2009-08-08 12:39:21

Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica


In questa 19.ma Domenica del Tempo Ordinario, la liturgia continua a proporci il discorso di Gesù a Cafarnao in cui il Signore afferma di essere “il pane disceso dal cielo”. Di fronte alle mormorazioni della folla Gesù ribadisce:

“Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia”.

 
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense:RealAudioMP3

L'uomo «fatto di terra» (Sal  9, 39) e, dopo il peccato, destinato a tornare alla terra (Gn 3, 19), tende a vivere la sua vita senza il Cielo. I più audaci possono anche supporre che ci sia un Cielo, ma che cosa esso possa effettivamente avere a che fare con la terra sfugge ad ogni presa e ad ogni slancio meramente terreno.

 
Quando Gesù quel giorno disse: «Io sono il pane disceso dal Cielo» e si vide alzare una barriera di terrigna incredulità, il cuore della sua affermazione era che il Cielo, il mistero di Dio, era lì, presente in mezzo a loro. In Lui il Cielo non era più separato dalla terra, Perciò la terra della loro concreta umanità tornava, in Lui, ad avere un Cielo. Era l'annuncio della fine dello squallore di una terra senza Cielo, di una umanità senza Dio.

 
I tre movimenti del "venire a Lui", del "credere in Lui" e del "mangiare" il pane che Egli è, sono tre passi di riapertura della terra al Cielo, dopo che il Cielo si è aperto alla terra. (1) Non si può andare a Cristo se non si è attirati dal Padre (Gv  6, 44). (2) Non si può credere in Lui se non sotto l'azione dello Spirito Santo (1 Cor  12, 3). (3) Non si può aver parte al suo Corpo e al suo Sangue senza essere trasformati e conformati a Lui.

 
Tutto questo Gesù lo chiama con un nome che non appartiene più alla terra: «vita eterna». Andare a Lui, credere in Lui, mangiare il Pane disceso dal Cielo sono per noi, qui ed ora, la «vita eterna».







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