa esperienza forte di unità, che ci farà sentire sempre, d’ora in
poi, cittadini del mondo. Tutte le città del mondo adesso sono cosmopolite e dobbiamo
condividere con persone di altre culture. Adesso avremo il cuore più largo e riusciremo
di più a comprendere e a farci “uno”. Io sento questo: che riusciremo di più ad impegnarci
collettivamente per una giustizia sociale più forte, per tutti i cittadini del mondo.