2009-08-08 12:14:33

Il presidente dei vescovi del Perù risponde alle accuse di un ministro. Minacce di morte contro mons. Barreto


Il presidente della Conferenza episcopale peruviana, l’arcivescovo di Trujillo, Miguel Cabrejos Vidarte, ha espresso la propria profonda deplorazione per le accuse rivolte dal ministro della Giustizia contro un esponente della Chiesa cattolica, indicato “come istigatore” degli scontri del giugno scorso nella regione amazzonica di Bagua, in cui hanno perso la vita – ha detto - “fratelli poliziotti e indigeni”. Il presule ha smentito decisamente quanto affermato dal ministro nel corso della riunione del Comitato Onu per l’eliminazione della discriminazione razziale, a Ginevra lo scorso 3 agosto, perché "non corrisponde alla realtà dei fatti. La Chiesa - ha aggiunto - non ha mai avuto nessuna partecipazione alle operazioni e tantomeno alla conclusione di questi tragici eventi". Il presidente dell’Episcopato ha ricordato anzi di aver "condannato quanto stava accadendo insieme con il Difensore del Popolo" e di aver lanciato "un appello a mettere fine alle violenze, chiedendo l’immediata attenzione umanitaria ai feriti così come il ristabilimento dei canali del dialogo che non avrebbero mai dovuto essere mai interrotti”. Mons. Cabrejos Vidarte ricorda inoltre che l’allora primo ministro, Yehude Simon, aveva fatto visita alla sede dell’Episcopato “per chiedere l’appoggio dei vescovi per la soluzione del conflitto”. Dopo questa richiesta, osserva il presule, la Chiesa ha rinnovato il suo appello contro la violenza in favore della ricerca di un’intesa tra il governo e i gruppi indigeni che contestavano l’applicazione di accordi internazionali in materia di estrazione del petrolio nella regione amazzonica. Al tempo stesso l’Episcopato aveva accettato di far parte della commissione per il dialogo voluta dal governo con lo scopo di trovare una soluzione pacifica coinvolgendo tutte le parti: Chiesa locale, istituzioni territoriali e statali e leader delle tribù amazzoniche che temevano e temono l’esproprio delle proprie terre e gravi danni ambientali. Il presidente dell’Episcopato parla anche di un sacerdote del Vicariato di Jaén, che dopo i tragici fatti di giugno, sulla base di testimonianze raccolte tra le popolazioni del luogo ha denunciato la possibile esistenza di una fossa comune. “Si tratta, osserva mons. Cabrejos Vidarte, di una circostanza smentita, ma ad ogni modo questa dichiarazione non può essere interpretata come una istigazione alle violenze” avvenute in giugno. “La Chiesa cattolica peruviana – ha proseguito – ha sempre condannato ogni forma di violenza e al tempo stesso ha promosso il dialogo e la ricerca di soluzioni pacifiche ai conflitti in tutte le 11 giurisdizioni ecclesiastiche dell’Amazzonia. E’ questa regione una realtà che la Chiesa conosce molto bene” - conclude il presidente dell’Episcopato - rilevando infine “che nessuno può negare il ruolo dei cattolici alla costruzione della nazione e il loro contributo alle profonde radici sociali" di un popolo che rispetta e ama la Chiesa. Intanto un’altra notizia scuote la comunità cattolica peruviana: l’arcivescovo di Huancayo, nel nord del Paese, mons. Pedro Barreto Jimeno, che coordina un tavolo per il dialogo sulle questioni ambientali, ha ricevuto minacce di morte in quanto accusato di essere “nemico dei lavoratori” per il suo impegno ecologista. Le minacce sono state pubblicate alcuni giorni fa su diversi quotidiani nazionali e locali e firmate da sindacati dell’industria metallica “Doe Run” della città di La Oroya. Già in passato mons. Barreto era stato oggetto di attacchi simili: per questo, il 13 giugno scorso, tre sindacati gli avevano inviato una lettera di solidarietà e di condanna di queste minacce. Alcune frange sindacali ritengono che l’opera dell’arcivescovo in difesa dell’ambiente, in una regione devastata da un’industria mineraria selvaggia, metta a repentaglio i posti di lavori. (A cura di Luis Badilla)







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