Anno Sacerdotale: la testimonianza di don Felicolo, dallo scoutismo al sacerdozio
Oggi lavora al fianco di tanti immigrati, confrontandosi con culture ed etnie differenti,
ma nel suo bagaglio di esperienze ci sono tante attività parrocchiali, pastorali al
fianco dei giovani e soprattutto lo scoutismo. Per la nostra rubrica sull’Anno Sacerdotale,
vi raccontiamo oggi l’esperienza di don Pierpaolo Felicolo, sacerdote da oltre
dieci anni, vicedirettore dell’ufficio per la pastorale delle migrazioni del vicariato
di Roma. Al microfono di Tiziana Campisi, don Pierpaolo racconta come è nata
la sua vocazione sacerdotale:
R. – Non
mi bastava più la vita che facevo. E’ stato un riflettere costantemente, una necessità
mia interiore - che non so fino a che punto si riesce ad esprimere bene - di stare
con il Signore, orientando ogni mio gesto della vita quotidiana nello stare con Lui.
D.
– Come si è sviluppato il suo percorso personale?
R.
– Prima con lo scoutismo, quindi l’incontro con certe domande, con il prossimo. Poi,
seguito da alcuni sacerdoti, vedevo l’esempio e la vita che conducevano e, sempre
più, è nata questa domanda in me. Lavorando, vivendo, facendo volontariato, stando
con i miei amici è cresciuta questa domanda del bisogno di vivere totalmente con il
Signore e con i fratelli, per i fratelli.
D. – Dubbi,
incertezze, difficoltà... come li ha superati?
R.
– Questi ci sono sempre! C’è una comprensione diversa ogni giorno che passa. Le fatiche,
le incomprensioni, i dubbi, le domande sono superate innanzitutto da un accompagnamento
spirituale forte e autorevole, in un confronto con amici seri e fidati, sacerdoti.
E poi mi metto soprattutto davanti a Dio. Io penso che oggi la mia vita nel quotidiano
sia sempre riempita dalla presenza del mistero, questo mistero da cogliere, da vivere,
stando alla presenza del Signore. Quindi, Dio che illumina con il suo Mistero, con
la sua presenza questo mio agire. L'importanza della preghiera. Io vedo che se prego
o non prego non è assolutamente la stessa cosa. Ogni azione, quindi, che sia illuminata
dalla preghiera, anche le domande, le fatiche e le incomprensioni, sempre aprendomi
alla Scrittura, sempre fermandomi un po' davanti al Signore. Il Signore poi dà la
forza per superare le fatiche, le stanchezze e le incomprensioni.
D.
– Lei è felice?
R. – Penso che stando con il Signore
e vivendo con i fratelli senti una grande gioia interiore. E’ il Signore che mi fa
sentire la felicità, è Lui che me la fa sentire, anche nei momenti in cui io non penserei
mai di viverla. Sono felice? Io direi di sì. Sono in ricerca, non soltanto della felicità,
ma dell’incontro con Lui, perché penso che la vera felicità sia incontrare il Signore,
guardarlo un giorno faccia a faccia, contemplare e stare alla sua presenza. Ci sono
dei momenti molto belli della mia vita. Lo vivo anche nel ministero, con tanti laici,
nella parrocchia in cui collaboro, nel ministero che vivo come vice direttore dell’Ufficio
pastorale delle migrazioni, accanto a tanti migranti da tante parti del mondo, nella
città di Roma. La felicità la sento accompagnando gli altri, ma soprattutto quando
il Signore accompagna me, mi aiuta ad accompagnare gli altri e ci accompagna insieme.
Questa presenza di Dio mi fa sentire la felicità e penso che sia la felicità dell’uomo.