La Chiesa ricorda San Domenico, predicatore straordinario. Benedetto XVI: l'annuncio
del Vangelo indispensabile per ogni cristiano
La Chiesa celebra oggi la memoria liturgica di San Domenico di Guzmán, che il Papa
ha definito “modello” per la Chiesa, nell’Angelus di domenica scorsa. Fondatore dell’Ordine
dei Frati Predicatori, meglio noti come Domenicani, San Domenico nasce in Spagna nel
1170. Dopo una vita spesa interamente al servizio dell’annuncio del Vangelo e della
carità verso i più deboli, muore nel 1221 a Bologna. Nel 1234 viene canonizzato da
Gregorio IX che di lui ebbe a dire: “Conosco un uomo, che seguì in tutto e per tutto
il modo di vivere degli Apostoli”. L’Ordine dei Domenicani conta oggi più di 600 case
con oltre 6000 membri. Il servizio di Alessandro Gisotti: “Apriva
bocca o per parlare con Dio nella preghiera o per parlare di Dio”: in questo detto,
tramandato nei secoli, troviamo la cifra della vita umile e straordinaria di San Domenico
di Guzmán. Un predicatore capace di coniugare fede e ragione, carità e verità. Nella
sua adolescenza, mentre si prepara alla teologia, viene a contatto con le miserie
causate dalle continue guerre e dalla carestia. Decide allora di vendere ogni bene
superfluo per aiutare i poveri. D’altro canto, la grazia che più insistentemente chiede
a Dio è proprio quella di una carità ardente. Terminati i suoi studi, viene inviato
a predicare il Vangelo alle popolazioni della Francia meridionale, in balia degli
eretici catari. L’esigenza di porre la Parola di Dio al centro della vita di ogni
cristiano, così ardentemente sottolineata da San Domenico, non ha perso di attualità.
Ecco l’esortazione di Benedetto XVI all’apertura del Sinodo sulla Parola di Dio, il
5 ottobre scorso: “Avvertiamo tutti quanto sia necessario
porre al centro della nostra vita la Parola di Dio, accogliere Cristo come unico nostro
Redentore, come Regno di Dio in persona, per far sì che la sua luce illumini ogni
ambito dell’umanità: dalla famiglia alla scuola, alla cultura, al lavoro, al tempo
libero e agli altri settori della società e della nostra vita”. Una
Parola che va annunciata per le vie del mondo. E San Domenico, fedele al suo motto
“predicare e camminare” lo fa instancabilmente. Dopo due viaggi missionari in Danimarca,
Innocenzo III lo chiama a predicare nell’Albigese dove si impegna a sconfiggere l’eresia
e a conquistare quante più anime possibili. Devotissimo della Vergine, insegna ai
fedeli a meditare sui Misteri dell’Incarnazione: è il primo germe del Rosario. Negli
anni, crescono gli amici che si stringono attorno a Domenico che matura la decisione
di dare alla Predicazione forma stabile e organizzata. E’ il 22 dicembre del 1216
quando Onorio III dà l’approvazione ufficiale all’Ordine dei Frati Predicatori. Lo
zelo missionario di Domenico e dei suoi seguaci fa risuonare l’imperativo che San
Paolo rivolge a se stesso: “Guai a me se non annuncio il Vangelo”. Un dovere non meno
urgente oggi, come sottolinea il Pontefice: “Diviene
allora indispensabile per i cristiani di ogni continente essere pronti a rispondere
a chiunque domandi ragione della speranza che è in loro (cfr 1 Pt 3,15), annunciando
con gioia la Parola di Dio e vivendo senza compromessi il Vangelo”. (5 ottobre 2008) Uomo
di preghiera e di studio, si impegna con fervore per un dialogo fecondo tra fede e
ragione. Sforzo che culminerà nell’opera del suo figlio spirituale San Tommaso D’Aquino.
Non a caso, San Domenico invia i suoi Frati predicatori soprattutto a Parigi e a Bologna,
principali centri universitari del tempo. E quell’intuizione è oggi particolarmente
presente nel Magistero di Benedetto XVI: “La fede
suppone la ragione e la perfeziona, e la ragione, illuminata dalla fede, trova la
forza per elevarsi alla conoscenza di Dio e delle realtà spirituali. La ragione umana
non perde nulla aprendosi ai contenuti di fede, anzi, questi richiedono la sua libera
e consapevole adesione". (Angelus 28 gennaio 2007) Sfinito
dal lavoro apostolico e dalle penitenze, San Domenico muore il 6 agosto del 1221 nel
suo amato convento di Bologna. Ai suoi frati che lo circondavano con devozione filiale
e ammirazione lascia questo testamento spirituale: “Abbiate la carità, conservate
l’umiltà, accumulatevi i tesori della santa povertà”.