Il cardinale Poletto spiega il no della Chiesa alla Ru486
“Da punto di vista dottrinale si tratta sempre di un delitto. Per questo è molto pericoloso
far credere che, con la pillola, quel delitto sarebbe più facile da compiere”. In
un’intervista apparsa oggi sul quotidiano La Repubblica, il cardinale Severino Poletto,
arcivescovo di Torino, ribadisce quanto affermato ieri in un comunicato diffuso dalla
sua sede episcopale e sottoscritto da numerose e autorevoli associazioni ecclesiali
e scientifiche del Piemonte: la Ru486, la pillola che provoca l’aborto per via chimica,
commercializzata in Italia dal prossimo settembre, è doppiamente condannabile. Essa,
infatti, oltre a rappresentare uno strumento di morte, può avere delle pesanti ricadute
sulla salute delle donne, tanto da rivelarsi, come hanno sottolineato nel documento
torinese medici e operatori sanitari, “10 volte più pericolosa del metodo chirurgico”
e inefficace nel 5-8 per cento dei casi, quando si rende necessario l’intervento operatorio.
Strumentali, ribadisce oggi il cardinale Poletto, i paragoni con gli altri Paesi che
da tempo adoperano la Ru486, paragoni chiamati in causa “a uso e consumo di chi li
propone”, mai, ad esempio, quando si discute delle leggi sul finanziamento alle scuole
private. “In tutti gli Stati – ricorda, comunque, il porporato – la Chiesa ha fatto
sentire la sua voce contro l’aborto. Poi sono i parlamenti a decidere”. Massima apertura,
infine, viene confermata nei confronti delle donne che abortiscono e se ne pentono,
dal momento che “spesso quella scelta drammatica è compiuta proprio da donne che si
sono sentite sole. Di fronte al pentimento la Chiesa non lascia nessuno fuori dalla
sua Comunità”. (S.G.)