Italia: cade il Pil, ma ci sono segnali di ripresa
Ancora in caduta libera il Prodotto interno lordo italiano: l’Istat registra una diminuzione
dello 0,5 per cento rispetto al primo trimestre 2009 e del 6 per cento rispetto allo
scorso anno. Ma si avvertono anche miglioramenti: l’Italia, infatti, seguita dalla
Francia, è tra le economie dell’area Ocse - Organizzazione per la cooperazione e lo
sviluppo economico - l’unica che sta già dando segnali di ripresa. Ma cosa vogliono
dire questi dati apparentemente in contrasto tra loro? Paolo Ondarza lo ha
chiesto a Giacomo Vaciago, docente di economia all’Università Cattolica di
Milano.00:02:06:55
R. -
Confermano la tendenza grave da ottobre, quando la crisi iniziata nella finanza globale
è diventata industriale, quindi più grave nei Paesi industrializzati: Giappone, Germania
e Italia. L’industria ha avuto un crollo in tutto il mondo, Italia compresa. La crisi
non è colpa nostra, è la più grave crisi che abbiamo senza averne particolare colpa
e riguarda anche le nostre industrie da cui sono semplicemente "scomparsi" gli ordini.
E’ anche chiaro che questa crisi gravissima, ottobre-maggio, è già con giugno meno
grave. Il problema è quanto ci metteremo a tornare ai livelli di un anno fa. Il timore
è che un certo numero di aziende tiri i remi in barca e chiuda.
D
. – Quindi ci si possono aspettare anche dati peggiori di questo?
R
. –Sì, per il settore industriale.
D . – Proprio
oggi l’Ocse dice che l’economia sta mostrando segnali di progresso in particolare
in Italia e in Francia…
R. - Di ripresa futura, non
già verificata. Diciamo che c’è ottimismo in numerosi settori di imprese che dicono
che il peggio è passato e che nei prossimi mesi la situazione migliorerà.
D.
- Come mai particolarmente in Italia?
R. - Perché
appunto il nostro settore industriale, dopo il risanamento fatto negli anni passati,
ha subito questa crisi ma era un settore che stava andando bene.
D.
– Cosa può fare il governo italiano per favorire una uscita dalla crisi?
R.
- Diciamo che la crisi industriale da ottobre è globale. La linea non può essere:
il governo italiano da solo cambia il mondo. Siamo solo 60 milioni su sei miliardi!
Però, insieme agli altri governi può fare di più per la ripresa e, comunque, con gli
interventi sugli ammortizzatori sociali può evitare che il costo sia gravissimo per
quelli che sono colpiti dalla crisi.